Genentech ha reso noti i risultati (contrastanti) di un trial di fase 2 e di uno di fase 3 sull’impiego di astegolimab nella BPCO, evidenziando le difficoltà
Con un comunicato alla stampa, Genentech ha reso noti i risultati (contrastanti) di un trial di fase 2 e di uno di fase 3 sull’impiego di astegolimab nella BPCO, evidenziando le difficoltà nelle opzioni di trattamento per questa grave malattia respiratoria. Nello specifico, l’azienda ha condiviso i dati degli studi registrativi ALIENTO (fase IIb, n = 1.301) e ARNASA (fase III, n = 1.375), che hanno confrontato astegolimab con placebo in aggiunta alla terapia di mantenimento standard.
Solo uno dei due (lo studio ALIENTO) ha raggiunto il suo endpoint primario rappresentato dalla riduzione del tasso annualizzato di riacutizzazioni (AER).
Entrambi gli studi hanno incluso un’ampia popolazione di persone con BPCO, comprendendo sia ex fumatori che fumatori attivi, indipendentemente dalla conta di eosinofili nel sangue, e con una storia di frequenti riacutizzazioni.
Informazioni su astegolimab
Astegolimab è un anticorpo totalmente umano disegnato al fine di impedire il legame di IL-33 al recettore ST2, una proteina che si colloca sulla superficie esterna di alcune tipologie cellulari.
La IL-33 derivata dall’epitelio e il suo recettore ST-2 sono stati da tempo implicati nei processi di infiammazione e di infezione a carico delle vie aeree respiratorie. Pertanto, la prevenzione del legame citochina-recettore potrebbe attenuare la sintomatologia legata alla BPCO riducendo sia l’infiammazione che l’infezione delle vie aeree respiratorie che sono presenti nei pazienti affetti da questa condizione clinica.
I risultati degli studi ALIENTO e ARNASA
ALIENTO e ARNASA sono studi multicentrici, in doppio cieco e controllati con placebo, che valutano l’efficacia e la sicurezza dell’astegolimab somministrato ogni 2 o ogni 4 settimane. La terapia di mantenimento standard prevedeva una delle seguenti combinazioni:
- corticosteroide per via inalatoria (ICS) + beta-agonista a lunga durata d’azione (LABA)
- antagonista muscarinico a lunga durata d’azione (LAMA) + LABA
- ICS + LAMA + LABA.
Nei nuovi dati resi noti nel comunicato stampa, lo studio ALIENTO, di fase 2, ha raggiunto il suo endpoint primario, con una riduzione statisticamente significativa del 15,4% dell’AER a 52 settimane con somministrazione ogni 2 settimane. Al contrario, lo studio ARNASA, di fase 3, non ha raggiunto lo stesso endpoint primario, pur mostrando una riduzione numerica del 14,5% a 52 settimane sempre con somministrazione ogni 2 settimane.
I risultati relativi agli endpoint secondari sono stati simili in entrambi gli studi. Genentech ha osservato che il numero totale di riacutizzazioni è stato inferiore a quanto previsto in entrambi i trial. Inoltre, entrambi gli studi hanno dimostrato un profilo di sicurezza coerente con i dati precedenti e nessun nuovo segnale di sicurezza.
I risultati dettagliati di ALIENTO e ARNASA saranno presentati in un prossimo congresso medico.
Dubbi sul prosieguo degli studi
Questi dati rappresentano un’altra battuta d’arresto per il percorso di astegolimab verso l’approvazione sul mercato, dopo che Genentech ha già interrotto altre indicazioni sperimentali (asma, COVID e polmonite) nel 2021 a causa di risultati deludenti.
Il futuro di astegolimab come trattamento per la BPCO rimane incerto, soprattutto se confrontato con l’elevata efficacia dell’unico farmaco biologico attualmente approvato dalla FDA (dupilumab), e visti i risultati non altrettanto entusiasmanti ottenuti con un altro inibitore di IL-33 in corso di sviluppo clinico (itepekimab).
Laconico e improntato all’incertezza il pronunciamento dell’azienda: “Sebbene la BPCO rimanga la terza causa di morte a livello globale, i pazienti e le famiglie hanno opzioni terapeutiche limitate per gestire questa malattia debilitante e complessa,” ha dichiarato Levi Garraway, Direttore Medico e responsabile dello Sviluppo Globale dei Prodotti. “Questi sono stati i primi studi condotti su una popolazione di pazienti con BPCO ‘all-comers’ (Ndr: non selezionati sulla base di specifici biomarcatori, fenotipi o sottotipi di malattia, ma piuttosto rappresentativi della popolazione generale affetta da BPCO) e discuteremo questi dati con le autorità regolatorie per valutare i prossimi passi per astegolimab”.
Fonte: comunicato stampa

