Radici delta blues e contaminazioni contemporanee: il nuovo album dei marchigiani The Rootworkers è una trascinante sfida a cliché e rigidità
The Rootworkers tornano con Don’t Beat a Dead Horse, il loro primo album in studio, in uscita su Bloos Records. Anticipato dal singolo Devil on My Bed nelle scorse settimane, l’album consolida il percorso della band marchigiana, portando il blues rock verso una forma più personale, asciutta e contemporanea.
Don’t Beat a Dead Horse segna un’evoluzione nella scrittura dei Rootworkers che, affondando le radici nel delta blues, negli anni hanno contaminato il loro linguaggio con soul, garage, psichedelia e songwriting d’autore, sviluppando un’identità solida e riconoscibile. Oggi, valorizzate alla produzione di Frankie Wah dei Little Pieces of Marmelade, le strutture si fanno più compatte e immediate, gli arrangiamenti essenziali ma curati, con una ricerca timbrica che guarda al presente senza tradire la tensione originaria del blues. Un lavoro in profondità sulla forma-canzone, evitando forzature o strutture precostituite, con l’alleggerimento delle parti strumentali e l’apertura a sonorità e approcci moderni e non convenzionali. Ne risultano ballate più raffinate e pezzi più diretti volutamente più “scorretti”.
Il titolo dell’album – un’espressione idiomatica americana che invita a non insistere su ciò che è ormai irrecuperabile – viene rovesciato nel suo significato: invece di arrendersi, i Rootworkers affrontano un genere classico con spirito critico e coraggio, sfidandone cliché e rigidità. La copertina, che ritrae un cavallo in lotta col lazo, ne è la sintesi visiva: un’immagine di resistenza e vitalità.
Consigliatissimo agli amanti di Jack White, Black Keys, All Them Witches, Jon Spencer Blues Explosion, e Led Zeppelin.
L’album verrà presentato dal vivo nel release party di venerdì 31 ottobre 2025 al prestigioso Germi di Milano, dove The Rootworkers festeggeranno insieme al proprio pubblico l’uscita di Don’t Beat a Dead Horse.

