Nei pazienti con BPCO eosinofilica, l’efficacia di mepolizumab è indipendente dalla storia di riacutizzazioni gravi
Un’analisi integrata di alcuni trial clinici sull’impiego di mepolizumab nella BPCO eosinofilica, presentata come poster al congresso ERS dal gruppo guidato dal professor Alberto Papi (Università di Ferrara), ha evidenziato risultati significativi.
Mepolizumab, rispetto al placebo, ha migliorato gli outcome legati alle riacutizzazioni nei pazienti con fenotipo eosinofilico, con un effetto positivo anche in assenza di una storia pregressa di riacutizzazioni severe.
Questi dati suggeriscono un potenziale ampliamento della platea di pazienti che possono trarre giovamente dal trattamento con il farmaco.
Razionale dello studio
I pazienti affetti da BPCO con infiammazione di tipo 2, indicata da un aumento degli eosinofili nel sangue, tendono a manifestare un numero maggiore di riacutizzazioni, spesso più gravi. Le riacutizzazioni che richiedono un accesso al pronto soccorso o un ricovero ospedaliero hanno un impatto clinico negativo, in quanto aumentano il rischio di nuove ospedalizzazioni, accelerano la progressione della malattia e peggiorano la sopravvivenza.
Mepolizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato diretto contro l’interleuchina 5 (IL-5), una citochina chiave nel processo infiammatorio eosinofilico.
Nei trial clinici di fase 3 METREX, METREO e MATINEE, il farmaco ha già dimostrato di ridurre la frequenza delle riacutizzazioni in un ampio spettro di pazienti con BPCO eosinofilica. Questi studi hanno arruolato pazienti sia con che senza una storia di riacutizzazioni severe, offrendo così la possibilità di analizzare come tale fattore influenzi la risposta clinica a mepolizumab.
L’obiettivo di questa analisi integrata dei trial METREX, METREO e MATINEE è stato quello di valutare l’efficacia di mepolizumab rispetto al placebo nei pazienti con BPCO inclini alle riacutizzazioni, distinguendo tra coloro con e senza una storia di riacutizzazioni gravi.
L’analisi ha considerato parametri di efficacia quali la frequenza annualizzata di riacutizzazioni moderate o severe, la necessità di accesso al pronto soccorso o di ospedalizzazione, e la variazione nella qualità di vita misurata tramite il questionario SGRQ (St. George’s Respiratory Questionnaire).
Risultati principali
L’analisi ha evidenziato che mepolizumab riduce in modo significativo la frequenza annuale di riacutizzazioni moderate o severe rispetto al placebo: la riduzione è stata del 24% nei pazienti con una precedente riacutizzazione grave e del 22% in quelli senza.
Il tasso di riacutizzazioni che hanno richiesto un accesso in pronto soccorso o un ricovero ospedaliero è risultato numericamente inferiore con mepolizumab in entrambi i sottogruppi, con un effetto simile anche sulla riduzione delle riacutizzazioni classificate come severe.
I pazienti con una o più riacutizzazioni gravi pregresse presentavano un rischio maggiore di dover accedere al pronto soccorso o essere ospedalizzati rispetto a quelli senza tale storia. Tuttavia, mepolizumab ha ridotto in modo significativo questo rischio nel sottogruppo con riacutizzazioni gravi pregresse, e in misura analoga, seppur non significativa, anche negli altri pazienti.
In termini di qualità di vita, la probabilità di una risposta clinicamente rilevante al questionario SGRQ alla settimana 52 è risultata superiore del 39% nei pazienti con una storia di riacutizzazioni gravi e del 20% in quelli senza, rispetto al placebo. Inoltre, il punteggio totale dello SGRQ è diminuito in modo numerico in tutti i sottogruppi e in entrambi i bracci di trattamento.
Conclusioni
Nel complesso, mepolizumab si è dimostrato efficace nel ridurre la frequenza delle riacutizzazioni moderate e severe nei pazienti con BPCO eosinofilica, indipendentemente dalla presenza di una storia di riacutizzazioni gravi. Il trattamento ha inoltre determinato una riduzione numerica delle riacutizzazioni che hanno richiesto accesso al pronto soccorso o ospedalizzazione, con un effetto più marcato nei pazienti che avevano già sperimentato episodi gravi.
La qualità di vita, valutata tramite lo SGRQ, ha mostrato un miglioramento numerico con mepolizumab rispetto al placebo in entrambi i gruppi, anche se nel sottogruppo con riacutizzazioni gravi precedenti è stato osservato un effetto placebo insolitamente elevato.
Questi risultati suggeriscono che mepolizumab può offrire benefici clinici significativi sia ai pazienti con una storia di ospedalizzazioni per riacutizzazioni di BPCO, sia a quelli che non ne hanno mai avute, confermandone il potenziale terapeutico nell’ambito della BPCO eosinofilica.
Bibliografia
Papi A et al. Mepolizumab reduces exacerbations and improves quality of life in COPD irrespective of severe exacerbation history: Pooled Phase III trial results. ERS 2025, Amsterdam

