Novartis avrebbe recentemente esplorato l’idea di acquisire Avidity Biosciences, azienda statunitense dedicata alle terapie RNA per malattie muscolari rare
Novartis avrebbe recentemente esplorato l’idea di acquisire Avidity Biosciences, azienda statunitense dedicata alle terapie RNA per malattie muscolari rare. Questo interesse si inserisce nella strategia del gruppo elvetico di rafforzare il proprio portafoglio, in vista della scadenza dei brevetti di farmaci chiave come Entresto, Xolair e Cosentyx. Al momento la fase delle trattative è preliminare e incerta: esiste la possibilità che altri acquirenti si facciano avanti, oppure che l’accordo non si concretizzi.
Al momento della diffusione della notizia, le azioni di Avidity hanno registrato un’impennata di circa il 26 %, avvicinando la capitalizzazione di mercato a circa 5,8 – 6 miliardi di dollari. Gli analisti di BMO Capital Markets hanno definito i rumors “non confermati”, ma “ragionevoli”, sottolineando che Avidity si distingue per le sue terapie RNAi nei disordini neuromuscolari, potenzialmente aprendo a due opportunità “first-in-disease” multi-miliardarie.
Del-zota (delpacibart zotadirsen): meccanismo e risultati clinici
Il candidato principale di Avidity, del-zota (delpacibart zotadirsen), è un coniugato anticorpo-oligonucleotide (AOC) composto da un anticorpo monoclonale anti-recettore della transferrina 1 (TfR1) unito a un oligonucleotide PMO (phosphorodiamidate morpholino oligomer) che induce l’esclusione dell’esone 44 del gene della distrofina, consentendo la produzione di una proteina distrofina “quasi completa”. Questa tecnologia sfrutta il naturale trasporto del TfR1 per veicolare il PMO nei muscoli scheletrico, cardiaco e liscio; una volta all’interno, il PMO agisce a livello di pre-mRNA per saltare l’esone difettoso e ripristinare il corretto frame di lettura.
I dati preliminari del trial Phase 1/2 EXPLORE44 hanno evidenziato un aumento statisticamente significativo della produzione di distrofina (fino al 25 % dei livelli normali) e dell’esclusione dell’esone (circa il 37–40 %); la creatin-chinasi (CK) è calata fino a valori prossimi alla norma con una riduzione superiore all’80 %, e il profilo di sicurezza è risultato favorevole. Steve Hughes, M.D., Chief Medical Officer di Avidity, ha commentato: “…con i notevoli e coerenti miglioramenti osservati in più biomarcatori, puntiamo ad arrivare rapidamente a una BLA entro fine 2025”. Inoltre, la Fda ha conferito a del-zota la designazione Breakthrough Therapy, oltre a status di Orphan Drug, Fast Track e Rare Pediatric Disease.
Oltre a del-zota, Avidity sta sviluppando del-desiran, volto alla distrofia miotonica tipo 1 (DM1), e del-brax per la distrofia facioscapuloumerale (FSHD), mentre sono in corso anche studi preclinici su altre indicazioni neuromuscolari.
Prospettive future
Se l’acquisizione dovesse concretizzarsi, Novartis otterrebbe non solo un candidato promettente con potenziali lanci entro il biennio, ma anche una piattaforma AOC versatile applicabile ad altre patologie neuromuscolari. Questo si allinea alla tendenza del settore farmaceutico — e in particolare delle big pharma europee — di acquisire biotech statunitensi focalizzate su malattie rare e terapie innovative, a fronte di pressioni legate a politiche sui prezzi e scadenza di brevetti.
Per Novartis, l’eventuale accordo con Avidity si inserirebbe nel filone di accordi siglati dall’azienda farmaceutica negli ultimi mesi. A giugno, ad esempio, l’azienda ha siglato un accordo quadriennale con la startup ProFound Therapeutics di Flagship Pioneering, mettendo in gioco fino a 750 milioni di dollari per ogni target cardiovascolare su cui lavorano. I dettagli dell’accordo sono stati scarsi, tuttavia: le aziende non hanno rivelato quanti obiettivi stiano prendendo in considerazione, né hanno indicato indicazioni prioritarie specifiche. La due aziende utilizzeranno la piattaforma di rilevamento delle proteine di ProFound per identificare e convalidare nuove proteine all’interno del proteoma umano ampliato per un possibile sviluppo terapeutico.
Ad aprile, Novartis ha investitto 1,7 miliardi di dollari per acquisire Regulus Therapeutics e le sue molecole mirate ai miRNA. L’operazione mira a potenziare il portafoglio di Novartis nel trattamento delle malattie renali, in particolare della malattia del rene policistico autosomica dominante (ADPKD), una delle principali cause genetiche di insufficienza renale.
Alcuni mesi prima, a febbraio, l’azienda farmaceutica elvetica aveva investito fino a $3,1 mld per acquistare Anthos Therapeutics, l’attuale proprietaria di abelacimab, un anticorpo anticoagulante che in precedenza apparteneva a Novartis. Abelacimab agisce inibendo simultaneamente il Fattore XI e il Fattore XIa, coinvolti nella cascata coagulativa. Questo meccanismo mira a ridurre il rischio di trombosi senza aumentare significativamente il rischio di sanguinamento, un effetto avverso comune ai trattamenti anticoagulanti standard.

