“Resoconto parziale, propaganda infondata”: il ministero degli Esteri israeliano e il Cogat smentiscono le conclusioni del report Ipc sul cibo a Gaza
“Stop alle menzogne del report Ipc, c’è cibo a Gaza”, e poi dati sui 10.000 tir, carichi di aiuti umanitari, entrati a Gaza dallo scorso maggio, e foto con camion carichi di scatoloni perché “i valichi sono aperti, ogni giorno arrivano oltre 300 camion di aiuti umanitari”: il ministero degli Esteri israeliano e il Cogat, Agenzia di coordinamento delle attività sui territori, ramo del ministero della Difesa, tentano un’estrema difesa dalle accuse di “carestia” che il mondo ha gettato su Israele, ormai da settimane, oggi confermate dal rapporto dell‘Ipc, ‘Integrated Food Security Phase Classification, la Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare, rilanciata dall’Onu, per mettere fine- se ce ne fosse stato bisogno- a ogni possibile dubbio sulle condizioni, ormai al di là della sopravvivenza, in cui versa la popolazione della Striscia di Gaza.
“SOGLIE ABBASSATE, CARESTIA INVENTATA”
Un volantino pubblicato sui canali social del Ministero degli Affari esteri di Tel Aviv diffonde immagini di cibo e supermercati pieni a Gaza, c’è anche la foto di due fornai che, sorridendo, si cimentano nella ‘pizza acrobatica’: “Ipc stop lying: there’s food in Gaza” – tradotto: stop alle bugie dell’Ipc, c’è cibo a Gaza- è la scritta che sovrasta le immagini. E ancora: “L’Ipc ha piegato le proprie regole per adattarsi alla campagna di Hamas. Ha abbassato le soglie di carestia, ignorato i criteri e riciclato le bugie di Hamas”, riferisce il ministero- Nel frattempo, la realtà racconta una storia diversa: Oltre 100.000 camion di aiuti sono entrati a Gaza dall’inizio della guerra, i mercati sono riforniti, i prezzi dei prodotti alimentari stanno scendendo”. In conclusione, secondo l’Ifm “L’Ipc non è riuscito a trovare la carestia, quindi ne ha inventata una”, è la sentenza definitiva sul rapporto diffuso oggi dall’Onu.
“OGNI GIORNO A GAZA 300 CAMION PIENI DI CIBO, RESOCONTO PARZIALE”
A pubblicare video di tir pieni di cibo e a sostenere che i valichi siano aperti per portare ogni giorno alimentari a Gaza è invece il Cogat: “Anche quando riecheggia un resoconto parziale e pieno di bugie, il capo dei soccorsi delle Nazioni unite riesce a dirne di nuove. I valichi sono aperti. Tutti: Kerem Shalom a sud, Zikim a nord e gli incroci 96 e 147 al centro. Ogni giorno arrivano oltre 300 camion di aiuti umanitari. Ma è più facile riciclare slogan vuoti che affrontare la realtà”, è la replica alle parole di Tom Fletcher, responsabile umanitario Onu che poche ore prima, presentando il report Ipc e parlando apertamente di “fame” a Gaza, tra le altre cose, ha accusato direttamente come “alcuni leader israeliani che promuovono la carestia come arma di guerra”.
“PROPAGANZA INFONDATA”
Così “i precedenti rapporti e le valutazioni dell’IPC si sono ripetutamente dimostrati inaccurati e non riflettono la realtà sul campo”, tira dritto il Cogat. Il Coordinatore dell’agenzia israeliana, Ghassan Alian punta quindi il dito contro un report che “si basa su fonti parziali e inaffidabili, molte delle quali affiliate ad Hamas, e ignora palesemente i fatti e gli ingenti sforzi umanitari condotti dallo Stato di Israele e dai suoi partner internazionali”. In definitiva, il documento Ipc non è neutrale ma “adotta un approccio parziale, costellato di gravi difetti metodologici, minando così la sua credibilità e la fiducia che la comunità internazionale può riporre in esso”, conclude, invitando la comunità internazionale a non lasciarsi travolgere da “false narrazioni e propaganda infondata”, ma piuttosto “esamini i dati completi e i fatti sul campo”.
