I fratelli Menendez restano in carcere: responso negativo alla libertà vigilata per entrambi gli uomini accusati dell’omicidio dei propri genitori
Dopo il responso negativo per Erik Menendez, la stessa sorte è toccata anche al fratello Lyle. La Commissione per la libertà vigilata della California ha negato la libertà vigilata anche al maggiore dei due uomini accusati dell’omicidio dei loro genitori datato 1989. Una battuta d’arresto di non poco conto per la coppia che – per la prima volta quest’anno – aveva sperato di assaporare la libertà dopo più di 30 anni dietro le sbarre. Stessa decisione e stessa motivazione invece, anche se a decidere sono state due commissioni diverse.
Anche nel caso di Lyle, i giudici hanno sottolineato “che ci sono ancora segnali” a sostegno della tesi che il 57enne “rappresenti un rischio per la collettività”. L’uomo, come anche il fratello, ha commesso una serie di infrazioni in carcere che hanno compromesso una decisione positiva. Come riferisce Cnn, è stato trovato a fare utilizzo di un telefono cellulare. “Mi ero convinto che questo non fosse un modo per danneggiare nessuno se non me stesso, violando le regole”, ha detto Lyle Menendez. “Non pensavo che avrebbe davvero compromesso la gestione del carcere”, ha aggiunto. Il commissario Julie Garland ha affermato che Lyle – seppur essendo “un detenuto modello sotto certi aspetti” – ha dimostrato “tratti di personalità antisociali come inganno, minimizzazione e violazione delle regole che si celano sotto quella superficie positiva”.
IL SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA MENENDEZ
Alle udienze che si sono svolte online hanno partecipato più di una dozzina di parenti dei Menendez che hanno sostenuto i fratelli chiedendone il loro rilascio. La sorella del padre, Jose, al quarto stadio di cancro, come riporta Cnn, ha sottolineato: “Voglio chiarire che, pur amando mio fratello, ho completamente perdonato Erik”, ha detto ieri.
Ora Erik e Lyle potranno chiedere una revisione amministrativa tra un anno. Se gli sarà concessa potrebbero comparire nuovamente davanti alla Commissione per la libertà vigilata già tra 18 mesi.
“Sappiamo che sono brave persone che hanno lavorato per la loro riabilitazione e sono pentite”, hanno dichiarato in una nota. “Li amiamo incondizionatamente e continueremo a sostenerli nel loro cammino futuro”, si legge ancora.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

