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Semaglutide riduce di un quarto gli eventi cardiovascolari rispetto a dulaglutide

Terapia del diabete di tipo 2 carboidrati

Un’analisi su oltre 58mila pazienti assistiti dal programma Medicare con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare aterosclerotica conferma i benefici cardiovascolari della semaglutide rispetto a un altro farmaco della stessa classe

Un’analisi su oltre 58mila pazienti assistiti dal programma Medicare con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare aterosclerotica conferma i benefici cardiovascolari della semaglutide rispetto a un altro farmaco della stessa classe. I risultati sono stati presentati al congresso EASD 2025 di Vienna

Un passo avanti nella ricerca sugli agonisti GLP-1
L’efficacia della semaglutide sul controllo glicemico e sulla perdita di peso è ormai consolidata, ma l’attenzione della comunità scientifica si concentra sempre di più sugli effetti cardiovascolari di questi farmaci.

Gli agonisti del recettore del GLP-1 (GLP-1 RA) hanno infatti mostrato, negli ultimi dieci anni, un potenziale ruolo protettivo sul cuore e sul sistema vascolare, ma i confronti diretti tra molecole della stessa classe mancavano.

Lo studio REACH colma questa lacuna: per la prima volta due farmaci della stessa categoria, semaglutide e dulaglutide, sono stati messi a confronto in un’analisi basata su dati di vita reale.

Lo studio REACH: disegno e metodologia
La ricerca ha preso in esame 58.336 pazienti statunitensi di età ≥66 anni, tutti iscritti al programma Medicare, affetti da diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD).

La popolazione studiata riflette quindi una condizione clinica particolarmente critica: pazienti anziani, fragili, con plurime comorbidità e un rischio elevato di eventi cardiovascolari.

Lo studio ha utilizzato un approccio di “target trial emulation”, una metodologia che simula le condizioni di un trial randomizzato partendo da dati osservazionali (in questo caso richieste di rimborso e cartelle cliniche elettroniche).

I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi bilanciati:

• 29.168 hanno iniziato terapia con semaglutide a somministrazione settimanale.
• 29.168 hanno iniziato terapia con dulaglutide.

Risultati principali
I dati, presentati al congresso annuale dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD 2025) a Vienna, sono di grande rilevanza:

• 23% di riduzione del rischio di infarto, ictus o morte nei pazienti trattati con Ozempic rispetto a dulaglutide.
• 26% di riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause.
• 25% di riduzione del rischio di un endpoint cardiovascolare più ampio (MACE a 5 punti: infarto, ictus, ospedalizzazione per angina instabile, scompenso cardiaco o morte).

Questi numeri confermano e ampliano l’evidenza già emersa nei trial clinici randomizzati, ma con un elemento in più: si tratta di risultati ottenuti nella pratica clinica quotidiana, su pazienti reali, più complessi di quelli arruolati negli studi controllati.

Le parole degli esperti
“Con l’età, il rischio di infarto, ictus o morte cardiovascolare cresce in modo esponenziale. Eppure, le persone con diabete e malattia cardiovascolare sopra i 66 anni sono scarsamente rappresentate negli studi clinici,” ha spiegato Filip Krag Knop, Senior Vice President e prossimo Chief Medical Officer di Novo Nordisk.

“I dati dello studio REACH – una riduzione del rischio del 23% – colmano questa lacuna e rafforzano l’evidenza a supporto della semaglutide. È un messaggio importante non solo per i pazienti, ma anche per i clinici e i decisori sanitari: non tutti i GLP-1 RA hanno lo stesso profilo cardiovascolare.”

Impatto clinico 
Questi risultati potrebbero avere implicazioni importanti su diversi fronti.

Per i pazienti, significano la possibilità di fare scelte terapeutiche più consapevoli, un aspetto particolarmente rilevante in una popolazione fragile come quella coperta da Medicare.

Per i medici, rappresentano uno strumento prezioso per orientare le decisioni cliniche nella gestione del diabete di tipo 2 nei soggetti ad alto rischio cardiovascolare.

Per le istituzioni sanitarie, infine, potrebbero tradursi in un impatto sulle linee guida e sulle politiche di rimborso, favorendo l’impiego di farmaci con benefici cardiovascolari dimostrati e un uso più mirato delle risorse disponibili.

Semaglutide e la classe dei GLP-1 
Semaglutide è oggi l’unico agonista del GLP-1 che ha dimostrato riduzione del rischio cardiovascolare e renale nei pazienti con diabete di tipo 2, attraverso più trial clinici randomizzati (SUSTAIN-6, PIONEER-6, FLOW) e ora anche grazie a dati di vita reale.

Il programma REACH proseguirà con ulteriori analisi comparando semaglutide ad altre terapie ipoglicemizzanti, tra cui inibitori DPP-4 e SGLT2i, nonché con altri agonisti GLP-1.

Il diabete di tipo 2, soprattutto in presenza di complicanze cardiovascolari, rappresenta una delle sfide più gravi per la sanità pubblica, con costi altissimi in termini di mortalità e qualità della vita.

La possibilità di avere a disposizione un farmaco che, oltre a ridurre glicemia e peso corporeo, dimostra in maniera robusta una protezione cardiovascolare, segna un cambio di paradigma nella gestione della malattia.

Lo studio REACH fornisce dunque una conferma importante: non tutti i GLP-1 sono uguali. E in un contesto di pazienti anziani, fragili e ad alto rischio, la semaglutide si conferma come una delle opzioni terapeutiche più solide ed efficaci.

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