Fa discutere il ministro Nordio che sulla violenza di genere parla di “codice genetico” e di una “mentalità” improntata alla “superiorità” da “millenni”. L’opposizione: “Imbarazzante”
“La parità tra sessi? Nel subconscio dell’uomo, nel suo codice genetico c’è una certa resistenza”. E ancora: “Il codice genetico” maschile non riesce ad accettare la parità con le donne. O meglio, “deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale“, ma poi, nel suo subconscio, “trova sempre una certa resistenza”. Sono le (sorprendenti) parole usate dal ministro della Giustizia Carlo Nordio per parlare di violenza di genere e mancata parità di genere. E naturalmente le scelte linguistiche del Guardasigilli stanno suscitando un vespaio di polemiche e sono state definite “imbarazzanti“. Dove ne ha parlato? Intervenendo alla Conferenza internazionale contro il femminicidio, un luogo dove si maneggiava un tema delicato (e attuale come non mai) come la violenza sulle donne. E dove Nordio, ad esempio, ha raccontato che la supremazia e il maschilismo derivano, a catena, dalla” forza muscolare maggiore ” che la natura ha dato agli uomini e che hanno portato a una “sedimentazione millenaria di superiorità“.
“MASCHILISMO, SEDIMENTAZIONE CHE SI È FORMATA IN MILLENNI DI SOPRAFFAZIONE”
“Io mi sono sempre chiesto, da modesto studioso anche di storia- ha esordito- come mai siamo arrivati a questa prevaricazione continua, ininterrotta, secolare, millenaria dell’uomo nei confronti della donna. È una risposta, se vogliamo, un po’ darwiniana della legge del più forte, nel senso che dai primordi l’unico criterio di forza era quello della forza fisica, della forza muscolare”.
E poiché, prosegue, “la natura ha dotato i maschietti di una forza muscolare maggiore di quella delle femminucce, dai primordi dei tempi, questo unico criterio di superiorità ha fondato il cosiddetto maschilismo. E da lì si è protratto in tutte le discipline, nella politica nella musica, nell’arte, nella letteratura, nelle funzioni pubbliche. Se noi andiamo a guardare la storia dell’umanità, vediamo che purtroppo, salvo rare eccezioni, è un continuo dominio maschile“.
“IL DELITTO D’ONORE, SCUSANTE DEL FEMMINICIDIO IN ITALIA ABROGATO SOLO NEGLI ANNI ’80”
E questo, non parliamo poi di quello sessuale, dove fino a poco tempo fa, anche in Italia, la donna era considerata una res, o quasi”. “Figuratevi che quando mi sono laureato io, e l’uomo era già andato abbondantemente sulla luna- dice ancora Nordio-, esisteva ancora il delitto d’onore. Sapete cos’è il delitto d’onore? Praticamente era una scusante se l’uomo uccideva la donna nel momento in cui ne scopriva l’illegittima relazione carnale, cioè l’adulterio. Ma questo è stato abrogato, ripeto, negli anni ’80, inizio degli anni ’80. Quindi poco tempo fa”.
“LA PARITÀ TRA SESSI NEL SUBCONSCIO E NEL DNA DEL MASCHIO TROVA RESISTENZA”
“Allora perché tutto questo?”, si domanda il ministro, “Che cosa ha comportato tutto questo? Ha comportato una sedimentazione proprio anche nella mentalità dell’uomo, intendo proprio del maschio, che è difficile da rimuovere, perché è una sedimentazione che si è formata in millenni di sopraffazione, di superiorità. E quindi anche se oggi l’uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio, il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza“.
“INTERVENIRE CON LE LEGGI NON BASTA, VA FATTO SOPRATTUTTO SULL’EDUCAZIONE”
Dalla digressione darwiniana , il Guardasigilli torna poi nel suo campo: Ecco perché secondo me, continua infatti, “è necessario intervenire con le leggi, è necessario intervenire con le leggi penali, con la repressione, con la prevenzione, ma è soprattutto necessario intervenire sull’educazione”. Ma poi ‘ci ricasca’: “Cioè noi dobbiamo cercare di rimuovere, proprio come fanno gli psicologi, gli ipnotisti, gli psicanalisti- cita di nuovo i discendenti di Freud- quando trovano che tu hai una specie di tara mentale che deriva da un trauma adolescenziale e cercano di arrivare a quello, rimuoverlo e farti guarire, togliendolo. Ecco, noi dobbiamo cercare di rimuovere dalla mentalità del maschio, dei maschietti, questa sedimentazione millenaria di superiorità che si è tradotta proprio e continua a tradursi in questi atti di violenza che rappresentano una cosa molto semplice, che ci sono degli uomini che ancora non accettano questa situazione di parità e magari l’accettano da un punto di vista dialogante, formale, ma sotto sotto, dentro di sé, non l’hanno accettata”. Allora, “qualche volta- è la conclusione del ministro- si comportano magari forzatamente bene, poi di tanto in tanto la miccia accende la polvere da sparo e arriviamo alla violenza o addirittura al femminicidio”.
