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Mal di testa: oggi 9 persone su 10 possono essere libere dal dolore

Presentato il manuale tecnico-operativo per la valutazione e gestione dello stress lavoro correlato durante la pandemia con i risultati dell’indagine su oltre 300 lavoratori

Mal di testa: grazie ai nuovi farmaci integrati nei casi più difficili da altre terapie quali tossina botulinica, neuromoculazione e non solo, oggi si è arrivati ad avere successi terapeutici nell’85%

Il 70% delle persone con emicrania, grazie ai farmaci di nuova generazione, oggi possono finalmente avere una vita senza attacchi di dolore; e quando questi non sono sufficienti, integrandoli con le terapie non farmacologiche, si raggiunge l’85% di successi terapeutici. Quasi nove pazienti su dieci, impensabile fino a pochi anni fa. Questo è il dato emerso durante il 39° Congresso Nazionale della Società Italiana per lo studio delle Cefalee (SISC) conclusosi di recente a Parma. Un evento di grande rilievo essendo la SISC la più antica Società Scientifica del nostro Paese, fondata nel 1976, a occuparsi di questo campo della medicina. Risultati che portano non solo sollievo agli oltre 6 milioni di emicranici italiani – di cui due su tre sono donne – ma anche all’economia nazionale se si considera che, secondo studi dell’università Bocconi di Milano e dalla Cattolica di Roma, si stima vengano persi ogni anno fino a 20 miliardi di euro a causa delle assenze dal lavoro e perdita di produttività causate del mal di testa.

“Stiamo assistendo ai risultati concreti del vero e proprio salto evolutivo fatto dalle terapie contro l’emicrania in questi anni” dice Marina De Tommaso, presidente della SISC, neurologa, Professoressa Ordinaria dell’Università di Bari “da quando sono stati chiariti i meccanismi del dolore e scoperti farmaci mirati capaci di intercettare o bloccare il CGRP, peptide chiave nel meccanismo del mal di testa: triptani, ditani, poi anticorpi monoclonali e gepanti. L’importante novità di quest’anno, di cui abbiamo molto parlato in congresso, è stata l’introduzione e la rimborsabilità di due nuove molecole di gepanti da assumere – fatto importante – per via orale a casa: l’atogepant e il rimegepant. Quest’ultimo, in particolare, è in grado non solo di spegnere il dolore ma anche di prevenire gli attacchi di emicrania. Due farmaci che ora si possono trovare in farmacia e a carico del Servizio Sanitario Nazionale”. I farmaci antiemicranici di nuova generazione nel loro complesso, per quanto evoluti, sono però efficaci nel 70% dei casi, non su tutti. La buona notizia è che per quel 30% di pazienti sfortunatamente refrattari esistono diverse terapie non farmacologiche con una efficacia tutt’altro che trascurabile: è questo che permette di affermare come, combinando e integrando le diverse tecniche di cura, si può aiutare ben l’85% dei pazienti. Tra le principali, la tossina botulinica che iniettata in minime quantità in specifici punti della testa, del collo e delle spalle dimezza il numero e l’intensità degli attacchi. Il suo impiego è stato riconosciuto anche dall’Aifa, l’Agenzia del Farmaco. Tecnica altrettanto importante, in pieno sviluppo, è poi la neuromodulazione mediante campi elettromagnetici ad azione transcranica: anche il questo caso, come provano studi recentissimi, la riduzione dell’emicrania è di circa il 50%. Infine ci sono trattamenti fisioterapici mirati, secondo metodiche diverse, e ancora le tecniche di mindfulness. “Se si considera la possibilità di integrare con queste tecniche le terapie farmacologiche, oggi come oggi possiamo affermare di essere in grado di trattare in modo soddisfacente, garantendo loro una vita normale e non ossessionata dal dolore, una percentuale davvero alta di pazienti” afferma Innocenzo Rainero, presidente eletto SISC, professore Ordinario di Neurologia presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino.

E comunque la ricerca ferve. Da una parte si stanno già esplorando nuove vie per intervenire in altri punti chiave dei meccanismi del dolore. Dall’altra si studia come utilizzare al meglio i farmaci esistenti. Per esempio in congresso sono state presentata interessanti indicazioni, da ricercatori italiani, sull’uso di farmaci antiemicranici nelle donne in gravidanza; situazione nella quale gli anticorpi monoclonali devono essere vietati e i gepanti sospesi (questi ultimi andrebbero evitati già nei mesi precedenti il concepimento). Viene consigliata in casi simili la combinazione di amitriptilina e betabloccanti, in grado di migliorare notevolmente e senza rischi la situazione durante la gestazione. Da segnalare infine che al congresso SISC di Parma era presente lo svedese Lars Edvinsson, ricercatore dell’università di Lund, che insieme a Peter Goadsby negli anni Ottanta scoprì il ruolo del peptide CGRP nel meccanismo dell’emicrania: una scoperta fondamentale senza la quale non esisterebbero i farmaci attuali. In una lettura magistrale ha ricordato le tappe che hanno portato ai risultati odierni.

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