Iniziato lo sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano: la liberazione del locale occupato è stata richiesta dalla proprietà dal 2003 e rinviata 130 volte. Piantedosi e Salvini: “Fine di una lunga stagione di illegalità”
“Sono arrivati! Ci stanno sgomberando! Accorrete numerosi in via Watteu”: è il grido (di guerra) con cui il Leoncavallo richiama- via social- il suo popolo in un estremo tentativo di difesa dall’attacco sferrato oggi a sorpresa. Questa mattina infatti, giovedì 21 agosto, è partita l’esecuzione dello sfratto dello storico centro sociale milanese nel quartiere Greco. Si tratta di uno sgombero atteso dal 2003 su richiesta della proprietà, ma mai eseguito inoltre vent’anni è rinviato per oltre 130 volte.
Secondo le prime informazioni gli agenti della questura, l’ufficiale giudiziario che sta eseguendo il provvedimento, i rappresentanti della proprietà sono entrati nello stabile occupato poco prima delle nove. Al momento non ci sarebbero problemi di ordine pubblico e le operazioni non avrebbero incontrato alcuna resistenza. C’è da aspettarsi che gli appelli partiti dai social richiamino manifestanti, (vacanze fuori porta permettendo).
SFRATTO LEONCAVALLO, SALVINI: “DECENNI DI ILLEGALITÀ DELLA SINISTRA, ORA SI CAMBIA, LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI, AFUERA!“
Non si fanno attendere invece le reazioni della politica. Il primo ad intervenire é Matteo Salvini. “Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!”: così scrive su X il vicepremier e leader della Lega, commentando l’avvio dello sfratto del centro sociale Leoncavallo di Milano.
PIANTEDOSI: “SGOMBERO È LA FINE DI UNA LUNGA STAGIONE DI ILLEGALITÀ“
Non si discostano molto le parole del ‘collega’ dell’Interno: “Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità”. Così infatti il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi ha commentato l’iniziativa di oggi.
“Il Governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive. Dall’inizio del nostro mandato sono già stati sgomberati quasi 4.000 immobili, tra alloggi di edilizia residenziale pubblica ed edifici di particolare rilievo. Lo sgombero del Leoncavallo è solo un altro passo di una strategia costante e determinata che porteremo ancora avanti”, aggiunge Piantedosi.
OSNATO (FDI): “BENE LO SGOMBERO DEL LEONCAVALLO, FINISCE UNA PAGINA DI VIOLENZA”
“L’avvio dello sgombero del Leoncavallo è un’ottima notizia, di cui siamo grati al ministro Piantedosi e al prefetto Sgaraglia. Finalmente può essere restituito ai legittimi proprietari, dunque a un uso effettivamente più appropriato, un edificio che purtroppo era diventato il simbolo dell’illegalità, del degrado, della propaganda di pericolose idee anti-sociali”. Lo dichiara Marco Osnato, deputato milanese di Fratelli d’Italia, commentando lo sfratto dell’immobile di via Watteau occupato dal 1994.
“Dopo anni di tentativi andati a vuoto a causa delle prevaricazioni degli antagonisti e della complicità di una certa sinistra delle istituzioni, in quell’area della città tornano l’ordine pubblico e il rispetto delle regole”, prosegue l’esponente di FdI. “Finisce così una delle pagine più tristi di violenza e sopraffazione nella nostra Milano, che ahinoi durava da decenni, per lasciare spazio a un’era nuova di confronto democratico e sviluppo”, conclude Osnato.
IL LEONCAVALLO: COSA È, LA SUA STORIA
“Il Leoncavallo SPA – Spazio Pubblico Autogestito – è un centro sociale occupato. Nato a Milano nel 1975, svolge attività politica e culturale in completa autogestione. Una storia lunga legata a doppio filo con quella dei movimenti extraparlamentari, che vive grazie alle generazioni che si susseguono nel tempo”: si presenta così, dalle sue pagine web, la realtà sociale-culturale presente a Milano da mezzo secolo, oggetto di sgombero. Si racconta così il momento della nascita del centro, le prime iniziative quello che in definitiva ‘era’ il Leoncavallo, nato e sviluppato nell’Italia dei tormentati anni di piombo. “La storia del Leoncavallo inizia il 18 ottobre 1975, quando un’area dismessa di 3600 mq, situata in via Leoncavallo 22 a Milano, viene occupata da un gruppo di militanti extraparlamentari provenienti da diverse esperienze interne al movimento rivoluzionario che caratterizzò il lungo ’68 italiano”: è l’incipit così della storia del centro sociale, raccontata via web. “L’occupazione si caratterizza immediatamente per la proposizione di temi che investono la società intera: la creazione di un asilo nido, una scuola materna, il doposcuola, la mensa popolare, il consultorio ginecologico, le attività culturali, sono gli obiettivi immediati che il neo comitato di occupazione si prefigge”. Le attività che iniziano a prodursi nei primi anni di vita permettono al Leoncavallo di radicarsi nella zona: nascono Radio Specchio Rosso
, la Casa delle Donne
e la Scuola Popolare
. Le istanze e le rivendicazioni che emergono abbracciano sempre più “la vita nel suo complesso”.
GLI ANNI DI PIOMBO: L’ASSASSINIO DI FAUSTO E IAIO, LA LOTTA CONTRO LA DROGA
Si prosegue poi con il racconto dell’omicidio di due militanti del Leoncavallo e le ripercussioni sulle attività del centro: “Il 18 marzo 1978, in un agguato fascista vengono uccisi, a colpi d’arma da fuoco, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, militanti del Leoncavallo e impegnati in una contro inchiesta sullo spaccio di eroina nel quartiere. La reazione è imponente. Il giorno dei funerali le fabbriche scioperano, e centomila persone gremiscono piazza Duomo. Le madri di Fausto e Iaio e altre donne del centro sociale danno vita al gruppo ‘mamme del Leoncavallo’, impegnandosi nell’immediato alla lotta contro l’eroina”. “Sono anni difficili, l’attacco militare e giudiziario dello Stato contro il movimento è duro e produce i suoi frutti: carcere, eroina, clandestinità, esilio, falcidiano i corpi di un’intera generazione. Il Leo, come altri spazi sociali diventa anche luogo di rifugio”.
(photo credit: LeoncavalloSPA/Fb)
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