Non c’è da stupirsi che il tirare in ballo possibili origini freudiane, genetiche e ‘darwiniane’ della violenza di genere non sia proprio stato apprezzato da tutti, anzi tutte.
APPENDINO (M5S): “LA VIOLENZA NEL CODICE GENETICO MASCHILE? SE QUESTO È UN MINISTRO”
“‘Violenza di genere nel codice genetico maschile’: dopo aver demolito la giustizia, garantito impunità ai soliti noti, liberato uno stupratore di bambini e preso a modello Gelli, Nordio ci regala un’altra perla. La prossima sarà propagandare Lombroso? Se questo è un Ministro…”. Così sui social la deputata M5S Chiara Appendino.
MALAVASI (PD) A NORDIO: “BASTA CON LE ANALISI DISTORTE E GLI ALIBI”
“Le parole del ministro Nordio confermano, ancora una volta, quanto sia urgente abbandonare certi insopportabili stereotipi e idee distorte e ingannevoli. Ridurre millenni di oppressione femminile a una sorta di ‘legge del più forte’, a un presunto retaggio muscolare inscritto nel codice genetico degli uomini, significa banalizzare un fenomeno complesso e profondamente culturale. La violenza di genere non nasce esclusivamente dalla forza: nasce da rapporti di potere, da strutture sociali ingiuste, da un’asimmetria che la politica dovrebbe impegnarsi a correggere, non a giustificare con spiegazioni pseudo–darwiniane che sembrano uscite da un manuale d’altri tempi. Quello che serve non è la narrazione paternalistica del maschio che lotta con il proprio ‘subconscio’, ma un impegno serio e coerente dello Stato: investimenti nell’educazione al rispetto a scuola, sostegno ai centri antiviolenza, formazione adeguata per chi opera nella giustizia e nelle forze dell’ordine, politiche che liberino le donne dalla dipendenza economica. E soprattutto serve una classe dirigente capace di parlare con responsabilità. Perché minimizzare, semplificare o evocare stereotipi travestiti da analisi storica non aiuta a salvare vite, non aiuta le donne, non aiuta il Paese. La violenza si combatte con cultura, con risorse e con parole all’altezza del ruolo istituzionale che si ricopre. Parole che oggi, purtroppo, non abbiamo ascoltato”. Così Ilenia Malavasi, deputata del Pd.
M5S A NORDIO: “NO A RETAGGI BIOLOGICI, GLI STEREOTIPI SONO ANCORA TOLLERATI”
“Gravissimo che il ministro Nordio riduca la violenza maschile contro le donne a ‘sedimentazione genetica’. Parlare di ‘subconscio maschile’ e di ‘codice genetico’ che resiste all’uguaglianza significa spostare l’attenzione dalle responsabilità umane, culturali e politiche a una sorta di destino inevitabile. No, ministro: il femminicidio non è un retaggio biologico, ma il frutto avvelenato di scelte, silenzi, mancati investimenti, leggi non applicate e stereotipi che continuano a essere tollerati. È troppo comodo liquidare tutto come un problema millenario, mentre ogni giorno una donna chiede aiuto e trova Istituzioni lente, risorse insufficienti, percorsi di protezione a ostacoli. Se davvero vuole cambiare le cose, Nordio smetta di filosofeggiare sulla ‘legge del più forte’ e inizi a rafforzare la legge dello Stato: fondi certi ai centri antiviolenza, formazione obbligatoria, misure di protezione immediate ed efficaci. La cultura si cambia con l’educazione, ma la credibilità delle Istituzioni si costruisce con i fatti, non con spiegazioni pseudo-darwiniane”. Così in una nota le parlamentari del Movimento 5 Stelle nella Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino.
BOSCHI (IV): “DA NORDIO E ROCCELLA PAROLE IMBARAZZANTI”
“Imbarazzanti. Solo così si possono definire le parole di Nordio e Roccella. Il ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una ‘tara’ maschile, e la ministra per le Pari opportunità, che sostiene che l’educazione non serva a contrastare i femminicidi, stanno insultando tutte donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità”. Lo dichiara la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi, che aggiunge: “È questo è il contributo che il governo Meloni offre alla Conferenza contro i femminicidi? Ora capiamo perché l’Italia arretra. Le donne non hanno bisogno di teorie ottocentesche, ma di leggi applicate, fondi certi, centri antiviolenza sostenuti e una cultura del rispetto che si costruisce proprio a scuola. La parità non è un’idea né un’eccezione biologica, è un dovere costituzionale”.
La bocciatura di Boschi è doppia, a quella del ministro Nordio infatti si aggiunge quella della ministra per a Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella. Anche il suo intervento, in cui ha evidenziato la mancanza dei risultati dell’educazione sessuo-affettiva per prevenire i femmicidi, è stato infatti fortemente criticato.
