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Affitti brevi, esplode la rabbia di Airbnb e gestori

Le anomalie termiche superficiali urbane, esaltate dal fenomeno delle isole di calore, possono influire sul valore immobiliare degli edifici residenziali

Affitti brevi: la ‘stangata’ resta per chi passa dalle piattaforme digitali, l’ira di Airbnb e gestori. Aigab: “Non cambia nulla, la maggior parte delle locazioni avviene sul web”

Il “non ci sarà” di Matteo Salvini, riferita alla temuta stretta sugli affitti brevi, aveva fatto tirare qualche, anzi parecchi, sospiri di sollievo. Ma le testate economiche, passando in rassegna la norma sulle locazioni brevi, ovvero l’ultima “correzione” del governo- così come riporta il testo della manovra bollinato dalla Ragioneria dello Stato e trasmesso in Parlamento- spiegano che di fatto l’imposta agevolata al 21% potrà essere mantenuto solo da una quota minoritaria dei casi. Infatti, nel testo del Disegno di legge di bilancio bollinato si conferma l’aumento dell’aliquota della cedolare secca dal 21 al 26% per chi affitta attraverso portali telematici come Airbnb, Vrbo o Booking. Il 21% resta applicato solo per chi gestisce in autonomia un’unica unità immobiliare, senza passare da piattaforme digitali che fungono da intermediari con i locatari. In questo modo inoltre, chi affitta due case, anche se in autonomia, ha il 21% di imposta per la prima e il 26% per la seconda.

L’AUMENTO AL 26% DI IMPOSTA PER CHI AFFITTA DA AIRBNB E BOOKING

La legge di Bilancio contiene la specifica in una nuova regola, legata all’opzione da inserire in dichiarazione dei redditi. In sostanza, la riduzione al 21% è ammessa “sempre che- si legge- durante il periodo d’imposta, non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare”. Quindi, chi ha affittato tramite intermediari finanziari si vedrà applicare comunque il 26 per cento.

AIGAB: “RIMODULAZIONE È NULLA DI FATTO, RESTA LA PATRIMONIALE MASCHERATA”

Si tratta di una differenza non sostanziale, perché, come riporta il Sole 24 Ore, “dei circa 502mila immobili attualmente disponibili per l’affitto breve, la gran parte passa infatti proprio dalle piattaforme”.

Estremamente negativa dunque la reazione degli “addetti ai lavori. Lo ‘stralcio’ così come presentato, rappresenta “una rimodulazione che non cambia nulla”: è la stroncatura di Aigab, Associazione italiana gestori affitti brevi. “Il mercato degli affitti brevi passa praticamente tutto dai portali online- spiega l’associazione- Con questa formulazione non cambia la sostanza dell’intervento che incrementa il carico fiscale su questi redditi”. Quindi ribadisce la bocciatura di una misura che definisce “una patrimoniale mascherata”. che ricadrà “su mezzo milione di famiglie italiane colpevolizzate perché proprietarie di una seconda casa da cui ricavano un reddito integrativo”.

“AUMENTO DELLA CEDOLARE DA 1.300 EURO L’ANNO SULLE FAMIGLIE”

L’associazione, quindi, fa i calcoli su una casa media da 25.000 euro l’anno di incasso: “Si tratta di un aumento della sola cedolare di 1.300 euro l’anno, con la pressione fiscale complessiva che passa dal 46% al 52%”. Insomma, “una stangata che impoverisce le famiglie, paralizza il mercato e penalizza il valore del patrimonio immobiliare, vero asset degli italiani. Abbastanza da far prendere il rischio a molti proprietari di ricorrere al nero”, aggiungono paventando lo scenario.

FARE: “NORMA PUNITIVA VERSO LA PICCOLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE”

Con Aigab si arrabbia anche la Federazione associazioni ricettività extralberghiera (Fare): “La nuova versione della cedolare “ricorda molto la favola del lupo e dell’agnello: non potendo raggiungere la base, si pensa di aggirare con un gioco di parole il problema e arrivare comunque alla fonte”. Per Fare, infatti, “è ovvio che la gran parte delle prenotazioni oggi avvenga attraverso il web perché le singole locazioni non hanno il potere contrattuale delle multinazionali dell’hospitality nei viaggi organizzati e nella visibilità online”. Approvare questa misura, quindi, “è contrario all’interesse nazionale e favorisce soltanto i grandi capitali, spesso esteri, che demoliscono studentati per costruire hotel di lusso nei centri città”.
Fare, infine, ribadisce la propria fiducia nel Parlamento: “Siamo certi che la maggioranza dell’arco parlamentare non deluderà i cittadini che cercano di creare lavoro, indotto e contribuzione senza gravare sulle casse dello Stato, e confermerà l’impegno per la bocciatura di una norma punitiva verso la piccola proprietà immobiliare”.

AIRBNB: “COLPITA LA CLASSE MEDIA E I PAGAMENTI TRACCIATI”

Airbnb, portale tra i più utilizzati, punta il dito contro quella che ritiene una “penalizzazione del ceto medio”. La piattaforma con sede a San Francisco e Dublino ricorda infatti che “per la maggior parte degli host italiani l’attività non è professionale ma serve a integrare il reddito familiare”. “Le istituzioni sono responsabili in materia fiscale e spetta a loro decidere cosa è meglio per i cittadini– va avanti la società – Tuttavia, considerando le attuali sfide economiche, imporre ulteriori oneri fiscali solo online, dove i pagamenti sono già tracciati e la cedolare applicata, renderebbe la situazione ancora più difficile per la classe media”.

IL FAVORE DI SUNIA: “DOVEROSO L’AUMENTO AL 26%, IL GOVERNO NON FACCIA PASSI INDIETRO”

I gestori e i proprietari si arrabbiano e protestano contro il governo. Il Sunia, invece, a Firenze promuove l’innalzamento della cedolare secca al 26% sugli affitti brevi. Aumentare la tassazione, si spiega, è “un provvedimento doveroso, diremmo scontato visto quello che gli affitti brevi stanno provocando sui mercati delle locazioni nelle città turistiche di tutto il mondo, non solo in Italia. Sarebbe paradossale se ora il governo facesse marcia indietro più o meno parzialmente, come si legge in alcune ricostruzioni giornalistiche: questo confermerebbe che l’esecutivo non ha a cuore la questione”.
In ogni caso, aggiunge il Sunia, “il problema è che al di là di questo titolo, c’è il vuoto totale. Nella legge di stabilità c’è poco o niente per la casa, le politiche abitative, l’emergenza alloggi e affitti. Niente interventi strutturali su una materia così impattante socialmente. Se il governo avesse recepito il grido di allarme di tutte le municipalità su questo enorme problema, indipendentemente dal colore politico che le amministra, sarebbe dovuto andare ben oltre”.

Il Sunia, infine, si rivolge “a chi dice che l’aumento di tassazione penalizza i proprietari”. Ecco, “sarebbe il caso che dicessero quanti sono quelli che ne possiedono solo uno destinato ad affitto breve”. Perché “un conto è mettere a rendita una casa da parte di una famiglia, un altro sono i fondi speculativi che hanno 100 appartamenti a Firenze. La progressività dovrebbe partire da queste considerazioni”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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