Ciliegina sulla torta, il Ministero degli Affari esteri israeliani conclude la giornata postando l’immagine di un ostaggio israliano nelle mani di Hamas, citando le recenti parole del Premier Netanyahy: “Gli unici a soffrire la fame a Gaza sono gli ostaggi, deliberatamente affamati dagli uomini palestinesi di Hamas”
FAO-UNICEF-WFP-OMS: “CONFERMATA PER LA PRIMA VOLTA CARESTIA A GAZA“
Nel frattempo, per tutta la giornata le principali agenzie Onu e le principali Ong internazionali soo di tutt’altro avviso e commentano il report Ipc, lanciando appelli per fermare l’ennesima offensiva israeliana che potrà solo aggravare la situazione, costringendo un milione di civili a spostarsi da Gaza city, sotto attacco, per concentrarsi a sud.
Così Fao, Unicef, Word Food programm e Oms lanciano un appello unitario affinché la carestia sia essere fermata a tutti i costi. “Un cessate il fuoco immediato e la fine del conflitto sono fondamentali per consentire una risposta umanitaria su larga scala e senza ostacoli, in grado di salvare vite umane”. Le agenzie sono inoltre profondamente preoccupate per la minaccia di un’intensificazione dell’offensiva militare nella a Gaza City e per qualsiasi escalation del conflitto, poiché “ciò avrebbe conseguenze devastanti per i civili, in una zona già colpita dalla carestia”. Inoltre, “molte persone, in particolare i bambini malati e malnutriti, gli anziani e le persone con disabilità, potrebbero non essere in grado di evacuare”.
“ESAURITO OGNI POSSIBILE MEZZO DI SOPRAVVIVENZA”
“La classificazione di carestia si applica quando tre soglie critiche sono superate- spiegano le agenzie Onu- privazione alimentare estrema, malnutrizione acuta e morti correlate alla fame. La nuova analisi conferma, con prove sufficienti, che questi criteri sono stati soddisfatti. Quasi due anni di conflitto, ripetuti sfollamenti e gravi restrizioni all’accesso umanitario, aggravati da ripetute interruzioni e ostacoli all’accesso al cibo, all’acqua, all’assistenza medica, al sostegno all’agricoltura, all’allevamento e alla pesca, nonché dal collasso dei sistemi sanitari, igienico-sanitari e di mercato, hanno spinto la popolazione alla fame. L’accesso al cibo a Gaza rimane fortemente limitato”. Per FAO, WFP, UNICEF e OMS, “la popolazione di Gaza ha esaurito ogni possibile mezzo di sopravvivenza”.
“Gli avvertimenti sulla carestia sono chiari da mesi- ha affermato Cindy McCain, Direttrice esecutiva del WFP- Ciò che ora è urgentemente necessario è un aumento degli aiuti, condizioni più sicure e sistemi di distribuzione collaudati per raggiungere i più bisognosi, ovunque si trovino. Il pieno accesso umanitario e un cessate il fuoco immediato sono fondamentali per salvare vite umane”.
“Il cessate il fuoco è ora un imperativo assoluto e morale- ha affermato il Direttore Generale dell’OMS, il Tedros Adhanom Ghebreyesus– Il mondo ha aspettato troppo a lungo, assistendo al moltiplicarsi di morti tragiche causate da questa carestia provocata dall’uomo. La malnutrizione diffusa significa che anche malattie comuni e solitamente non gravi, come la diarrea stanno diventando fatali, soprattutto per i bambini. Il sistema sanitario, gestito da operatori sanitari affamati ed esausti, non è in grado di far fronte alla situazione. Gaza deve essere rifornita con urgenza di cibo e medicine per salvare vite umane e avviare il processo di inversione della malnutrizione. Gli ospedali devono essere protetti in modo che possano continuare a curare i pazienti. I blocchi agli aiuti devono finire e la pace deve essere ripristinata, affinché possa iniziare la guarigione”.
AMNESTY INTERNATIONAL: “GLI STATI BLOCCHINO L’OCCUPAZIONE ISRAELIANA DI GAZA CITY“
L’annuncio ufficiale odierno dell’Iniziativa per la classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare, che ha dichiarato la carestia a Gaza City, è per Amnesty International “una devastante conferma delle preoccupazioni che le organizzazioni internazionali stavano sollevando da mesi. È anche un feroce capo d’accusa nei confronti degli Stati, che non hanno fatto pressioni su Israele affinché ponesse fine al genocidio nella Striscia di Gaza occupata”.