ROCCELLA: “EDUCAZIONE SESSUO-AFFETTIVA A SCUOLA? IN SVEZIA LA FANNO E CI SONO PIÙ FEMMINICIDI CHE IN ITALIA”
“Se vogliamo parlare di educazione sessuo-affettiva ne parliamo, ma lateralmente, perché se guardiamo ai Paesi dove da molti anni è un fatto assodato – come per esempio la Svezia per dire quello più noto al mondo – non c’è correlazione con una diminuzione dei femminicidi: la Svezia ha più violenze e più femminicidi di noi”, così la ministra Roccella, con delega alle Pari opportunità ha definitivamente preso le distanze da iniziative di educazione sessuale, al consenso e affettive a scopo preventivo contro la violenza di genere.
D’ELIA (PD): “OGGI IL GOVERNO DÀ IL MEGLIO DI SÉ”
“Oggi il governo sta dando il meglio di sé: da un lato il ministro Nordio, imbarazzante, che parla di genetica maschile e inchioda così gli uomini ad essere violenti, dall’altro la ministra Roccella che minimizza il ruolo dell’educazione sessuale nella prevenzione della violenza, portando la Svezia come esempio negativo. Certo, se il problema è mutare il dna degli uomini diventa difficile, ma possibile che la ministra delle pari opportunità non sia interessata a sostenere percorsi educativi di superamento degli stereotipi, di educazione al consenso, di educazione sessuo affettiva? Che non veda l’urgenza di adeguare la scuola ai cambiamenti avvenuti, alle domande delle ragazze e dei ragazzi?”. A dichiararlo è Cecilia D’Elia senatrice Pd e vicepresidente della commissione bicamerale sul femminicidio.
GRIBAUDO (PD): “LE PAROLE di NORDIO E ROCCELLA SONO GRAVI E FALSE”
“Quelle pronunciate dai ministri Nordio e Roccella sono parole gravissime, ancora più gravi perché pronunciate in quel contesto, una conferenza internazionale sui femminicidi, oltre che false”. Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, sulle parole dei ministri Nordio e Roccella.
“Non c’è nessun “codice genetico che fa resistenza”: è una questione culturale, di valori introiettati, di patriarcato – prosegue la deputata dem – E sì, si combattono anche con l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, con l’educazione alla parità e al riconoscersi nelle differenze, proprio perché se non si interrompe quel filo della cultura patriarcale non servirà mai a niente inasprire le pene e basta”.
“Queste parole fanno rabbrividire. Ma devono essere un monito per tutte e tutti: la lotta è ancora lunga e sta a noi continuare, nelle sedi istituzionali, nelle piazze e ovunque nella società, a costruire un mondo migliore, quello che Roccella, Nordio e la destra vogliono negare” conclude Gribaudo.
ANTONIOZZI (FDI): “LE POLEMICHE CONTRO NORDIO E ROCCELLA? INSULSE”
“Io non provengo nemmeno dal Msi, per cui non possono nemmeno chiamarmi ‘fascista’, ma essendo cattolico posso essere definito reazionario. Dinanzi alle polemiche contro Nordio e Roccella sui femminicidi mi cadono le braccia”. Lo afferma il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi.
“E’ inaccettabile che dinanzi a un dramma che non è solo italiano la sinistra mandi questo messaggio subliminale: ‘Il maschio uccide perché c’è il patriarcato e il patriarcato c’è perché governa la destra’. Mi chiedo se una cosa del genere possa essere culturalmente accettabile. Il più grande psicopatologo italiano, Antonio Semerari(che peraltro ha una formazione di sinistra)- dice Antoniozzi- ci ricorda che è fondamentale assegnare alle donne strumenti di difesa, armi legali, protezione e anche cambiare il paradigma culturale. Il patriarcato è quello de La Verità di Pirandello, dove l’uomo uccide per ‘vendicare l’onore dopo che il tradimento compiuto dalla moglie è diventato pubblico’. Non ucciderebbe se il fatto non si sapesse e non uccide perché tradito ma perché ‘scoperto’. Quello era il patriarcato. Roccella ha ragione quando parla della Svezia, paese protestante, esempio di civiltà e di parità, che ha una media più alta della nostra di femminicidi: possiamo pensare che a Stoccolma ci sia una traccia culturale di patriarcato?”.
“I femminicidi sono in leggero calo e ogni segno meno è confortante- conclude Antoniozzi- io sono favorevole a tutti gli strumenti di conoscenza, confronto, dialogo, e a tutto ciò che possa fare in modo che queste efferatezze si riducano e spariscano progressivamente, ma c’è una sinistra (una parte) che manda un messaggio devastante e falso, mentre dovremmo lavorare tutti insieme su un dramma che non può essere divisivo”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

