Site icon Corriere Nazionale

Alla Reggia di Caserta arriva “La biblioteca del conte Francesco Grisoni”

La biblioteca del conte Francesco Grisoni Cartolina d’epoca raffigurante il “Fontego” (Fontico) di Capodistria

La mostra dal titolo “La biblioteca del conte Francesco Grisoni: tesori sul Regno di Napoli e gli umanisti Justinopolitani”, conduce i visitatori in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio

All’Archivio di Stato di Caserta, Reggia di Caserta, prosegue un’eccezionale mostra che collega Capodistria e Napoli attraverso libri, idee e patrimonio culturale, realizzata grazie alla disponibilità del Ministero della Cultura sloveno ad esporre dei beni italiani in Italia nell’ambito della collaborazione bilaterale tra rispettivi ministeri e governi.

Dal titolo “La biblioteca del conte Francesco Grisoni: tesori sul Regno di Napoli e gli umanisti Justinopolitani”, conduce i visitatori in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio – da Capodistria a Napoli, dagli umanisti di Giustinopoli alla biblioteca del conte Grisoni, dalle dispute filosofiche e mediche al pane come alimento quotidiano ma politicamente decisivo. Si svela così il grande patrimonio culturale e intellettuale di Capodistria, che nel suo periodo di massimo splendore seppe porsi accanto ai maggiori centri d’Europa.

L’evento culturale è frutto della collaborazione tra la Biblioteca Centrale Srečko Vilhar di Capodistria e l’Università Popolare di Trieste, nell’ambito del consolidato rapporto con Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e soprattutto dell’Archivio di Stato di Caserta, per un progetto della CAN-Comunità Nazionale Italiana Autogestita del Litorale Sloveno.
La realizzazione si deve soprattutto al sostegno economico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, attraverso i fondi erogati all’UPT stessa, e vanta il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Capodistria, del Comune di Capodistria e del Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia e la collaborazione della Federazione Italiana Panificatori.

La mostra, curata da Peter Stoka e Tedej Suselj della Biblioteca Centrale di Capodistria per il coordinamento generale e d’immagine di Fabrizio Somma, Segretario Generale dell’UPT, sarà visitabile fino al 20 ottobre e mette in evidenza le opere più importanti degli umanisti che tra il XIII e il XVII secolo vissero e operarono a Capodistria: Beato Monaldo († ca. 1280) – francescano giurista, teologo e filosofo; Pier Paolo Vergerio il Vecchio (1370–1444) – uno dei primi e più influenti umanisti del primo Rinascimento; Andrea Divo (1490–1559) – umanista, filologo classico e traduttore; Pier Paolo Vergerio il Giovane (1498–1565) – inizialmente avvocato e diplomatico al servizio degli Asburgo e della corte papale e in seguito vescovo di Capodistria fino a quando entrò in contatto con le idee della Riforma, divenne uno dei più eminenti protestanti italiani; Santorio Santorio (1561–1636) – medico di Capodistria, pioniere della medicina sperimentale e tra i primi a introdurre misurazioni precise dei processi fisiologici.

“Le loro opere” – spiega Edvino Jerian. Presidente dell’Università Popolare di Trieste – “testimoniano come Capodistria fosse, in quell’epoca, una piccola repubblica del sapere – l’Atene dell’Istria – capace di connettere l’area adriatica con il più vasto mondo intellettuale europeo”.

Ma fu Giovanni Ingegneri (1522/23–1600) – una delle figure centrali del tardo Rinascimento a Capodistria (nato a Venezia, studiò all’Università di Padova, dove divenne giurista e in seguito anche professore, nominato  vescovo di Capodistria, il 3 dicembre 1576, incarico che mantenne fino alla morte nel 1600) – l’artefice del ponte tra Capodistria e Napoli grazie all’associazione delle sue opere con quelle di Giambattista della Porta (1535–1615), illustre naturalista e filosofo napoletano. La sua Della fisionomia dell’huomo – una delle opere chiave della tradizione umanistica capodistriana, ma anche una testimonianza del legame tra Capodistria e Napoli nel più ampio contesto dell’Europa della prima età moderna – si basava su osservazioni raccolte anche nelle carceri di Napoli, dove disegnava i volti di criminali e condannati a morte. Diversamente da Della Porta, che affrontava la fisiognomica in un’ottica ampia e quasi enciclopedica di ricerca naturalistica.

“Da un lato un giurista e vescovo veneziano che cercava un uso morale e giuridico della scienza” – sottolinea Fabrizio Somma – “dall’altro un naturalista napoletano che costruiva un sapere enciclopedico sulla natura. Entrambi contribuirono al dibattito europeo sui confini tra scienza e fede, prova e pregiudizio, che animò il pensiero tra XVI e XVII secolo”.

La biblioteca del conte Francesco Grisoni (1772–1844)
Francesco Grisoni (1772–1844) proveniva da una delle più illustri famiglie nobiliari di Capodistria, che tra il XVIII e il XIX secolo segnarono profondamente la vita culturale, economica e sociale della città. La biblioteca Grisoni è un autentico scrigno della storia culturale europea, in cui si riflette il legame tra Capodistria e Napoli. Essa custodiva tanto i classici dell’umanesimo quanto i trattati moderni di storia, diritto e politica. In questo modo Capodistria, attraverso il suo patriziato, si inserì nello spazio intellettuale che andava oltre i confini istriani e raggiungeva il cuore stesso dei dibattiti europei sul potere, sulla fede e sulla società. Oggi questa biblioteca, con i suoi manoscritti, libri a stampa ed edizioni rare, costituisce una delle più preziose testimonianze del ruolo culturale di Capodistria nel XVIII e XIX secolo, nonché un ponte inestimabile verso la storia napoletana.

Il pane a Capodistria e a Napoli – simbolo di giustizia e di pace
La mostra comprende anche una sezione dedicata al pane e al grano, che per secoli in entrambe le città non furono soltanto alla base della vita quotidiana, ma anche del sistema sociale, della legittimità politica e della giustizia. Tanto a Capodistria quanto a Napoli, il pane supera la funzione di alimento primario. È divenuto simbolo di giustizia, solidarietà e legittimità politica – nutrimento che significava vita, ma al tempo stesso anche ordine e pace.

Exit mobile version