Ivonescimab migliora la sopravvivenza nel carcinoma polmonare EGFR-mutato: Summit e Akeso puntano all’approvazione globale
Una nuova combinazione immunoterapica potrebbe ridefinire il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) con mutazione di EGFR dopo fallimento della terapia con inibitori delle tirosin-chinasi. Il bispecifico PD-1/VEGF ivonescimab, sviluppato da Summit Therapeutics e Akeso, ha infatti mostrato un prolungamento della sopravvivenza globale del 26% rispetto alla sola chemioterapia in uno studio di fase III condotto in Cina.
I risultati, presentati al congresso della Society for Immunotherapy of Cancer (SITC), provengono dallo studio HARMONi-A, che ha coinvolto pazienti affetti da NSCLC EGFR-mutato già trattati con TKI. I pazienti che hanno ricevuto ivonescimab in combinazione con una doppietta a base di platino hanno raggiunto una sopravvivenza mediana di 16,8 mesi, contro i 14,1 mesi ottenuti con la sola chemioterapia.
Un bispecifico con ambizioni globali
Ivonescimab è un anticorpo bispecifico progettato per colpire simultaneamente PD-1, un checkpoint immunitario chiave, e VEGF, il principale fattore di crescita dell’angiogenesi tumorale. L’obiettivo è potenziare la risposta immunitaria antitumorale riducendo al contempo la formazione di nuovi vasi sanguigni che alimentano il tumore.
Lo studio HARMONi-A aveva già fornito in precedenza risultati positivi in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS), con un miglioramento del 54% rispetto alla chemioterapia. Questi dati avevano portato nel 2024 all’approvazione del farmaco in Cina per il trattamento di seconda linea del NSCLC EGFR-mutato. La conferma di un vantaggio anche sulla sopravvivenza globale (OS) consolida ora il profilo clinico della molecola, con un follow-up mediano di 32,5 mesi.
Conferme in Asia, segnali più deboli in Occidente
Parallelamente, i dati dello studio HARMONi, condotto anche fuori dalla Cina, hanno mostrato un beneficio significativo sulla PFS (+48%), ma non hanno raggiunto la significatività statistica per la sopravvivenza globale, pur evidenziando una tendenza favorevole (HR=0,79). Un’analisi successiva, presentata al World Conference on Lung Cancer (WCLC), ha tuttavia indicato un vantaggio più marcato nei pazienti asiatici, con una riduzione del rischio di progressione o morte del 45%, contro il 33% osservato nei pazienti occidentali.
Nonostante queste differenze, Summit ha confermato l’intenzione di presentare domanda di approvazione alla Fda entro la fine del 2025, sostenuta anche da un recente aumento di capitale da 500 milioni di dollari, che coinvolge importanti investitori istituzionali e membri interni dell’azienda.
Tollerabilità e sicurezza
Sul fronte della sicurezza, gli eventi avversi più comuni hanno riguardato tossicità ematologiche legate alla chemioterapia, come riduzione dei leucociti, dei neutrofili e delle piastrine. Interruzioni del trattamento dovute a effetti collaterali si sono verificate nell’11,2% dei pazienti del braccio ivonescimab, contro il 6,2% del gruppo di controllo. È stato segnalato un decesso correlato al trattamento in ciascun braccio.
Prospettive future
Ivonescimab consolida il suo ruolo di apripista nella nuova classe dei bispecifici PD-1/VEGF, una strategia terapeutica che punta a superare i limiti degli inibitori di checkpoint tradizionali. Oltre a HARMONi-A, risultati incoraggianti sono emersi anche dallo studio HARMONi-6, dedicato al carcinoma polmonare squamoso avanzato, dove ivonescimab ha ridotto del 40% il rischio di progressione rispetto al PD-1 Tevimbra (tislelizumab) di BeOne Medicines.
Con l’espansione dei dati e l’arrivo dell’analisi globale, ivonescimab potrebbe presto rappresentare una nuova opzione terapeutica integrata per i pazienti con NSCLC, soprattutto in contesti post-TKI dove le alternative rimangono limitate.

