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Neuromodulazione auricolare nuovo approccio per la fibromialgia

Uno studio su Cell avrebbe identificato le ragioni per cui le donne sono maggiormente suscettibili degli uomini ad andare incontro allo sviluppo di malattie autoimmuni

La fibromialgia resta una delle condizioni croniche più difficili da trattare, caratterizzata da dolore diffuso, stanchezza, disturbi del sonno e sintomi cognitivi

La fibromialgia resta una delle condizioni croniche più difficili da trattare, caratterizzata da dolore diffuso, stanchezza, disturbi del sonno e sintomi cognitivi. Una nuova terapia non invasiva, la neuromodulazione vagale auricolare (AVNT), è stata valutata in uno studio pilota italiano su 18 pazienti pubblicato su Clinical and Experimental Rheumatology. I risultati mostrano miglioramenti significativi in alcuni parametri clinici, soprattutto nella qualità del sonno e nell’impatto globale della malattia, suggerendo un potenziale ruolo dell’attivazione vagale nel modulare dolore e stress.

Fibromialgia e sistema nervoso autonomo: un legame sempre più evidente
La fibromialgia (FM) è una sindrome complessa caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, disturbi del sonno, affaticamento, rigidità muscolare e sintomi cognitivi. Colpisce circa il 3,4% della popolazione, con una netta prevalenza femminile. La sua causa rimane multifattoriale: fattori genetici, immunologici, endocrini e psicologici contribuiscono allo sviluppo dei sintomi, mentre l’assenza di marcatori diagnostici rende difficile una valutazione obiettiva.

Negli ultimi anni, crescente attenzione è stata rivolta al ruolo del sistema nervoso autonomo (SNA). Nella fibromialgia è frequente una disfunzione autonomica caratterizzata da iperattivazione simpatica e scarsa reattività parasimpatica. Questa condizione compromette la risposta allo stress e può favorire comparsa di stanchezza, dolore, scarsa tolleranza allo sforzo e insonnia. In questo contesto si inserisce il nervo vago, principale mediatore della componente parasimpatica, che può essere modulato attraverso la vagus nerve stimulation (VNS), da anni studiata nel trattamento del dolore cronico.

Lo studio pilota italiano: come funziona la neuromodulazione auricolare
Lo studio, realizzato presso il Policlinico Umberto I di Roma, ha coinvolto 18 pazienti con fibromialgia secondo i criteri ACR 2016. La tecnica utilizzata, Auricular Vagal Neuromodulation Therapy (AVNT) tramite un apposito dispositivo, prevede l’applicazione di elettrodi sul trago dell’orecchio per stimolare la branca auricolare del nervo vago con microimpulsi elettrici. I pazienti hanno ricevuto 30 minuti di stimolazione al giorno, cinque giorni a settimana, per quattro settimane.

Sono stati valutati severità della malattia (VAS, WPI, rFIQ, SSS), qualità del sonno (PSQI) e livelli sierici di BDNF, un fattore neurotrofico spesso ridotto nei pazienti con dolore cronico. I risultati dopo due settimane hanno mostrato una riduzione significativa del Widespread Pain Index, indicando un calo precoce della diffusione del dolore.

Dopo quattro settimane sono migliorati in modo significativo anche i punteggi del Fibromyalgia Impact Questionnaire, in particolare l’impatto globale dei sintomi e il livello di disturbi percepiti. La qualità del sonno (PSQI) è migliorata in modo significativo, mentre i punteggi relativi al dolore (VAS) non hanno mostrato cambiamenti sostanziali. Anche i livelli di BDNF non hanno evidenziato variazioni significative.

Non sono emersi eventi avversi gravi. I sintomi riportati, lievi e transitori, includevano irritazione cutanea, modesto fastidio locale o tensione muscolare. Nonostante ciò, la soddisfazione generale è stata elevata: 17 pazienti su 18 ripeterebbero il trattamento e 16 lo consiglierebbero ad altri. Molti hanno riferito un miglioramento percepito della qualità del sonno e della vita quotidiana.

I limiti e il potenziale della neuromodulazione nel trattamento della fibromialgia
Nella visita di follow-up, effettuata quattro settimane dopo la fine della terapia, gran parte dei progressi è diminuita, suggerendo che il trattamento potrebbe richiedere continuità o cicli ripetuti. Tuttavia, il miglioramento dell’impatto generale della malattia (rFIQ overall impact) è rimasto significativo, indicando una possibile modulazione duratura della risposta allo stress.

Sebbene si tratti di una ricerca preliminare, con un numero di partecipanti ridotto e senza gruppo di controllo, i dati supportano l’ipotesi che la neuromodulazione vagale possa rappresentare un’opzione complementare alle terapie farmacologiche e non farmacologiche già esistenti. La capacità della VNS di influenzare la percezione del dolore, la regolazione del tono autonomico e la qualità del sonno potrebbe rivelarsi particolarmente utile in una malattia complessa come la fibromialgia.

Gli autori concludono che lo studio pilota sull’AVNT mostra come la stimolazione auricolare del nervo vago sia una metodologia sicura e promettente per la gestione della fibromialgia. Sebbene non modifichi tutti gli aspetti del dolore, migliora significativamente l’impatto globale della malattia e la qualità del sonno, fattori centrali nella percezione del benessere dei pazienti.

Sono necessari studi più ampi e controllati per chiarire la durata degli effetti, i meccanismi biologici coinvolti e il potenziale ruolo della neuromodulazione vagale nei protocolli terapeutici standard. Questa tecnologia potrebbe aprire nuove prospettive nel trattamento del dolore cronico, offrendo ai pazienti un ulteriore strumento per gestire una condizione complessa e invalidante.

Giulio Dolcini et al., Vagal nerve stimulation and fibromyalgia: an additional therapeutic option. Clin Exp Rheumatol. 2025 Jun;43(6):1095-1104. doi: 10.55563/clinexprheumatol/johqvo. Epub 2025 Jun 27.
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