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Global Sumud Flotilla continua verso Gaza, appello di Meloni: “Fermatevi”

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La Global Sumud Flotilla avanza verso Gaza. Meloni: “Non diventi pretesto per impedire la pace. Fermatevi”. Gli attivisti: “Accuse paradossali”

“Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione. Un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto potrebbe essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. Anche per questo ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti. Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in uno strumento per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità”. Così Giorgia Meloni su X in commento alla situazione in aggiornamento e l’avanzata di Global Sumud Flotilla verso Gaza.

GLOBAL SUMUD FLOTILLA: “STANOTTE A RISCHIO IL DIRITTO INTERNAZIONALE. ACCUSE DI MELONI PARADOSSALI”

“La Presidente del Consiglio ha definito la Global Sumud Flotilla un pericolo per il ‘piano di pace’ americano. Avete letto bene: civili disarmati, attivisti nonviolenti e navi cariche di farina e medicinali sarebbero una minaccia alla stabilità. Il paradosso è evidente: si chiama pace un progetto che condanna Gaza a restare prigione a cielo aperto, e si bollano come ‘nemici’ coloro che tentano di spezzare un assedio illegale”, è stata la risposta di Global Sumud Flotilla.

“Stanotte non è a rischio solo l’equipaggio della Flotilla – proseguono gli attivisti – ma il diritto internazionale stesso, calpestato da un Governo che preferisce accodarsi ai diktat di una strategia neocoloniale. Diversi Paesi hanno scelto di rispettare la legge; l’Italia, invece, certifica la propria noncuranza”. E aggiungono: “Colpisce che la Presidente Meloni non abbia mai pronunciato la parola ‘legalità’ e non abbia citato l’artefice del genocidio: lo Stato di Israele. Non una calamità naturale, non una ‘guerra’, ma la responsabilità precisa di un potere che assedia, affama e bombarda una popolazione civile”.

“A fine agosto- concludono – l’Oms aveva lanciato l’allarme: entro la fine di settembre oltre 640 mila persone a Gaza sarebbero entrate in carestia, l’equivalente dell’intera città di Palermo”.

“L’Italia la chiama protezione. Noi lo chiamiamo sabotaggio. La flottiglia prosegue. Rompere il blocco è un dovere morale e legale che il mondo non può abbandonare”, ribadisce Global Forum Flotilla sui social.

MELONI: “LA VERITÀ È SEMPLICE: GLI AIUTI POSSONO ESSERE CONSEGNATI SENZA RISCHI ATTRAVERSO I CANALI PREDISPOSTI”

“Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare ‘un pericolo’ civili disarmati e navi cariche di aiuti. La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti. Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi – consapevolmente o meno – strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino”, la replica della premier su X.

ISRAELE: “DECINE DI NAVI SONO DI HAMAS”

Greta Thunberg indossa la kefiah, simbolo della resistenza palestinese, mentre parla con un microfono in mano. L’immagine viene affianca a quella di uomini di Hamas che pure indossano la kefiah. È la prima “prova” dei legami tra la Flotilla e Hamas, seguita da una serie di fotografie di documenti in arabo e in inglese, divulgate dai canali social del Ministero degli esteri israeliano e da quelli dell’esercito.

DOCUMENTI UFFICIALI “RIVELATI PER LA PRIMA VOLTA”

Quelli mostrati sarebbero i “documenti ufficiali di Hamas trovati nella Striscia di Gaza”, rivelati oggi “per la prima volta”, in grado di dimostrare “il coinvolgimento diretto di Hamas nel finanziamento e nella partecipazione alla flottiglia Sumud per Gaza”. I documenti sono stati scoperti nella Striscia di Gaza, non viene specificato dove, e dimostrano “un legame diretto tra i leader della flottiglia e l’organizzazione terroristica Hamas”, riferisce il ministero in un lungo post che accompagna le immagini.

LA CONFERENZA POPOLARE PER I PALESTINESI ALL’ESTERO

In particolare, nel mirino delle accuse del governo e dell’esercito di Tel Aviv ci sarebbe la Conferenza Popolare per i Palestinesi all’Estero, un’organizzazione presente in molti Paesi e che promuove la causa palestinese dal 2018, quando è stata istituita. Secondo l’amministrazione israeliana questa organizzazione altro non sarebbe che “responsabile delle attività di Hamas fuori dalla Striscia di Gaza”. Anzi, la PCPA, acronimo della Conferenza “funge da organo di rappresentanza di Hamas all’estero, operando di fatto come ambasciate di Hamas”, è l’accusa israeliana.

E proprio la Pcpa, prosegue lo J’accuse, “opera sotto copertura civile ed è responsabile, per conto di Hamas, della mobilitazione contro Israele, tra cui manifestazioni violente, marce contro Israele e flottiglie dimostrative e provocatorie”. Israele non a caso ha designato il PCPA “come organizzazione terroristica nel 2021, in quanto ala di Hamas”.

L’ARMATORE SAIF ABU KASH, “L’AGENTE AFFILIATO AD HAMAS” IN SPAGNA

Quindi vengono illustrati i documenti divulgati: il primo sarebbe una lettera del 2021, firmata dal capo dell’Ufficio Politico di Hamas, Ismail Haniyeh, diretta al presidente del Pcpa, che svelerebbe il sostegno tra le due realtà. II secondo documento ufficiale di Hamas trovato sarebbe un elenco di “agenti” del Comitato che coinciderebbero, alcuni, ad “agenti di Hamas di alto rango”. In particolare, il ministero israeliano punta il dito contro due nomi: Zaher Birawi e Saif Abu Kashk. Il primo, dal Regno unito, è “noto per aver guidato le flottiglie dimostrative nella Striscia di Gaza negli ultimi 15 anni”.

