Mieloma multiplo: i risultati presentati al congresso annuale dell’International Myeloma Society da Paula Rodríguez-Otero della Clínica Universidad de Navarra (Spagna), che ha illustrato i primi dati dello studio LINKER-SMM1 sul bispecifico linvoseltamab
Il mieloma multiplo rimane una delle neoplasie ematologiche più complesse da trattare. Ma già negli stadi iniziali, in particolare nello mieloma multiplo smoldering ad alto rischio (HR-SMM), la sfida è ancora più grande: decidere se intervenire precocemente o attendere la progressione clinica.
È in questo contesto che si inseriscono i risultati presentati al congresso annuale dell’International Myeloma Society da Paula Rodríguez-Otero della Clínica Universidad de Navarra (Spagna), che ha illustrato i primi dati dello studio LINKER-SMM1 sul bispecifico linvoseltamab.
Mieloma smoldering
Utilizzando i criteri dell’IMWG del 2003 aggiornati nel 2014, il 15-20 circa % dei pazienti affetti da mieloma rientra in questo particolare sottogruppo di discrasie plasmacellulari che nel corso degli anni è stato definito in modi diversi, rendendo quindi difficile una stima corretta della prevalenza di questa variante del mieloma multiplo. Secondo l’ultima versione dei criteri diagnostici proposta dagli esperti dell’IMGW nel 2014, la diagnosi di mieloma asintomatico è definita da una competente monoclonale nel siero ≥30 g /L (3 g/dL) e da una percentuale di plasmacellule midollari clonali compresa fra il 10% e il 60%, in assenza di eventi definenti il mieloma, cioè i sintomi CRAB.
Uno studio su pazienti ad alto rischio
Lo smoldering myeloma è una fase “silente” della malattia, priva di sintomi clinici ma con caratteristiche biologiche che ne predicono la rapida evoluzione verso la forma attiva. Intervenire in questa finestra temporale potrebbe significare modificare radicalmente la storia naturale della patologia.
Nello studio LINKER-SMM1, 24 pazienti con HR-SMM, mai trattati prima, hanno ricevuto linvoseltamab con un’escalation iniziale di dosi seguita da cicli da 200 mg ogni 28 giorni. L’età mediana era di 63 anni; oltre il 40% dei pazienti aveva più di 65 anni.
Risultati sorprendenti
I dati, seppur preliminari, hanno suscitato grande interesse: nei 19 pazienti valutabili, l’overall response rate (ORR) è stato del 100%. Ancora più rilevante, quasi tre pazienti su quattro hanno raggiunto una risposta molto buona parziale o superiore (≥VGPR) e oltre un terzo ha ottenuto una risposta completa o stringente.
Nel piccolo gruppo di “safety run-in”, seguito per un periodo più lungo (12,7 mesi), i numeri sono stati ancora più impressionanti: tutti i pazienti hanno risposto, con una percentuale di risposte complete pari all’83,3%.
Il tempo mediano alla risposta è stato di appena 1,7 mesi, e al momento del cut-off tutte le risposte erano ancora in corso. Un segnale incoraggiante non solo in termini di efficacia, ma anche di durata del beneficio.
Sicurezza e tollerabilità
Sul fronte della sicurezza, linvoseltamab ha mostrato un profilo favorevole. Quasi tutti i pazienti hanno presentato eventi avversi, ma nella maggior parte dei casi si è trattato di tossicità lievi o moderate. Gli eventi di grado 3 o superiore hanno interessato poco più di un terzo dei pazienti, principalmente sotto forma di neutropenia.
La sindrome da rilascio di citochine (CRS) si è verificata in circa il 40% dei pazienti, ma quasi sempre in forma lieve e gestibile, con una durata mediana inferiore alle 10 ore. In due casi si è reso necessario il ricorso a tocilizumab. Non sono stati riportati eventi di neurotossicità (ICANS), nessuna sospensione della terapia e nessun decesso correlato al trattamento.
Le infezioni gravi sono state rare: un caso di COVID-19, una gastroenterite da Salmonella e una batteriemia da Staphylococcus epidermidis, tutte risolte con terapia antibiotica.
Un cambio di paradigma?
Linvoseltamab è già approvato con il nome commerciale Lynozyfic per i pazienti con mieloma multiplo recidivante/refrattario pesantemente pretrattati. Ma la prospettiva di utilizzarlo nello smoldering mieloma ad alto rischio apre scenari del tutto nuovi.
“Intervenire precocemente, quando il sistema immunitario è ancora relativamente preservato, potrebbe permettere non solo di ritardare ma forse addirittura di prevenire la progressione alla malattia conclamata”, ha sottolineato Rodríguez-Otero.
Per questo motivo è già in preparazione uno studio di fase III che confronterà linvoseltamab con daratumumab in questa popolazione. I risultati potrebbero ridefinire le linee guida e modificare l’approccio terapeutico a una fase della malattia che, fino a oggi, era spesso oggetto di semplice osservazione.
Conclusioni
I dati dello studio LINKER-SMM1 sono ancora preliminari e basati su numeri ridotti, ma il messaggio che emerge è chiaro: linvoseltamab ha tutte le carte in regola per diventare una strategia di intervento precoce nello smoldering mieloma multiplo ad alto rischio. Se i dati saranno confermati, potremmo assistere a un vero cambio di paradigma nella gestione del mieloma, spostando l’asticella sempre più verso terapie capaci non solo di curare ma di prevenire.
Referenze
• Rodríguez-Otero P, et al. Safety and efficacy of linvoseltamab in patients with high-risk smoldering multiple myeloma: first results from the Phase 2 LINKER-SMM1 trial. International Myeloma Society Annual Meeting 2025; Abstract OA-68.
• OncLive. Linvoseltamab yields favorable safety profile and antimyeloma activity in high-risk smoldering myeloma. 19 settembre 2025.
• AJMC. Early linvoseltamab use prevents myeloma progression. 20 settembre 2025.
• Regeneron. Lynozyfic approved in the European Union for treatment of relapsed/refractory multiple myeloma. Comunicato stampa, aprile 2025.