Questa carestia “è la diretta conseguenza dell’intenzionale campagna israeliana di riduzione alla fame della popolazione della Striscia di Gaza”, ha dichiarato Erika Guevara Rosas, alta direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty International. “Quello che è ancora più terribile è che questa carestia è interamente causata dall’uomo: una catastrofe deliberatamente organizzata e prevenibile. L’intenzionale impedimento all’accesso degli aiuti umanitari, la distruzione di strutture fondamentali per la vita umana e le uccisioni dirette di civili sono una evidente manifestazione di come Israele stia infliggendo deliberatamente alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, parte integrante del genocidio in corso”, ha aggiunto Guevara Rosas.
“La dichiarazione sulla carestia a Gaza City è arrivata proprio in coincidenza col via libera del gabinetto di sicurezza e del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, al piano di una nuova operazione militare per ‘prendere il controllo’ della città, inasprendo dunque l’illegale occupazione israeliana. Un’offensiva del genere con una carestia in corso non solo causerebbe ulteriori massicce violazioni del diritto internazionale umanitario, ma aumenterebbe esponenzialmente la sofferenza delle persone che sono già alla fame e il numero delle morti da malnutrizione”, ha proseguito. “Ogni ora che passa senza una decisa azione internazionale significa la perdita di ulteriori vite palestinesi e il progressivo avvicinarsi del completo annichilimento di Gaza City. La storia non ci perdonerà mai di essere rimasti a guardare bambine e bambini morire di fame con gli aiuti a pochi chilometri di distanza e ancora bloccati da Israele”, ha aggiunto l’esponente dell’associazione.
SAVE THE CHILDREN: “I BIMBI DI GAZA AFFAMATI SOTTO OCCHI DEL MONDO”
Almeno 132 mila bambini sotto i cinque anni a Gaza sono a rischio di morte per malnutrizione acuta, secondo i nuovi dati che confermano la carestia nel Governatorato di Gaza e avvertono che questa potrebbe diffondersi nelle prossime settimane, ha affermato in una nota Save the Children.
La classificazione di carestia, spiega la nota, arriva quando l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) ha riferito che oltre mezzo milione di persone a Gaza, circa la metà delle quali sono bambini, stanno affrontando livelli catastrofici di fame, classificata come IPC fase 5 (“catastrofe” o “carestia”). È la prima volta che una carestia viene ufficialmente confermata in Medio Oriente.
Secondo l’ultimo rapporto, si prevede che la malnutrizione acuta continuerà a peggiorare rapidamente. Fino a giugno 2026, almeno 132 mila bambini di età inferiore ai cinque anni saranno a rischio di morte per malnutrizione acuta. Questo numero è raddoppiato rispetto alle stime dell’IPC riportate a maggio 2025, continua la nota. Con l’intensificarsi dell’offensiva militare israeliana nel nord di Gaza, centinaia di migliaia di persone saranno costrette a spostarsi verso sud, anche a Deir Al-Balah e Khan Younis, dove si prevede che entro la fine di settembre si verificherà una carestia.
“Il mondo ha assistito impotente mentre i bambini hanno sofferto l’inimmaginabile per quasi due anni a Gaza, e ora abbiamo la conferma che centinaia di migliaia di loro stanno morendo lentamente di fame. Nessuno di noi dovrebbe accettare tutto questo. Tutta Gaza è sistematicamente affamata in modo intenzionale, e i bambini stanno pagando il prezzo più alto. Il mondo non è riuscito ad agire mentre i loro corpi piccoli e emaciati sono stati sopraffatti dalla fame e dalle malattie e hanno ceduto”, ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia. “Il Governo di Israele deve porre immediatamente fine all’uso della fame come arma di guerra e revocare l’assedio della Striscia di Gaza, consentendo l’ingresso di aiuti, compresi generi alimentari e nutrienti, nella misura necessaria, ripristinando l’elettricità, il carburante e l’acqua.
La comunità internazionale deve finalmente adottare ogni misura possibile per impedire al Governo di Israele di affamare intenzionalmente i bambini e le famiglie di Gaza”, conclude Fatarella.