Il secondo nome denunciato sarebbe invece direttamente coinvolto nella Global Sumud Flotilla: Saif Abu Kashk sarebbe infatti “un agente del PCPA affiliato ad Hamas” in Spagna. Non solo: “Abu Kashk è l’amministratore delegato di Cyber ​​Neptune- spiega il ministero- una società di facciata spagnola proprietaria di decine di navi che partecipano alla flottiglia Sumud”. Pertanto, “queste navi– tira le somme- sono segretamente di proprietà di Hamas”.

LA PORTAVOCE DI FLOTILLA: “NESSUNA PROVA, SOLO PROPAGANDA”

“I fogli mostrati da Israele non provano né il finanziamento, né il controllo di Hamas sulla Global Sumud Flotilla“: Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla smentisce tutte le accuse piovute addosso alla flotta solidale sempre più vicina a Gaza. Accuse che “ripetono, piuttosto, un preoccupante schema già visto nel 2010 con la Mavi Marmara. Siamo una missione civile e umanitaria, sotto gli occhi dell’Europa e del mondo”, prosegue.

“Chiediamo-manda infine a dire- che gli atti vengano consegnati integralmente a organismi indipendenti: finché non accade, è propaganda, non prova“.

ULTIMO APPELLO DELLA FREGATA ALPINO: “NON OLTREPASSERÀ IL LIMITE DELLE 150 MIGLIA DALLE COSTE DI GAZA”

In assenza di variazioni di rotta e velocità, alle 02:00 circa in Italia (00.00 Zulu) di domani 1° ottobre, la “Flotilla raggiungerà verosimilmente il limite delle 150 miglia nautiche dalle coste di Gaza”. Nave Alpino, come comunicato più volte nei giorni scorsi, “non oltrepasserà tale limite, come da disposizioni ricevute anche per non pregiudicare in alcun modo le garanzie di sicurezza delle persone imbarcate”. Lo rende noto lo Stato Maggiore della Difesa. “La Fregata della Marina Militare – si legge ancora nella nota -sarà disponibile ad accogliere ogni persona che manifesti la volontà di trasferirsi a bordo, nel rispetto delle procedure di sicurezza e delle normative internazionali”. Alle 16.30 è già stato emesso un primo avviso ufficiale a tutte le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla.

GSF: “175 MIGLIA NAUTICHE A GAZA, NOSTRA SICUREZZA DIPENDE DAL MONDO CHE CI OSSERVA”

“Aggiornamento missione: 175 miglia nautiche a Gaza. Avviso critico: questa sera stiamo entrando nella zona ad alto rischio. Operatori in tutto il mondo si stanno preparando per mobilitazioni di massa. Insieme, chiediamo un passaggio sicuro. Un attacco alla Flottiglia è un attacco alla Palestina. Ogni testimone è importante. La nostra sicurezza dipende dal mondo che ci osserva. Per favore, condividete questo messaggio il più possibile. Unisciti a noi. Fermate il genocidio. Tenete gli occhi su Gaza”. Così la Global Sumud Flotilla sui social.

L’APPELLO DI CROSETTO: “FLOTILLA PRENDA SOLUZIONI ALTERNATIVE”

Il piano USA per la Palestina potrebbe finalmente portare tregua, pace, aiuti e poi consentire la ricostruzione di una terra dove il popolo palestinese possa vivere in libertà, convivendo con Israele. Se il piano verrà accettato da entrambe le parti si potranno creare anche le condizioni immediate utili a far sì che ogni aiuto umanitario possa raggiungere la popolazione civile di Gaza e chi ha bisogno”. Lo dice il ministro della Difesa Guido Crosetto.

In questi mesi, aggiunge, “molti beni e molti medicinali sono arrivati anche grazie alle iniziative del governo italiano e della Farnesina, sempre supportate e rese possibili dalla Difesa. Purtroppo, questi aiuti umanitari sono sempre troppo pochi rispetto alle drammatiche necessità che la terribile situazione in cui versa la popolazione civile palestinese richiederebbe. Se prima la tregua e poi un processo di pace prendessero forma, vecchie e nuove possibili strade per lenire la sofferenza dei civili si aprirebbero. In queste ore e in questi giorni chiunque può fare in modo che la ragione e l’umanità prevalgano deve farlo, eliminando ogni possibile granello che possa inceppare l’ingranaggio complesso che si è messo in moto e che la maggioranza delle nazioni sta supportando”.

“E questo ragionamento- dice ancora- vale anche per le persone che formano la Global Sumud Flotilla, il cui compito dichiarato era di far giungere aiuti e richiamare l’attenzione sulle difficoltà con cui arrivavano a chi ne ha bisogno. L’obiettivo che si proponevano verrebbe, dunque, raggiunto dall’accettazione di questo accordo che, in qualche modo, può aprire la strada alla pace e agli aiuti umanitari. Proprio per questo mi sento in dovere di fare loro un ultimo appello affinché prendano atto di ciò che sta accadendo e affinché utilizzino una delle soluzioni alternative prospettate da più parti, in primis il Patriarcato della Chiesa cattolica, negli ultimi giorni, per far arrivare gli aiuti“.

“Se, infatti, l’accordo Internazionale in itinere fornisse una risposta ai tanti problemi da loro sollevati verrebbe meno anche la necessità di ‘entrare in contatto’ (termine che preferisco al termine ‘forzare’ che è stato impropriamente utilizzato) il blocco navale israeliano, correndo rischi non più giustificati dal fine. Se, invece, il fine reale ed ultimo fosse quello di ottenere una reazione israeliana, continueremo a lavorare perché gli avvenimenti successivi e conseguenti siano gestiti senza violenza e con i minori rischi possibili per tutti”, conclude.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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