Dopo aver presentato “Inumana Canicola Padana”, primo estratto e title track dal nuovo album in uscita a novembre per Trovarobato e La Tempesta, il musicista polesano Banadisa presenta ora il nuovo singolo “Amòr!”
Dopo aver presentato “Inumana Canicola Padana”, primo estratto e title track dal nuovo album in uscita a novembre per Trovarobato e La Tempesta, il musicista polesano Banadisa presenta ora il nuovo singolo “Amòr!”.
“Amòr!” rappresenta uno sfogo, un canto impulsivo che trova nel dialetto la forma più istintiva e sincera di espressione. Il dialetto come forma di resistenza culturale, come affermazione identitaria, come suono antichissimo ma famigliare, come il più sincero mezzo di comunicazione, una forma espressiva che nasce dal profondo dell’anima.
Registrato presso lo Studio TEGA a Verona, è forse il brano più urgente dell’album, nato spontaneamente, inizialmente concepito come un canto per sole voci. Solo successivamente, durante la fase di produzione, curata da Tobia Poltronieri (C+C=Maxigross) e Francesco Ambrosini (Duck Baleno), si sono aggiunti i synth di Banadisa e le percussioni di Niccolò Cruciani (CRU).
Tobia Poltronieri parla così del brano: “Banadisa è arrivato in studio con una melodia potentissima, un coro disperato e antico, che potrebbe provenire direttamente dalle registrazioni del Viaggio in Italia di Alan Lomax. Allo stesso tempo la sua intenzione (come la mia e quella di Francesco Ambrosini) era di creare qualcosa che andasse oltre il tempo, che non fosse solo ancestrale o contemporaneo, perciò abbiamo unito alle nostre voci dei synth analogici profondi e imprecisi e dei suoni materici di percussioni acustiche, tra legni, spazzole e corde metalliche“.
Ascolta “Amòr!” QUI
L’album Inumana Canicola Padana, una frase tratta dallo scritto “Racconti ritrovati del Po” dell’etnografo Roberto Roda, viene raccolta dall’artista Banadisa ed utilizzata come titolo per il suo secondo album, nel tentativo di sintetizzare in modo figurativo il senso della sofferenza, della fatica, di qualcosa che opprime, che grava inesorabile sul corpo e sullo spirito: una tematica trasversale a molti brani contenuti nel nuovo album e che, in qualche modo, ne va a connotare l’essenza.
Inumana Canicola Padana fa da sfondo ad ogni racconto il paesaggio naturalistico del Polesine, terra del basso Veneto, a cavallo del fiume Po, di cui Banadisa è originario; uno sfondo che diventa -quasi- protagonista, poiché le storie parlano attraverso e grazie questo paesaggio, pianeggiante, sconfinato, metafisico, quasi sospeso nel tempo, che si estende dal susseguirsi continuo dei campi e delle golene dell’Alto Polesine, fino al delta del fiume Po nel Basso Polesine, per affacciarsi infine sul Mar Adriatico. Siamo abituati a pensare al nordest come a un territorio privo di fascino ancestrale, un luogo dove la narrazione contemporanea del Prodotto Interno Lordo, della piccola e media industria, delle auto di grande cilindrata che dormono nei garage dei capannoni ha del tutto soppiantato gli universi magici, esoterici, maligni o benigni che siano.
Resta solo un cattolicesimo pragmatico, di cemento armato e contabilità. Il nordest diventa un posto senza luogo e senza paesaggio, uno sprawl infinito dove i paesi hanno le difficoltà delle città e le città i limiti dei paesi, in estate come in inverno.

