Lupus e sospensione dell’idrossiclorochina: rischi di riattivazione e ruolo predittivo dei livelli di C3 secondo nuove analisi
Sospendere l’idrossiclorochina nel LES espone a un alto rischio di riattivazione di malattia : metà dei pazienti recidiva entro due anni. Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su Rheumatology che ha anche confermato come livelli ridotti di proteina C3 al momento della sospensione rappresentino un forte predittore di riattivazione precoce di malattia.
Razionale e obiettivo dello studio
Il LES, come è noto, è una malattia autoimmune cronica caratterizzata da un’ampia variabilità clinica, periodi di remissione alternati a fasi di riacutizzazione (flare) e un significativo impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
Tra i farmaci più utilizzati per il trattamento di lungo termine vi è l’idrossiclorochina (HCQ), un antimalarico che ha dimostrato di ridurre l’attività di malattia, migliorare la sopravvivenza, prevenire complicanze cardiovascolari e diminuire il rischio di recidive di malattia.
Tuttavia, nonostante i suoi benefici, la sospensione di HCQ si rende talvolta necessaria. Le cause possono includere effetti collaterali a lungo termine (in particolare la retinopatia), scarsa tollerabilità, aderenza insufficiente o decisioni cliniche legate al raggiungimento della remissione.
La sospensione di un farmaco cardine come HCQ solleva però interrogativi importanti: quali sono i rischi reali di riattivazione della malattia? Esistono fattori clinici o sierologici in grado di identificare i pazienti più esposti?
Il nuovo studio, un’analisi retrospettiva monocentrica, si è proposto l’obiettivo di valutare l’incidenza di recidive nei tre anni successivi alla sospensione di HCQ e di individuare eventuali predittori di riattivazione, con particolare attenzione ai parametri sierologici.
Disegno dello studio
Sono stati inclusi nello studio pazienti adulti con diagnosi di LES che avevano interrotto la terapia con HCQ. I dati clinici e laboratoristici al momento della sospensione (baseline) sono stati raccolti e messi in relazione con l’andamento della malattia durante un periodo di osservazione massimo di 36 mesi.
Sono stati analizzati:
• la comparsa di recidive di malattia (di qualsiasi gravità, ripetute o severe),
• le caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti,
• i parametri sierologici, in particolare i livelli di complemento (C3, C4) e altri marcatori di attività.
Per il confronto tra i gruppi (pazienti con recidive vs pazienti rimasti in remissione) sono stati utilizzati test statistici ad hoc; unoltre, è stata condotta un’ analisi di sopravvivenza (Kaplan-Meier e log-rank test) per valutare il tempo al primo episodio di recidiva e stimare l’ hazard ratio associato ai fattori predittivi.
Risultati principali
Un totale di 42 pazienti ha soddisfatto i criteri di inclusione. L’analisi longitudinale ha mostrato che la sospensione di HCQ è stata seguita da una frequente riattivazione della malattia.
Nello specifico:
• 12 pazienti (29%) hanno sperimentato una recidiva di malattia entro il primo anno,
• 15 (36%) entro il secondo anno,
• 14 (38%) entro il terzo anno
Complessivamente, il 50% dei pazienti ha sperimentato almeno un evento di recidiva nei 36 mesi successivi alla sospensione. Tra questi, 10 hanno sviluppato un evento di recidiva severo e 8 hanno sperimentato riacutizzazioni ripetute.
L’elemento più significativo emerso dall’analisi è stato il ruolo dei livelli di complemento C3 al basale. I pazienti con C3 ridotto hanno mostrato un rischio decisamente superiore di riattivazione rispetto a quelli con valori normali.
Nello specifico, in questi pazienti:
• è stata documentata un’associazione statisticamente significativa con qualsiasi tipo di recidiva (p < 0.001),
• è stata rilevata l’esistenza di una forte correlazione con episodi ripetuti (p < 0.001) e severi (p = 0.014) di recidiva
Da ultimo, l’analisi di sopravvivenza ha evidenziato che i pazienti con C3 basso andavano incontro ad episodi di recidiva più precocemente, con un hazard ratio pari a 10.18 (IC95%: 3.26–31.84, p < 0.001). Nessun altro parametro clinico o laboratoristico, oltre al C3, si è dimostrato un predittore significativo.
Implicazioni cliniche dello studio
Lo studio ha confermato che l’interruzione di HCQ nei pazienti con LES non è priva di rischi: entro due anni, circa la metà dei pazienti va incontro a una riattivazione della malattia. Questo dato rafforza l’idea che HCQ rappresenti un farmaco cardine non solo nella gestione attiva della malattia, ma anche nel mantenimento della remissione.
Le implicazioni pratiche sono rilevanti: nei pazienti con C3 basso la sospensione di HCQ dovrebbe essere valutata con estrema cautela, riservata a situazioni di reale necessità (per esempio retinopatia documentata). Al contrario, in pazienti con valori normali di complemento, il rischio appare più contenuto, sebbene non nullo, e la decisione può essere maggiormente personalizzata.
In conclusione, questo studio retrospettivo suggerisce che la sospensione di HCQ nel LES comporta un elevato rischio di recidive, soprattutto nei pazienti con ipocomplementemia. La valutazione individualizzata del rischio-beneficio, basata anche su indicatori sierologici come il C3, rappresenta uno strumento essenziale per guidare la pratica clinica e ottimizzare la gestione a lungo termine dei pazienti con lupus.
Bibliografia
Delai M et al. Hydroxychloroquine discontinuation in systemic lupus erythematosus: a retrospective cohort study with 3-year follow-up. Rheumatology, keaf498, https://doi.org/10.1093/rheumatology/keaf498
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