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Acondroplasia: una svolta terapeutica per i pazienti

fondazione roche

L’introduzione di una terapia farmacologica mirata, a breve somministrabile già a partire dai quattro mesi di vita, sta modificando il decorso clinico dell’acondroplasia

L’introduzione di una terapia farmacologica mirata, a breve somministrabile già a partire dai quattro mesi di vita, sta modificando il decorso clinico dell’acondroplasia (ACH), una displasia scheletrica rara causata da mutazioni attivanti del gene FGFR3.

Questa innovazione non solo modifica il decorso naturale della patologia, ma ridefinisce il rapporto tra paziente, malattia e cura, aprendo nuove prospettive in termini di crescita, funzionalità motoria, prevenzione delle comorbidità e qualità di vita.
Il tema è stato al centro dell’evento formativo “Lifetime Impact of Achondroplasia”, svoltosi a Torino nell’ambito del progetto ACH Share & Care, una serie di appuntamenti educazionali dedicati al miglioramento delle conoscenze sulle strategie diagnostiche, valutative e terapeutiche per questa condizione, con un approccio multidisciplinare e un focus sulla condivisione di esperienze cliniche real-world.

Un nuovo paradigma terapeutico
Caratterizzata da bassa statura sproporzionata con rizomelia, macrocefalia e brachidattilia, l’acondroplasia nel 95% dei casi è causata dalla mutazione G380R nel gene FGFR3, che determina un effetto gain of function con inibizione dell’ossificazione endocondrale.
Fino a pochi anni fa, l’unica opzione per migliorare le proporzioni corporee era rappresentata dall’allungamento chirurgico degli arti, un intervento complesso, doloroso e gravato da lunghi periodi di immobilizzazione. Oggi, grazie all’introduzione di un analogo del peptide natriuretico di tipo C che agisce a valle della via di segnalazione di FGFR3, è possibile intervenire farmacologicamente sulla fisiopatologia della malattia stessa.

Il Professor Giuseppe Zampino, Responsabile del Programma Malattie Rare della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha sottolineato il cambiamento concettuale introdotto da questa terapia: «Quando hai una condizione genetica, malattia e malato coincidono. È difficile combattere la malattia senza ferire il malato. Ma quando si trova un meccanismo biologico che separa il malato dalla malattia, la narrazione cambia. Oggi, grazie al trattamento farmacologico, possiamo migliorare non solo l’altezza, ma anche prevenire complicanze e migliorare la qualità di vita».

Impatto clinico e opportunità della diagnosi precoce
L’evento ha messo in luce come il trattamento precoce – a breve disponibile già dal quarto mese di vita – possa influenzare positivamente non solo la crescita staturale, ma anche lo sviluppo neuromotorio e la prevenzione di comorbidità neurologiche (come stenosi del forame magno e stenosi spinale), respiratorie (OSAS, otiti ricorrenti) e ortopediche (cifosi, varismo tibiale). Queste complicanze, se non gestite tempestivamente, possono condizionare fortemente l’autonomia funzionale e il benessere psicosociale del paziente.
Il Professor Mohamad Maghnie, della Clinica Pediatrica ed Endocrinologia dell’IRCCS Ospedale G. Gaslini e dell’Università di Genova, ha evidenziato l’urgenza di un intervento tempestivo: «Questa terapia innovativa e sicura modifica la storia naturale dell’acondroplasia, riducendo non solo il gap staturale, ma soprattutto l’impatto delle comorbidità che si manifestano nei primi mesi di vita e persistono per tutta l’esistenza. Le famiglie attendono da tempo questa opportunità».

Verso una gestione multidisciplinare e centrata sul paziente
Il convegno ha ribadito l’importanza di un approccio integrato, con il coinvolgimento di pediatri, endocrinologi, neurologi, ortopedici, otorinolaringoiatri, odontoiatri e psicologi fin dalla diagnosi, che può essere sospettata già in epoca prenatale dopo la 24ª settimana di gestazione per deflessione della crescita del femore. La conferma postnatale deve tradursi rapidamente in un percorso di presa in carico all’interno di Centri Clinici Specializzati.

La Dottoressa Maria Francesca Bedeschi, Dirigente medico presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ha condiviso i risultati presentati durante l’evento: «La terapia non si limita a migliorare la crescita, ma aumenta la forza muscolare e l’abilità funzionale, consentendo ai bambini maggiore autonomia nelle attività quotidiane e riducendo le difficoltà sociali e psicologiche legate alla condizione».

Anche Maria Tommasi, Senior Medical Director Italy di BioMarin Pharmaceutical, ha ribadito il valore trasformativo del farmaco: «I pazienti possono svolgere attività quotidiane prima difficoltose – come pettinarsi o lavarsi i capelli – e i bambini possono vivere un’esperienza scolastica più inclusiva. L’avvio precoce della terapia amplia ulteriormente questi benefici».
L’evento “Lifetime Impact of Achondroplasia” rappresenta dunque un momento cruciale per la comunità medica italiana, chiamata a integrare nuove evidenze terapeutiche in percorsi di cura sempre più personalizzati, efficaci e centrati sul benessere globale del paziente con acondroplasia.

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