Artrite psoriasica, secondo l’analisi dello studio COSMOS dattilite ed entesite sono indicatori di risposta a guselkumab
I risultati di un’analisi post-hoc dello studio COSMOS sull’impiego di guselkumab in pazienti con artrite psoriasica (PsA) e risposta non soddisfacente agli anti-TNF (TNFi) hanno dimostrato che i pazienti trattati con l’inibitore di IL-23 hanno raggiunto percentuali elevate di risoluzione di dattilite ed entesite fino alla settimana 48 e che la risoluzione di dattilite ed entesite alla settimana 24 è risultata associata al raggiungimento di un controllo più stringente di malattia alla settimana 48.
Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Rheumatology.
Razionale e obiettivi dello studio
Come è noto, la dattilite e l’entesite sono due manifestazioni muscoloscheletriche della PsA. L’IL-23, prodotta dalle cellule mieloidi nell’entesi, gioca un ruolo chiave nello sviluppo di dattilite ed entesite.
Guselkumab, anticorpo monoclonale contro la subunità p19 di IL-23, è approvato per la PsA attiva, la psoriasi da moderata a grave e la colite ulcerosa attiva. Gli studi DISCOVER-1 e -2 hanno dimostrato che guselkumab (100 mg ogni 4 o 8 settimane) è superiore a placebo nell’indurre la risoluzione della dattilite ed entesite, con effetti che aumentano fino alla settimana 52.
Il trial COSMOS ha valutato guselkumab in pazienti con risposta insoddisfacente a 1-2 TNFi. Alla settimana 24, proporzioni maggiori di pazienti trattati con guselkumab hanno ottenuto la risoluzione di dattilite (44,8% vs 25%) ed entesite (39,7% vs 18,8%) rispetto a placebo.
In questa analisi post-hoc del trial, i ricercatori hanno voluto esaminare l’effetto di guselkumab sulla risoluzione di dattilite ed entesite fino alla settimana 48 e l’impatto di questa risoluzione sul raggiungimento di un controllo più stringente della malattia.
Disegno dello studio e risultati principali
Nel trial di Fase IIIb COSMOS, 285 adulti con PsA e risposta insoddisfacente ai TNFi erano stati randomizzati, secondo uno schema 2:1, a trattamento con guselkumab 100 mg o placebo alla settimana (W) 0, W4 e successivamente ogni 8 settimane fino alla W44.
La gravità della dattilite era stata valutata tramite il Dactylitis Severity Score (DSS), mentre quella dell’entesite tramite il Leeds Enthesitis Index (LEI).
Questa analisi post-hoc ha valutato le associazioni tra la risoluzione di dattilite/entesite alla W24 e il raggiungimento, alla W48, di rigorosi criteri di controllo della malattia mediante regressione logistica.
Al basale, 103/285 (36,1%) pazienti presentavano dattilite (DSS ≥ 1) e 190/285 (66,7%) entesite (LEI ≥ 1).
I pazienti con dattilite avevano maggior probabilità di presentare entesite, maggiore coinvolgimento articolare (SJC/DAPSA) e cutaneo, punteggio PGA più elevato e BMI inferiore rispetto a chi non aveva dattilite.
I pazienti con entesite erano prevalentemente donne, presentavano dattilite, un numero maggiore di articolazioni coinvolte (SJC/TJC/DAPSA) e un peggior funzionamento fisico (HAQ-DI/SF-36 PCS) rispetto a chi non aveva entesite.
Dall’analisi dei dati è emerso che percentuali maggiori di pazienti trattati con guselkumab rispetto a placebo hanno raggiunto la risoluzione di dattilite/entesite alla W24 (44,8%/39,7% vs 25,0%/18,8%), con valori in aumento fino alla W48 nei pazienti randomizzati a guselkumab (67,2%/55,6%).
La risoluzione alla W24 è risultata associata al raggiungimento alla W48 di un controllo più stringente della malattia, espresso da percentuali maggiori di pazienti che hanno raggiunto le risposte ACR50/70, DAPSA LDA/remission, PASI100, PASDAS LDA/VLDA, e MDA/VLDA (odds ratio: risoluzione dattilite = 3,28–13,38; risoluzione entesite = 2,88–6,09).
Implicazioni dello studio
In sintesi, i risultati dello studio COSMOS hanno implicazioni clinicamente rilevanti per la gestione quotidiana dei pazienti con PsA. Dattilite ed entesite sono associate a un maggiore carico di malattia e ad una prognosi peggiore, a sottolineare l’importanza per i medici di identificarle e trattarle adeguatamente.
L’importanza del trattamento di queste manifestazioni della PsA è confermata dal fatto che i pazienti trattati con guselkumab che hanno ottenuto la risoluzione di dattilite o entesite alla settimana 24 avevano maggiori probabilità di raggiungere, alla settimana 48, un controllo più stringente della PsA (malattia articolare, cutanea e multidominio) rispetto a chi non ha raggiunto tale condizione.
Questi dati, uniti al ruolo chiave dell’IL-23 nella patogenesi di dattilite ed entesite, suggeriscono che guselkumab rappresenta un’opzione terapeutica altamente efficace per risolvere queste manifestazioni della malattia.
Anche nei pazienti che non raggiungono una risoluzione precoce, il trattamento continuativo con guselkumab può essere vantaggioso, poiché le percentuali di risoluzione aumentano fino alla settimana 48 senza segni di plateau.
Bibliografia
Marzo-Hortega H et al. Impact of dactylitis and enthesitis resolution on disease control in guselkumab-treated PsA patients with TNFi-IR: COSMOS post-hoc analysis. Rheumatology, keaf490, https://doi.org/10.1093/rheumatology/keaf490
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