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Novo Nordisk acquisisce Akero Therapeutics

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Novo Nordisk ha annunciato l’acquisizione di Akero Therapeutics per 4,7 miliardi di dollari in contanti, con l’obiettivo di potenziare la propria pipeline nelle malattie metaboliche e del fegato

Novo Nordisk ha annunciato l’acquisizione di Akero Therapeutics per 4,7 miliardi di dollari in contanti, con l’obiettivo di potenziare la propria pipeline nelle malattie metaboliche e del fegato. L’accordo prevede inoltre un pagamento aggiuntivo potenziale di 500 milioni di dollari legato all’approvazione negli Stati Uniti di efruxifermin, analogo dell’FGF21 in sviluppo per la steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASH).

Somministrato una volta a settimana per via sottocutanea, Il farmacoè attualmente in fase III all’interno del programma SYNCHRONY, che comprende tre studi clinici mirati a ottenere l’autorizzazione per il trattamento della MASH in fase pre-cirrotica (F2-F3) e della cirrosi compensata (F4).

Secondo Mike Doustdar, CEO di Novo Nordisk, se approvato efruxifermin potrebbe diventare una terapia cardine, da solo o in combinazione con Wegovy (semaglutide), per contrastare una delle malattie metaboliche in più rapida crescita”.
Gli studi di fase IIb HARMONY e SYMMETRY hanno mostrato risultati promettenti: dopo 96 settimane, efruxifermin ha ridotto la fibrosi epatica nel 49% dei pazienti con MASH F2-F3 e nel 29% di quelli con cirrosi compensata, rispetto al 19% e all’11% nei rispettivi gruppi placebo.

Per Martin Lange, direttore scientifico di Novo Nordisk, “efruxifermin integra perfettamente il nostro portafoglio e potrebbe rappresentare il primo trattamento capace non solo di controllare, ma di invertire il danno epatico nei pazienti con MASH in fase avanzata”.
In base ai termini dell’accordo, Novo acquisterà Akero a 54 dollari per azione in contanti, più una contingent value right (CVR) di ulteriori 6 dollari per azione. L’operazione, approvata all’unanimità dal consiglio di Akero, dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno.
Precedentemente nota come NASH, La steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASH), rappresenta oggi una delle principali cause di malattia epatica cronica nel mondo. È una condizione complessa, strettamente legata all’obesità, al diabete di tipo 2 e alla dislipidemia, e può evolvere in fibrosi, cirrosi o carcinoma epatocellulare. Dopo anni di fallimenti clinici, il panorama terapeutico della MASH sta finalmente cambiando grazie all’arrivo dei primi farmaci approvati e a una pipeline ricca di candidati in fase avanzata di sviluppo.

Le prime approvazioni: una svolta attesa da anni
Nel marzo 2024 l’Fda ha approvato il primo trattamento specifico per la MASH: resmetirom, commercializzato con il nome di Rezdiffra da Madrigal Pharmaceuticals. Si tratta di un agonista selettivo del recettore tiroideo β (THR-β), capace di migliorare il metabolismo epatico dei lipidi e di ridurre la fibrosi nei pazienti con MASH non cirrotica con fibrosi moderata o avanzata (stadi F2-F3).
L’approvazione di Rezdiffra segna una pietra miliare: per la prima volta un farmaco è in grado di agire direttamente sui meccanismi patogenetici della malattia, e non solo sui fattori di rischio metabolici.
Un altro protagonista di rilievo è semaglutide, già noto come Wegovy per il trattamento dell’obesità. Recentemente, la Fda ha esteso le sue indicazioni anche ai pazienti con MASH e fibrosi moderata, riconoscendo il ruolo chiave dell’agonismo sul recettore del GLP-1 nel migliorare non solo il peso corporeo e la glicemia, ma anche l’infiammazione e il contenuto lipidico del fegato. L’esperienza clinica con semaglutide apre dunque la strada a un approccio integrato, in cui la terapia metabolica diventa anche epatoprotettiva.

Una pipeline in piena espansione
Accanto ai farmaci già disponibili, numerose molecole sono in fase avanzata di sviluppo clinico, e molte di esse mostrano risultati promettenti.
Tra le più attese figura efruxifermin, analogo dell’FGF21 sviluppato da Akero Therapeutics e appena acquisita da Novo Nordisk per 4,7 miliardi di dollari. Somministrato una volta a settimana per via sottocutanea, efruxifermin è attualmente in fase III all’interno del programma SYNCHRONY, che comprende tre studi per la MASH pre-cirrotica e la cirrosi compensata. I dati di fase IIb hanno mostrato miglioramenti significativi della fibrosi e regressione della malattia epatica in una parte consistente dei pazienti trattati.

Altri farmaci di nuova generazione includono survodutide, agonista duale dei recettori GLP-1 e glucagone, sviluppato da Boehringer Ingelheim in collaborazione con Zealand Pharma, anch’esso in fase III dopo aver ricevuto la designazione di Breakthrough Therapy dalla FDA. In parallelo, pemvidutide, molecola con meccanismo simile, è in fase II e ha mostrato effetti positivi sia sul peso corporeo sia sui marker di danno epatico.
Tra gli approcci più innovativi figurano anche gli agonisti dei recettori FXR e i modulatori del PPAR, che mirano a ridurre l’infiammazione e a migliorare il metabolismo lipidico intraepatico. Nonostante alcuni fallimenti in passato, l’interesse per queste vie di segnalazione resta elevato, con nuovi composti che cercano di bilanciare efficacia e tollerabilità.

Dopo anni di tentativi infruttuosi, la ricerca sulla MASH sta finalmente portando risultati concreti. Con resmetirom già approvato, semaglutide esteso all’indicazione epatica e un numero crescente di farmaci in fase III, il trattamento della MASH sta passando da un approccio di gestione del rischio metabolico a una vera strategia terapeutica diretta sulla malattia del fegato.
La combinazione di farmaci metabolici, antifibrotici e anti-infiammatori rappresenta la prossima frontiera: una terapia multimodale in grado non solo di rallentare la progressione della MASH, ma anche di invertire il danno epatico nelle sue fasi iniziali.

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