Banadisa presenta “Mattina Riluce”, il nuovo singolo che anticipa l’album: la canzone è disponibile in radio e in digitale
Il musicista polesano Banadisa presenta “Mattina Riluce”, nuovo singolo estratto dall’album Inumana Canicola Padana in uscita il 14 novembre per Trovarobato e La Tempesta Dischi, dopo le prime due fortunate anticipazioni “Inumana Canicola Padana” e “Amòr!”.
Banadisa racconta il nuovo singolo: “La luce di una mattina tiepida. Un risveglio confuso e pesante di un corpo ancora steso a letto. E’ il preludio a un tonfo nel petto, un eco d’ansia e il bisogno di avere un amico vicino. Mattina Riluce è l’inizio di una giornata che dobbiamo solo lasciar passare.
Amico, ti cerco“.
Il brano musicalmente si sviluppa lentamente, come un risveglio, tra voci sussurrate e incastri di percussioni minimali sospese sui fruscii dei nastri, derivanti dalla lavorazione del sound marcatamente lo-fi ed analogica eseguita da Banadisa e dal produttore Fed Nance, culminando, attraverso un progressivo crescendo, in un finale elettronico, luminoso, fluttuante, che trova nel beat anche una velata contaminazione danzereccia.
Inumana Canicola Padana: una frase tratta da “Racconti ritrovati del Po” dell’etnografo Roberto Roda che Banadisa sceglie come titolo del suo secondo album. Un’espressione che sintetizza in modo figurativo il senso della sofferenza, della fatica, di qualcosa che opprime e grava inesorabile sul corpo e sullo spirito: una tematica trasversale che attraversa molti brani dell’album e ne connota l’essenza.
Protagonista e sfondo di ogni racconto è il paesaggio naturalistico del Polesine, terra del basso Veneto a cavallo del fiume Po, di cui Banadisa è originario. Un territorio pianeggiante, sconfinato, metafisico, quasi sospeso nel tempo. Le storie prendono vita attraverso questo paesaggio, che da semplice cornice diventa elemento narrativo fondamentale.
Siamo abituati a pensare al nordest come a un territorio privo di fascino ancestrale, un luogo dove la narrazione contemporanea del Prodotto Interno Lordo, della piccola e media industria, delle auto di grossa cilindrata nei garage dei capannoni ha soppiantato gli universi magici, esoterici, maligni o benigni che siano. Resta solo un cattolicesimo pragmatico, fatto di cemento armato e contabilità. Il nordest diventa così un posto senza luogo e senza paesaggio, uno sprawl infinito dove i paesi hanno le difficoltà delle città e le città i limiti dei paesi, in estate come in inverno.

