Dopo l’uscita di “Essenziale”, il singolo che sanciva il suo ritorno dopo tre anni di silenzio, il cantautore toscano Emanuele Coggiola presenta oggi “Alina”
Dopo l’uscita di “Essenziale”, il singolo che sanciva il suo ritorno dopo tre anni di silenzio, il cantautore toscano Emanuele Coggiola presenta oggi “Alina”, il nuovo brano che anticipa il suo terzo album Absentia Essentia, in uscita venerdì 28 novembre per l’etichetta discografica Atomo World.
“Alina” è un brano che si sposta sul confine tra realtà e simbolo, trasformando una storia personale in un racconto universale di coraggio e speranza, attraverso la fuga disperata di una giovane donna. Tutto avviene in una notte, in un territorio “caro e devastato”. Il brano alterna visioni feroci e squarci di una memoria dolce e rassicurante. Ricordi che emergono come contrappunto emotivo al pericolo che la circonda, segnando il confine tra ciò che è stato e ciò che rischia di perdersi per sempre.
Musicalmente, “Alina” accompagna questo viaggio con una tensione crescente che si apre solo nell’ultima parte, quando la notte inizia a dissolversi. Il ritornello, con la sua intensità evocativa, diventa un mantra di resistenza e trasformazione. Ma è all’alba, nel momento in cui il sole “sta tornando”, che la protagonista può finalmente intravedere una via di salvezza. “Alina” è una storia di sopravvivenza e coraggio, ma anche un canto di trasformazione: un inno dedicato a chi attraversa l’oscurità portando con sé la possibilità di un nuovo inizio.
Absentia Essentia – la “mancanza di essenza” – è un richiamo urgente a tornare al cuore delle cose, a non disperdersi nell’effimero ma a cogliere la linfa nascosta di ciò che ci circonda. La natura, il fragile equilibrio tra mente e corpo, la trama sottile delle relazioni, la complessità del mondo: tutto diventa specchio in cui ritrovare lo spirito e l’essenza. Da un lato emergono i racconti di un presente duro e difficile – le guerre, le migrazioni – dall’altro le grandi domande esistenziali: la paura di invecchiare, la consapevolezza del tempo che scorre, la necessità di non rimandare ciò che può dare senso alla vita. Ogni istante, ogni evento della vita lascia una traccia, un segno inciso che ci rende ciò che siamo, che diventa tassello della nostra ricerca di un significato più profondo. Il climax arriva quando si accetta l’ineluttabilità della morte: non più come fine, ma come passaggio naturale, fondamentale, verso la riconnessione con l’universo e con il tutto. Non più paura, ma accettazione luminosa ad abbracciare il mistero della vita in tutta la sua completezza.

