Per la prima volta, i pazienti con mieloma multiplo indolente (smoldering multiple myeloma, SMM) dispongono di una terapia approvata, in grado di intervenire prima che la malattia evolva
Per la prima volta, i pazienti con mieloma multiplo indolente (smoldering multiple myeloma, SMM) dispongono di una terapia approvata, in grado di intervenire prima che la malattia evolva verso la forma conclamata di mieloma multiplo (MM).
La Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha dato il via libera alla formulazione sottocutanea di Darzalex Faspro (daratumumab), sviluppata da Johnson & Johnson per il trattamento dei pazienti con SMM ad alto rischio di progressione verso il mieloma attivo.
L’approvazione arriva dopo quella già concessa in Europa nel luglio 2025, dove le autorità regolatorie avevano anticipato la Fda di alcuni mesi.
Un cambio di paradigma nella gestione del mieloma indolente
Fino a oggi, i pazienti con SMM venivano semplicemente monitorati nel tempo, senza alcuna terapia attiva, secondo l’approccio del “watch and wait” (“sorvegliare e attendere”). Con questa approvazione, daratumumab diventa il primo farmaco capace di modificare la storia naturale della malattia in una fase ancora asintomatica.
Secondo le stime di Johnson & Johnson, nel 2024 negli Stati Uniti sono stati diagnosticati oltre 35mila nuovi casi di mieloma multiplo, e circa il 15% dei nuovi pazienti rientrava nella categoria del mieloma indolente. Tra i casi ad alto rischio, la metà tende a evolvere in forma attiva entro due o tre anni.
I dati dello studio AQUILA: rischio di progressione ridotto del 51%
L’approvazione della FDA si basa sui risultati dello studio di fase 3 AQUILA, che ha dimostrato come daratumumab riduca del 51% il rischio di progressione verso il mieloma multiplo sintomatico o di morte rispetto alla semplice osservazione.
Nel gruppo trattato con Darzalex, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) non è stata ancora raggiunta, mentre nel gruppo di controllo la mediana era di 41,5 mesi.
Un’approvazione discussa ma sostenuta dai dati
La revisione del dossier da parte della Fda non è stata priva di esitazioni. L’agenzia aveva inizialmente espresso dubbi sulla maturità dei dati di sopravvivenza globale (OS), chiedendosi se fossero sufficienti per valutare in modo completo il profilo rischio-beneficio di un trattamento in una condizione ancora priva di sintomi.
Tuttavia, la decisione finale ha seguito il parere positivo del comitato consultivo indipendente, che ha ritenuto i risultati dello studio AQUILA convincente evidenza di efficacia, con segnali preliminari di un miglioramento anche della sopravvivenza complessiva. I membri del comitato hanno comunque invitato J&J a proseguire il follow-up per chiarire meglio il profilo di sicurezza e durata del beneficio nel lungo termine.
Un segnale incoraggiante per le terapie innovative
Secondo Kasimov, la decisione rappresenta anche un segnale positivo per altre aziende attive nel campo del mieloma multiplo. In particolare, potrebbe favorire la richiesta di approvazione accelerata da parte di Arcellx e Gilead Sciences per la loro terapia CAR-T anti-BCMA anito-cel.
I partner intendono infatti basare la domanda di approvazione sui risultati dello studio di fase 2 IMMagine-1, che non include dati randomizzati di sopravvivenza globale. In quanto terapia cellulare, anito-cel rientra sotto la supervisione diretta del dipartimento guidato da Prasad, ma beneficerà anche del contributo tecnico del team di Pazdur.
Nel complesso, la decisione della FDA su Darzalex non solo apre una nuova frontiera terapeutica per il mieloma indolente, ma suggerisce anche che l’agenzia sta adottando una visione più flessibile e orientata al paziente, capace di riconoscere il valore clinico di un intervento precoce in patologie ad alto rischio.

