L’ex Primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, è stata condannata a morte per crimini contro l’umanità per la repressione delle proteste studentesche nell’estate 2024
L’ex Primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, è stata condannata a morte dal Tribunale penale internazionale del Paese per crimini contro l’umanità. La sentenza riguarda la repressione delle proteste studentesche che, nell’estate 2024, portarono alla sua estromissione dal potere. Le indagini delle Nazioni Unite hanno attribuito alle forze di sicurezza almeno 1.400 vittime durante quelle settimane di disordini.
Hasina è stata processata in contumacia, essendo fuggita in India subito dopo la caduta del suo governo. Nel procedimento, i pubblici ministeri l’hanno ritenuta responsabile dell’uso sistematico della forza letale contro i manifestanti. La leader ha respinto tutte le accuse e definito il processo “politico e parziale”.
Sheikh Hasina ha governato il Bangladesh per oltre quindici anni consecutivi, guidando un periodo di forte crescita economica e importanti investimenti infrastrutturali. Parallelamente, però, è stata accusata di aver soffocato l’opposizione attraverso arresti arbitrari, sparizioni e violenze extragiudiziali.
Le proteste del 2024, inizialmente nate contro il sistema delle quote nel pubblico impiego, sono rapidamente degenerate in uno scontro aperto con il governo. Nel luglio di quell’anno, secondo un audio circolato in seguito e presentato in tribunale, Hasina avrebbe autorizzato l’uso di “armi letali” contro i manifestanti. Lei ha sempre negato.
Il 5 agosto, poche ore prima che la folla assaltasse la sua residenza a Dhaka, Hasina fuggì in elicottero. Quel giorno la polizia uccise almeno 52 persone, uno degli episodi più gravi nella storia del Paese.
La condanna rappresenta una vittoria per molte famiglie delle vittime, che da mesi chiedono punizioni esemplari. Allo stesso tempo, rischia di inasprire ulteriormente la tensione politica: la Lega Awami, il partito di Hasina, è stata messa al bando dal governo ad interim guidato dal Nobel Muhammad Yunus e potrebbe essere esclusa dalle elezioni previste per febbraio 2026. Dacca ha chiesto all’India l’estradizione della ex premier, ma Nuova Delhi non ha mostrato disponibilità. È quindi improbabile che la pena possa essere eseguita.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

