Le nuove linee guida dell’American Gastroenterological Association segnano una svolta nel trattamento della malattia di Crohn
Le nuove linee guida dell’American Gastroenterological Association segnano una svolta nel trattamento della malattia di Crohn: via il tradizionale approccio “step-up”, spazio all’uso precoce di terapie avanzate ad alta efficacia. Il documento, basato su un’ampia rete di meta-analisi, punta a un controllo più stretto della malattia, una valutazione obiettiva più precoce e un impiego strategico di biologici e small molecules per migliorare remissione e qualità di vita dei pazienti.
Una svolta terapeutica: puntare subito in alto
Il nuovo lineeguida dell’American Gastroenterological Association (AGA) rappresenta un cambiamento significativo nella gestione del morbo di Crohn da moderato a severo.
Le 16 raccomandazioni stilate dal panel esperto sottolineano come l’obiettivo non debba più essere la progressione graduale dei trattamenti, ma l’impiego precoce delle terapie più efficaci già nelle prime fasi. L’analisi dei dati disponibili ha infatti mostrato che infliximab, adalimumab, ustekinumab, risankizumab, mirikizumab, guselkumab e upadacitinib ottengono risultati superiori rispetto alla mancata terapia e, in molti casi, rispetto alle opzioni considerate a minore efficacia.
Questo cambio di prospettiva nasce da una maggiore consapevolezza sulla complessità della malattia e sulla necessità di prevenire il danno intestinale cumulativo. Intervenire presto con terapie in grado di indurre rapidamente la remissione clinica, e soprattutto di mantenerla, è oggi considerato un fattore determinante per migliorare gli esiti nel lungo termine.
Come spiegato dagli estensori del documento, la disponibilità di numerosi farmaci appartenenti a classi differenti, dagli anti-TNF agli anti-IL-23, fino ai JAK inibitori, permette un approccio più personalizzato, calibrato sulla storia terapeutica e sulla gravità della malattia.
Come scegliere la terapia: efficacia, storia del paziente e profilo di sicurezza
Un elemento centrale delle nuove linee guida riguarda la posizione dei farmaci nella sequenza terapeutica. Nei pazienti naïve alle terapie avanzate, l’AGA suggerisce l’uso prioritario dei farmaci a più alta efficacia, indirizzando infliximab, adalimumab, vedolizumab, ustekinumab, risankizumab, mirikizumab e guselkumab come opzioni preferenziali rispetto a trattamenti con efficacia considerata inferiore, come certolizumab o upadacitinib. Quest’ultimo, tuttavia, assume una rilevanza maggiore nei pazienti già esposti a terapie avanzate, specialmente agli anti-TNF, anche alla luce dell’aggiornamento dell’indicazione FDA che lo rende particolarmente utile nei casi in cui gli anti-TNF non sono clinicamente appropriati.
La valutazione dell’efficacia non è l’unico parametro: sicurezza, velocità d’azione, preferenze del paziente e modalità di somministrazione restano aspetti fondamentali nella scelta condivisa della terapia. I JAK inibitori, ad esempio, offrono rapidità d’azione e assenza di immunogenicità, ma richiedono attenzione per i potenziali rischi infettivi. Allo stesso modo, la combinazione infliximab-tiopurine resta raccomandata per la sua capacità di migliorare la risposta rispetto al biologico in monoterapia, sebbene il documento inviti a sospendere l’immunomodulatore dopo almeno sei mesi di remissione corticosteroide-free.
Linee guida in evoluzione: una scelta condivisa e dinamica
Il nuovo documento non si limita a suggerire quali farmaci utilizzare, ma insiste sul concetto di “tigher disease control”: monitoraggio regolare, valutazioni oggettive della risposta e adattamento tempestivo della strategia terapeutica. L’approccio riflette una visione moderna e proattiva della gestione del Crohn, allineata alle linee guida americane ed europee, pur con alcune differenze nella posizione di specifici farmaci, come upadacitinib e le tiopurine.
Le raccomandazioni sono state formulate seguendo il rigoroso framework GRADE e basandosi su studi randomizzati, meta-analisi e network meta-analisi aggiornate. Tuttavia, gli stessi autori ricordano che il documento deve essere interpretato come un orientamento generale: la scelta finale della terapia richiede sempre una valutazione individualizzata, costruita sul dialogo tra clinico e paziente.
In conclusione, le nuove linee guida AGA segnano un passo importante verso una gestione più efficace e tempestiva della malattia di Crohn. L’invito a utilizzare fin dall’inizio terapie ad alta efficacia riflette l’evoluzione delle evidenze scientifiche e la necessità di prevenire complicanze a lungo termine. In un panorama terapeutico sempre più ricco e articolato, il successo dipende però dalla capacità di personalizzare le scelte, monitorare attentamente la risposta e mantenere un costante confronto tra medico e paziente. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale delle nuove terapie e migliorare la qualità di vita di chi convive con questa complessa malattia.
Frank I. Scott et al., AGA Living Clinical Practice Guideline on the Pharmacologic Management of Moderate-to-Severe Crohn’s Disease. Gastroenterology, Volume 169, Issue 7p1397-1448December 2025
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