In un post sui social il cantante Ghali si sfoga e condanna chi non sta prendendo posizione per la Palestina, parlando in particolare contro i suoi colleghi
“Il rap è morto, è tutto un gran teatro“: nel giorno in cui a migliaia le persone sono scese in piazza in Italia in solidarietà al popolo di Gaza e contro Israele che ha bloccato la Flotilla, arriva un’invettiva durissima di Ghali. Contro chi? Contro chiunque non si schiera per la causa della Palestina e in particolare contro i suoi colleghi che non ne parlano nelle loro canzoni. “Se non dici una parola sulla Palestina non puoi definirti rapper“, dice il cantante. E ancora: “Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smettere di avercela con gli sbirri“, citando il luogo comune che vede i rapper posizionati ‘contro il sistema’ e contro la Polizia. È un post molto lungo quello con cui, sui social, il cantante si scaglia contro chi non sta prendendo una posizione contro il genocidio e le bombe su Gaza. Del resto, Ghali ne ha già parlato tante volte, apertamente. Anche dal palco di Sanremo, ormai quasi due anni fa (era febbraio 2024), quando Ghali fece un appello a fermare il genocidio, suscitando molte polemiche. In quell’occasione ottenne però anche tantissimi attestati di condivisione e il personaggio dell’ippopotamo Rich Ciolino che ballava al suo fianco (fu lui a pronunciare la parola ‘genocidio’) fece impazzire i social.
Oggi Ghali torna a sollevare la questione e attacca pesantemente i rapper che restano al di fuori del tema caldo di questi giorni, la Palestina e lo stop alle bombe su Gaza: “Qualsiasi artista che millanta di essere un rapper e usa un sacco di parole per riempire le strofe ma non dice un cazzo sulla Palestina non può definirsi tale”.
Il post del cantante, piuttosto lungo, inizia con una foto di Ghali da bambino. A parte l’invettiva contro i colleghi rapper, Ghali commenta anche gli eventi degli ultimi giorni e le piazze italiane stra piene di gente per Gaza e in solidarietà al popolo palestinese: “L’Italia è attiva, l’Italia è in piazza. Le persone che si sono imbarcate per far valere il diritto internazionale, per portare aiuti a Gaza, le persone che scendono in piazza e perdono giornate di lavoro, non sono da attaccare o ridicolizzare, sono da proteggere perchè stanno compiendo l’azione politica più concreta finora e rappresentano la speranza”.
Ghali ne ha anche per i politici che “mentono al popolo” e che sono “complici di un genocidio”, il tutto per avere potere “per qualche altro anno”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

