Scavi alla Casa del Jazz di Roma: si cerca il giudice Paolo Adinolfi. Dispiegamento di forze per ispezionare le gallerie sotterranee di quella che un tempo fu la residenza di Enrico Nicoletti, cassiere della banda della Magliana
Cani molecolari, transenne, uomini in divisa e operai che scavano nel terreno con le pale: si sta cercando qualcuno sotto l’area della Casa del Jazz, in via Cristoforo Colombo, a Roma, già bene confiscato alla criminalità organizzata. Tutto intorno squadre speciali, carabinieri, polizia, guardia di finanza e vigili del fuoco, oltre al personale della Sovrintendenza capitolina. Dalle otto e per tutta la mattina di oggi, giovedì 12 novembre, la zona è stata praticamente blindata.
A 31 anni dalla misteriosa scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, avvenuta il 2 luglio 1994, riprendono così le indagini. Gli investigatori sono al lavoro con i cani molecolari nelle gallerie dello spazio culturale di via Cristoforo Colombo, che risultava essere nella disponibilità di Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana. L’intervento, disposto dalla Prefettura, è stato deciso a seguito di una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dopo una richiesta dell’ex magistrato Guglielmo Muntoni. L’obiettivo degli inquirenti è esplorare per la prima volta alcune gallerie sotterranee nella zona, sperando di trovare nuovi elementi che possano fare luce su un caso che da decenni resta irrisolto.
LA SCOMPARSA DI PAOLO ADINOLFI, UN MISTERO LUNGO 31 ANNI
Il dispiegamento di forze punterebbe a verificare l’ipotesi che, fra cunicoli e gallerie sotterranea, possano esserci i resti di qualche persona scomparsa e mai più trovata. Fra loro si pensa al nome del giudice Paolo Adinolfi, magistrato romano scomparso 31 anni fa, il 2 luglio 1994. L’inchiesta sulla sua sparizione è stata archiviata, il suo caso è rimasto un giallo irrisolto.
Quel giorno Adinolfi non tornò mai più a casa e di lui si persero le tracce. Quando scomparve era un giudice della corte d’Appello da pochi giorni, prima era stato in servizio nella sezione Fallimentare del tribunale di Roma, per cui aveva seguito alcuni “crac romani” legati anche ad ambienti della criminalità organizzata. Ma non è escluso che l’attività di questa mattina, partita su input della Prefettura, possa portare ad altro.
LE RICERCHE IN ANTICHE GALLERIE DI EPOCA ROMANA
Quella che oggi è la Casa del Jazz è sostanzialmente un bene confiscato alla malavita organizzata. Le operazioni di verifica e ricerca, avviate anche con il nucleo del soccorso alpino della Guardia di Finanza, avrebbero l’obiettivo di ispezionare l’interno di alcune gallerie inesplorate, presumibilmente di epoca romana, che si trovano proprio sotto il complesso. Si spiega così anche la presenza dei della Sovrintendenza. Non è stato reso noto al momento sulla base di quali informazioni o novità investigative sia scattata l’operazione.
IL FIGLIO DI ADINOLFI: “DOBBIAMO SOLO ASPETTARE”
“Ora dobbiamo solo aspettare. Non si può dire altro”: sono le parole di Lorenzo Adinolfi, figlio di Paolo Adinolfi, presente alla Casa del Jazz stamane, riportate dal quotidiano “Il Messaggero”. Da quanto riferito da fonti investigative, le operazioni di scavo sono terminate in tarda mattinata e riprenderanno domani mattina.
COSA SI SA: LA PISTA DELLA BANDA DELLA MAGLIANA
Adinolfi, che aveva 52 anni all’epoca della sua scomparsa, era un giudice della Corte d’appello di Roma e si era distinto per il suo impegno su casi delicati, compresi quelli legati alla bancarotta fraudolenta e alle operazioni delle bande criminali.
Il giorno della sparizione, Adinolfi lasciò la sua casa di via della Farnesina dicendo alla moglie che sarebbe tornato per pranzo, ma non fece mai ritorno. Gli investigatori ricostruirono che quella mattina si era recato alla biblioteca del Tribunale civile di Roma per un’operazione bancaria e, successivamente, avrebbe preso un autobus per andare a trovare sua madre nel quartiere Parioli. Le indagini, però, sono sempre rimaste ambigue: alcune testimonianze affermano di averlo incontrato su un altro bus diretto alla stazione Termini, ma le tracce si sono perse.
Nel corso degli anni, le piste esplorate dagli inquirenti sono state molteplici. Si è parlato di un possibile malore, di un rapimento legato ad alcuni casi su cui Adinolfi stava lavorando, ma una delle ipotesi più inquietanti è quella che collega la sua scomparsa alla Banda della Magliana. L’indagine su una presunta bancarotta legata alla società Fiscom, che avrebbe avuto legami con alcuni membri della criminalità organizzata, ha alimentato questa teoria. Enrico Nicoletti, ex proprietario dell’edificio dove ora si trova la Casa del Jazz, era considerato uno degli uomini chiave della Banda. Nonostante le numerose piste seguite, le indagini sono sempre state archiviate, senza alcun risultato concreto.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

