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Al MASI Lugano “David Weiss. Il sogno di Casa Aprile. Carona 1968-1978”

David Weiss

Dal 28 settembre il MASI Lugano presenta la mostra “David Weiss. Il sogno di Casa Aprile. Carona 1968-1978”

Il MASI Lugano presenta “David Weiss. Il sogno di Casa Aprile. Carona 1968-1978”. Attraverso oltre duecento opere raramente esposte, provenienti da archivi pubblici e privati, la mostra ripercorre per la prima volta la storia della comunità artistica fiorita tra le mura di Casa Aprile a Carona: un luogo sospeso, in cui il giovane David Weiss – futuro protagonista del celebre duo Fischli / Weiss – scopre l’arte come gesto quotidiano, sogno comune e atto di vicinanza.

Fin dall’inizio del Novecento, Carona, piccolo borgo del Canton Ticino tra il lago di Lugano e il Monte San Salvatore, si configura come un luogo di passaggio e rifugio per personalità che si muovono tra i territori dell’arte, della scrittura e dell’impegno politico. Tra la fine degli anni sessanta e settanta, Casa Aprile – residenza acquistata da Meret Oppenheim e suo fratello Burkhard Wenger (née Oppenheim ) e affidata poi al nipote Christoph Wenger – diventa il cuore pulsante di straordinarie esperienze artistiche e legami affettivi di respiro internazionale.

Tra i protagonisti di questa intensa stagione c’è David Weiss (Zurigo, 1946–2012). Ospite di Casa Aprile a Carona, Weiss disegna, scrive, registra, osserva. Attorno a lui gravita una vivace comunità, animata da figure affini come Esther Altorfer, Anton Bruhin, Maria Gregor, Matthyas Jenny, Urs Lüthi, Penelope Margaret Macworth-Praed, Iwan Schumacher, Peter Schweri e Willy Spiller. L’atmosfera di prossimità, ironia e libertà di questo laboratorio collettivo è raccontata, nel percorso al MASI, da una ricca selezione di materiali documentari, album, libri, lettere, fotografie, registrazioni sonore, diari e disegni delle artiste e artisti ospiti a Casa Aprile. Al contempo, la mostra mette in luce nuove prospettive sul linguaggio visivo degli esordi di David Weiss. L’umorismo surreale, le linee psichedeliche e lo sguardo poetico sul quotidiano che caratterizzano i disegni e gli schizzi di questi primi anni si rivelano infatti come brillanti premesse della sua produzione successiva all’interno del celebre duo Fischli/Weiss.

«Carona non fu una scuola né un movimento,» osserva Tobia Bezzola, Direttore del MASI Lugano, «ma una costellazione effimera di vite creative che trovarono un terreno comune nel desiderio di reinventare i modi di fare arte e abitare il mondo. Per Weiss fu un momento di crescita silenziosa, di osservazione, disegno e sogno che ricostruisce quel paradiso perduto decantato da Meret Oppenheim nel 1967».

Pur radicata in un luogo specifico, la produzione artistica nata a Carona mette in discussione le dicotomie tra centro e periferia, paesaggio urbano e idillio naturale, serietà e gioco, solitudine e collettività. A partire da questa prospettiva, la mostra al MASI si apre con un’introduzione storica sul contesto culturale di Carona: nella fitta rete di presenze, legami familiari e corrispondenze fiorite nel borgo ticinese si incontrano diverse personalità – tra queste anche Hermann Hesse, che qui trova un paesaggio di riflessione e guarigione, descritto nei suoi testi e acquerelli.

Lo snodo tra la dimensione storica del villaggio di Carona e la comunità artistica più sperimentale riunitasi attorno a Casa Aprile è segnato, in mostra, da un prezioso nucleo di disegni e dipinti della celebre artista svizzera Meret Oppenheim, che acquista la dimora con suo fratello Burkhard Wenger nel 1969.

Il percorso espositivo segue quindi le prime sperimentazioni urbane di David Weiss per poi raccontare l’arrivo a Casa Aprile e la nascita di un microcosmo creativo condiviso. Questa fase è caratterizzata, nell’opera di Weiss, da un’intensa attività grafica e da una riflessione poetica sul paesaggio come spazio di memoria, immaginazione e quotidianità.

Dal 1968 l’artista lascia spesso Zurigo per trascorrere lunghi periodi nel borgo ticinese. La città non scompare però dall’immaginario creativo di Weiss, ma si trasforma in un’eco. Nelle sue opere e in quelle dei suoi contemporanei — Anton Bruhin, Peter Schweri, Iwan Schumacher e Willy Spiller — riaffiorano luci artificiali, suoni registrati, dettagli di architetture. Sono frammenti urbani trasportati nella quiete di Carona, assorbiti e rielaborati attraverso nuove sensibilità.

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