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Ecco perché i giudici hanno tolto i bambini alla famiglia nel bosco in Abruzzo

famiglia nel bosco

Igiene a rischio, compromesso il diritto alle relazioni: perché i giudici hanno tolto i bambini alla famiglia nel bosco in Abruzzo

Per i giudici del Tribunale dei minori dell’Aquila, che hanno deciso sull’allontanamento dei bambini dai genitori che avevano scelto di vivere in un casolare nei boschi in Abruzzo, il fatto che i bambini venissero tenuti in un luogo isolato e senza una normale vita sociale poteva portare “gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore”. È uno dei motivi per cui il Tribunale è arrivato alla decisione di sospendere la patria potestà ai genitori, australiana di 45 anni lei e inglese di 51 lui, e sistemare i bambini in una struttura protetta.

“AI BAMBINI VIENE NEGATO UN CONFRONTO TRA PARI”

Non c’è dunque solo una questione di condizioni di vita in cui i bambini vivevano (senza acqua corrente e senza un bagno ‘normale’) ma anche una valutazione sul contesto sociale. I figli hanno studiato fino a oggi con l’homeschooling. Un sistema (permesso in Italia dalla legge) che prevede lo studio portato avanti a casa, senza essere inseriti in un contesto scolastico. Un sistema, però, che secondo i giudici se anche non va a ledere il diritto all’istruzione dei minori, mette però a serio rischio il diritto alla vita di relazione, articolo 2 della Costituzione. E le conseguenze potrebbero essere gravi. Secondo il Tribunale dei minori abruzzese, “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, che si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico”.

LE CONDIZIONI PRATICHE DI VITA

Per il Tribunale una situazione di vita come quella che i bambini avevano nel casolare nei boschi non va bene “in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge“. Ci sono gli aspetti pratici legati alla casa senza riscaldamento e acqua corrente (che mettono a rischio l’igiene), ma anche aspetti legati alla sicurezza della struttura, tra possibilità di terremoti e altri disastri. Nel provvedimento del Tribunale si parla di “assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione”. Tutti questi elementi hanno spinto i giudici a parlare di possibile “pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori“.

L’avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci, sta già lavorando al ricorso, per cui ci sono 10 giorni di tempo. E dice: “Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità. I provvedimenti non si commentano ma si impugnano, per questo faremo ricorso”.
Secondo il legale l’ordinanza citerebbe un problema di autorizzazione all’homeschooling, nel caso della figlia più grande, che mancherebbe. Mentre invece c’è. “Sono andati in cortocircuito, si insiste ancora sull’istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l’autorizzazione all’homeschooling. Alla più grande viene anche contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c’è ed è anche protocollato”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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