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Gotta e diabete di tipo 2: semaglutide riduce uricemia

Gotta: incremento dei tassi di risposta alla terapia del 32% quando si aggiunge metotressato al trattamento con pegloticasi

Gotta e diabete: queste le conclusioni di uno studio di real life, recentemente pubblicato sulla rivista Seminars in Arthritis & Rheumatism

Anche se l’impiego di semaglutide orale è associato a riduzioni modeste dei livelli di uricemia (SU) nei pazienti con diabete di tipo 2 (T2D), miglioramenti più significativi sono stati osservati nei pazienti con iperuricemia e dopo switch a semaglutide da un trattamento pregresso con un inibitore della dipeptidil peptidasi-4 (DPP-4).

Queste le conclusioni di uno studio di real life, recentemente pubblicato sulla rivista Seminars in Arthritis & Rheumatism.

Razionale e obiettivi dello studio
Gli agonisti del recettore del GLP-1 (GLP-1 RAs) rappresentano un’opzione terapeutica cardine del T2D, grazie al miglior controllo glicemico, alla perdita di peso e ai benefici cardiovascolari e renali. Tra questi, semaglutide, disponibile in formulazione sottocute e orale, ha mostrato efficacia nel migliorare alcuni parametri metabolici e alcune comorbilità correlate a T2D e obesità.

Oltre agli effetti metabolici, cresce l’interesse per i benefici extraglicemici, in particolare sulla riduzione dell’uricemia (SU).
La gotta, causata dalla deposizione di cristalli di urato monosodico in presenza di iperuricemia (SU >6,8 mg/dL), è potenzialmente curabile con normalizzazione prolungata dei livelli <6 mg/dL.
Tuttavia, nella pratica clinica, solo una minoranza di pazienti raggiunge tale obiettivo, soprattutto negli individui ad elevato rischio vascolare, evidenziando la necessità di approcci integrati che considerino le comorbilità.

Studi precedenti hanno suggerito che i GLP-1 RAs riducono l’uricemia attraverso effetti natriuretici e diuretici mediati dall’inibizione dello scambiatore sodio-idrogeno (NHE3) a livello renale, favorendo l’escrezione di urati.

Anche il miglioramento della resistenza insulinica può contribuire a ridurre i livelli di SU. Tuttavia, i dati sull’efficacia dei GLP-1 RAs, e in particolare del semaglutide orale, restano eterogenei per durata, dosaggio e formulazione.
Questo studio ha esplorato l’impatto di semaglutide orale sui livelli di SU nella real life, valutando fattori associati e implicazioni cliniche per una gestione integrata di T2DM e rischio cardiovascolare.

Disegno dello studio 
Lo studio, avente un disegno osservazionale retrospettivo, ha analizzato i dati relativi a 236 pazienti adulti con T2D ai quali era stato prescritto semaglutide orale in 12 centri sanitari in Spagna tra novembre 2021 e novembre 2022.
L’età mediana dei pazienti era di 64 anni, con un 40,7% di pazienti di sesso femminile; Il BMI mediano era elevato (33,9 kg/m²).
Tra le comorbidità rilevate in questo campione di pazienti vi erano la cardiopatia ischemica (24,6%), la nefropatia diabetica (22,5%) e la malattia renale cronica (40,7%).

L’HbA1c basale mediana era del 7,6% e i livelli mediani di SU erano pari a 5,2 mg/dL; il 23,7% dei pazienti presentava iperuricemia e il 12,3% era in terapia ipouricemizzante.
Più della metà dei pazienti (52,3%) assumeva inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT2) al basale.

Risultati principali
A 6 e a 12 mesi di follow-up, rispettivamente il 70,2% e il 76% dei pazienti aveva raggiunto livelli di SU inferiori a 6 mg/dL, rispetto al 66,1% al basale. Le riduzioni mediane di SU erano di -0,1 mg/dL a 6 mesi e -0,2 mg/dL a 12 mesi, con riduzioni più marcate tra quelli con livelli basali di SU superiori a 6 mg/dL (mediana: -0,6 e -0,8 mg/dL a 6 e 12 mesi rispettivamente; entrambi P <0,01).

I risultati delle analisi multivariate hanno mostrato che livelli basali di SU pari o superiori a 7 mg/dL (odds ratio [OR]: 4,54; IC 95%: 1,08–19,25) e il passaggio da un inibitore della DPP-4 (OR: 6,53; IC 95%: 1,57–27,32) aumentavano la probabilità, in modo indipendente, di raggiungere livelli target di SU inferiori a 6 mg/dL.

Le variazioni nei livelli di SU non sono risultate associate a miglioramenti in peso, HbA1c o all’impiego di inibitori SGLT2.
Tra i pazienti in trattamento concomitante con SGLT2 al basale, i livelli di SU diminuivano ulteriormente, sebbene i risultati non abbiano raggiunto la significatività statistica.

Da ultimo, l’interruzione del  trattamento con semaglutide orale si è verificata nel 24,1% dei pazienti a 6 mesi e nel 30,9% a 12 mesi.

Implicazioni cliniche dello studio
Nel complesso, i risultati dello studio hanno mostrato che semaglutide orale è in grado di ridurre in modo significativo l’uricemia nei pazienti con diabete di tipo 2 e di aumentare la quota di pazienti che raggiunge i valori target di uricemia (<6 mg/dL) nel medio termine. Tale effetto è risultato particolarmente evidente nei pazienti con valori basali più elevati di SU e in coloro che sono passati da un inibitore della DPP-4, suggerendo che queste condizioni possano rappresentare fattori predittivi di risposta.

E’ importante sottolineare che la riduzione dell’uricemia non si è correlata a miglioramenti del peso corporeo o dell’HbA1c, ad indicare che il meccanismo d’azione è indipendente dal miglioramento del compenso glicemico o dal calo ponderale.

In conclusione, sebbene l’entità della riduzione di SU con semaglutide sia risultata inferiore a quella ottenibile con le terapie ipouricemizzanti specifiche, il suo valore clinico potrebbe risiedere nell’effetto additivo nel raggiungimento del target, soprattutto nei pazienti con iperuricemia o gotta, unito ai benefici cardiovascolari e metabolici già consolidati.

In questo senso, semaglutide orale potrebbe inserirsi come strumento integrativo nella gestione globale del paziente diabetico con rischio cardiovascolare e comorbidità legate all’acido urico; sono necessari a questo punto studi ulteriori di approfondimento, volti a chiarire meglio i meccanismi coinvolti e a definire meglio l’impatto clinico del farmaco.

Tra i limiti dello studio ammessi dagli stessi ricercatori si segnalano il disegno retrospettivo, la mancanza di un gruppo di controllo, l’assenza di informazioni dettagliate sui dosaggi utilizzati e la storia di gotta, nonché la disponibilità limitata di dati relativi all’uricemia.

Bibliografia
Moreno-Pérez O et al. Impact of oral semaglutide on serum urate levels in people with type 2 diabetes: a retrospective real-world analysis (URISEMA study). Semin Arthritis Rheum. Published online August 7, 2025. doi:10.1016/j.semarthrit.2025.152807
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