
Negli ultimi tempi, o forse dovrei dire negli ultimi anni – i confini sono un po’ sfumati – il settore del gioco online in Italia sembra aver attraversato una trasformazione piuttosto profonda. L’arrivo del Decreto Legislativo 41 nel 2024 viene spesso descritto come un momento che ha davvero spostato il baricentro: non si parla più solo di vincite clamorose o di casi patologici sulle prime pagine, ma si vede qualche tentativo in più da parte dei media di affrontare le regole e, sì, anche le possibili tutele per chi gioca.
A proposito di cifre, l’ADM ha stimato un mercato superiore ai 150 miliardi di euro raccolti nel 2023 – numeri che fanno impressione, ma occorrerebbe forse considerarli col beneficio del dubbio perché il contesto è in continua evoluzione. Nei giornali, viene data parecchia attenzione al sistema delle concessioni, al tema annoso (e a volte controverso) del divieto di pubblicità e a tutta la discussione su nuove responsabilità sociali che riguardano giochi come slot, scommesse e anche il poker telematico.
Sistema delle licenze e procedure operative
Di recente, la questione del nuovo sistema di licenze è diventata una delle più battute da testate grandi e piccole nel 2025. C’è chi riporta, riprendendo dati ufficiali, che tutte le attuali concessioni termineranno insieme all’anno – scadranno infatti il 31 dicembre 2024. Per chi punta a una nuova licenza, la finestra si apre dal 31 marzo al 30 maggio 2025: sembra esserci questa idea di un unico periodo disponibile, con 50 licenze pronte per essere assegnate, valide per nove anni l’una (quanto alla tassa, parliamo di 7 milioni fissi, cifra che ha già acceso qualche polemica).
Nel raccontare come tutto sarà gestito solo online tramite il sito ADM, i media suggeriscono che ciò potrebbe rendere il processo un po’ meno opaco, almeno nelle intenzioni. Tra le condizioni più discusse figurano il massimo di cinque licenze per gruppo societario, l’obbligo del dominio nazionale unico e quasi un bando per le skin “white label”, viste con sospetto per ragioni di trasparenza.
Restrizioni pubblicitarie e dinamiche di mercato
Parlando delle analisi sui principali quotidiani, il divieto di pubblicità continua a essere al centro come principale forma di contenimento nei confronti delle strategie di persuasione del mondo del gioco. Sia il Decreto Dignità che le successive norme aggiornate mantengono uno stop totale: vietati sia gli spot classici che quelli indiretti – con slot, roulette e scommesse tra i più citati. Qui la parola slot torna spesso perché rappresenta il prototipo del gioco di azzardo più visibile e diffuso sulle piattaforme legali.
Un effetto collaterale però pare esserci: togliendo pubblicità, spuntano nuovi canali informali o completamente fuori dai radar normativi, e questa è una preoccupazione che finisce spesso sulle pagine economiche o nei talk serali. Sui benefici in termini di salute pubblica sembra ci sia poco da contestare, almeno secondo molti esperti, ma resta più che viva la domanda su cosa succeda a quegli utenti che cominciano a frequentare siti non regolamentati, magari attratti proprio dal vuoto lasciato.
Tutela dei consumatori e prevenzione della ludopatia
Stando agli ultimi articoli comparsi, soprattutto tra aprile e giugno del 2025, pare che il centro della questione sia la tutela di chi gioca. Praticamente ovunque – almeno sulle piattaforme ADM – troviamo limiti di deposito, possibilità di autoesclusione rapida (che sia solo temporanea o definitiva), più tutta una serie di strumenti per l’autolimitazione, diventati ormai quasi la normalità.
Va detto, tra parentesi, che la collaborazione tra ADM, Ministero della Salute e Dipartimento Politiche Antidroga si sta muovendo anche sul piano scolastico, portando progetti educativi sulle dipendenze tra i giovani – ma se queste iniziative bastino davvero, forse è presto per dirlo. È anche per questo che molti giornalisti e addetti ai lavori continuano a ribadire quanto sia cruciale la prevenzione, affidandosi soprattutto alla segnalazione precoce dei comportamenti sospetti.
Sicurezza, trasparenza e contrasto alle attività illecite
Non era sempre così, ma ora i dettagli tecnici sulla sicurezza delle piattaforme occupano spesso il primo piano del dibattito – decisamente più di quanto avvenisse fino a un paio di anni fa. Fra le novità più riprese ci sono l’obbligo di ospitare le infrastrutture IT nello Spazio Economico Europeo, il collegamento diretto con Sogei e l’ormai celebre registro unico dei conti, tutti elementi che, secondo ADM, avrebbero l’obiettivo di contenere i rischi di riciclaggio e frode. Sul fronte delle regole, si passa dalla classica identificazione dell’utente, alla conservazione e monitoraggio delle transazioni, sino alla segnalazione tempestiva di passaggi sospetti – almeno, così dovrebbe essere.
Qualcuno dei principali esperti, intervistato da Il Sole 24 Ore o Corriere Nazionale, lascia intendere che questi passi avanti stanno rendendo più difficoltosa l’azione delle organizzazioni criminali nel digitale, ma al tempo stesso non chiudono davvero tutte le porte: operatori non-AAMS e nuove strategie illecite costringono le autorità a rimanere costantemente all’erta, e il dialogo con chi sviluppa le piattaforme non si può considerare mai del tutto risolto. Forse qui c’è ancora parecchio margine di miglioramento.
Conclusione e promozione del gioco responsabile
A guardare cosa scrivono i media, la nuova scena normativa sul gioco online riflette una coscienza maggiore – almeno rispetto al passato – sia rispetto ai rischi che alle possibilità offerte dalle piattaforme digitali. C’è questa architettura normativa che cerca di spingere su trasparenza e protezione dei soggetti a rischio, però bisogna anche dire che qualche incognita resta, specialmente per i piccoli operatori o per chi, tra gli utenti, è più vulnerabile.
Sensibilizzare, diffondere strumenti di aiuto e mantenere alte le garanzie tecniche: tutto questo viene presentato come indispensabile per un settore che voglia mantenersi almeno un po’ sano. Tuttavia, la situazione sembra destinata a mantenere qualche zona grigia ancora a lungo.

