Il farmaco sperimentale baxdrostat di AstraZeneca segna un secondo successo consecutivo in fase III nel trattamento dell’ipertensione resistente
Il farmaco sperimentale baxdrostat di AstraZeneca segna un secondo successo consecutivo in fase III nel trattamento dell’ipertensione resistente. Dopo i risultati incoraggianti dello studio BaxHTN, presentati al congresso ESC 2025, arrivano ora anche i dati dello studio Bax24, che confermano l’efficacia del composto su un periodo di 24 ore.
Un secondo studio positivo rafforza la fiducia nel programma clinico
Nello studio Bax24, i cui dati top line sono stati resi noti nei giorni scorsi e che sarà presentato in una sessione late-breaking al congresso dell’American Heart Association (AHA) il prossimo novembre, baxdrostat ha dimostrato una riduzione significativa e clinicamente rilevante della pressione arteriosa sistolica media ambulatoriale su 24 ore rispetto al placebo, dopo 12 settimane di trattamento.
Il trial ha arruolato 218 pazienti con ipertensione resistente, ossia individui la cui pressione arteriosa rimane elevata nonostante l’assunzione di almeno tre farmaci antipertensivi, incluso un diuretico. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere baxdrostat 2 mg una volta al giorno o placebo, entrambi in aggiunta alla terapia standard.
AstraZeneca ha dichiarato che la riduzione pressoria si è mantenuta costante per tutto l’arco delle 24 ore, inclusa la fascia mattutina — momento in cui il rischio di eventi cardiovascolari come ictus e infarto è più elevato.
Il profilo di sicurezza è risultato coerente con quanto osservato nello studio BaxHTN, senza nuovi segnali di tossicità o eventi avversi gravi correlati al farmaco.
Un meccanismo innovativo: agire sull’aldosterone
Baxdrostat agisce con un meccanismo d’azione del tutto nuovo rispetto agli antipertensivi convenzionali. Si tratta infatti di un inibitore selettivo dell’aldosterone sintasi, l’enzima chiave nella produzione dell’ormone aldosterone.
L’aldosterone regola il bilancio idrosalino e la pressione arteriosa, ma livelli elevati sono associati a un aumento del rischio di danno cardiovascolare e renale. Bloccarne la produzione in modo selettivo consente di abbassare la pressione senza gli effetti collaterali tipici dei vecchi antagonisti recettoriali (come spironolattone o eplerenone), che agiscono a valle del recettore e possono causare iperkaliemia o disturbi endocrini.
Risultati coerenti con lo studio BaxHTN
I dati di Bax24 si aggiungono a quelli già annunciati ad agosto nello studio BaxHTN, in cui baxdrostat 2 mg aveva prodotto una riduzione media di 15,7 mmHg nella pressione sistolica seduta e un calo placebo-corretto di 9,8 mmHg.
Quei risultati, presentati al congresso della European Society of Cardiology (ESC), avevano suscitato ampio interesse tra i clinici: secondo un sondaggio di FirstWord, oltre la metà dei cardiologi intervistati riteneva che i dati del nuovo studio Bax24 sarebbero stati decisivi per il futuro impiego del farmaco nella pratica clinica.
Con la conferma dell’efficacia su 24 ore, il potenziale terapeutico di baxdrostat appare ora più solido, aprendo la strada a una possibile ridefinizione della terapia per l’ipertensione resistente, una delle sfide più ostiche della medicina cardiovascolare.
Reazioni e prospettive
Il professor Bryan Williams, principal investigator di Bax24 e docente di medicina cardiovascolare presso l’University College London, ha commentato che i nuovi dati sono “rivoluzionari” e che “insieme ai risultati di BaxHTN, ci danno la possibilità di cambiare il modo in cui trattiamo i pazienti la cui pressione resta elevata nonostante le terapie standard”.
Anche Sharon Barr, vicepresidente esecutiva per la R&S biopharmaceutica di AstraZeneca, ha sottolineato che l’azienda “sta accelerando le pratiche regolatorie” e che il programma di sviluppo clinico di baxdrostat “progredisce rapidamente non solo per l’ipertensione, ma anche come potenziale terapia per iperaldosteronismo primario, malattia renale cronica e prevenzione dell’insufficienza cardiaca”.
Verso la presentazione all’AHA e la richiesta di approvazione
I risultati completi di Bax24 saranno presentati in anteprima al congresso dell’American Heart Association (AHA) 2025, in programma a Chicago a novembre, in una sessione “late-breaking”. Contestualmente, l’azienda ha annunciato l’avvio delle procedure di sottomissione regolatoria presso le principali autorità sanitarie, inclusa la Fda e l’Ema.
Se approvato, baxdrostat potrebbe diventare il primo inibitore selettivo dell’aldosterone sintasi disponibile in clinica — un traguardo che gli esperti descrivono come “una delle più importanti novità terapeutiche nell’ipertensione degli ultimi 20 anni” (Reuters, 7 ottobre 2025).
Un potenziale “gamechanger”
La stampa britannica, tra cui The Guardian, ha definito baxdrostat un potenziale “gamechanger” per i milioni di pazienti in tutto il mondo che non riescono a controllare la pressione arteriosa con le terapie standard.
In Europa, circa il 10-15% dei pazienti ipertesi rientra nella categoria “resistente”, con un rischio di eventi cardiovascolari 2-3 volte superiore rispetto ai pazienti con ipertensione controllata. Un farmaco capace di ridurre la pressione in modo continuo e tollerabile potrebbe dunque avere un impatto notevole in termini di salute pubblica.

