Sull’European Heart Journal sono stati pubblicati i risultati di due distinte meta-analisi che hanno valutato l’efficacia della colchicina nella cardiopatia aterosclerotica
Sull’European Heart Journal sono stati pubblicati i risultati di due distinte meta-analisi che hanno valutato l’efficacia della colchicina nella riduzione degli eventi cardiovascolari maggiori in pazienti con malattia aterosclerotica conclamata.
Entrambe le analisi hanno evidenziato una significativa riduzione del rischio, con effetti positivi su infarto miocardico, ictus ischemico e rivascolarizzazione coronarica, ma con differente entità del beneficio riportato.
Nella prima analisi, la riduzione relativa degli eventi cardiovascolari maggiori è stata pari al 25%; nella seconda, il beneficio si è limitato a una riduzione del 12%.
Sei trial su oltre 21mila pazienti
La prima meta-analisi è stata condotta da Michelle Samuel (University Medical Center Groningen, Paesi Bassi), Jean-Claude Tardif (Montreal Heart Institute/Université de Montréal, Canada) e colleghi, e ha incluso sei studi randomizzati e controllati condotti su un totale di 21.800 pazienti.
Gli studi considerati comprendevano LoDoCo, COLCOT, COPS, LoDoCo2, CONVINCE e CLEAR SYNERGY. Il trattamento con colchicina a basso dosaggio si è associato a una riduzione del 25% del rischio di eventi cardiovascolari maggiori, definiti come morte cardiovascolare, infarto miocardico, ictus ischemico e necessità urgente di rivascolarizzazione.
Sono emerse riduzioni del 29% per il rischio di infarto miocardico, del 37% per ictus ischemico e del 33% per rivascolarizzazione coronarica, senza tuttavia alcun impatto significativo sulla componente “mortalità cardiovascolare” isolata.
Le analisi dei sottogruppi per età, sesso e presenza di diabete non hanno evidenziato differenze significative, ma gli autori hanno sottolineato che la potenza statistica per queste valutazioni era limitata.
Sul fronte della sicurezza, non sono stati riscontrati aumenti di rischio per infezioni, polmonite, ospedalizzazioni gastrointestinali o diagnosi oncologiche. Non si sono osservate variazioni nella mortalità totale né in quella non cardiovascolare.
Nove RCT per quasi 31mila partecipanti
La seconda meta-analisi, realizzata da Marc-André d’Entremont, Sanjit Jolly (Hamilton General Hospital/McMaster University, Canada) e collaboratori, ha incluso nove studi clinici per un totale di 30.659 pazienti con cardiopatia coronarica o pregresso evento cerebrovascolare.
Oltre ai sei studi già presenti nella precedente analisi, sono stati considerati COLOCT, CHANCE-3 e un trial del 2013 su pazienti diabetici sottoposti a intervento coronarico percutaneo. I partecipanti avevano un’età compresa tra 58 e 67 anni, con una prevalenza femminile tra l’11,1% e il 37,6%, e oltre il 90% era trattato con statine.
In questo gruppo, la colchicina ha dimostrato una riduzione del 12% del rischio composito di mortalità cardiovascolare, infarto miocardico o ictus. L’inclusione della rivascolarizzazione coronarica ha aumentato la riduzione relativa al 19%. Tuttavia, non sono state osservate riduzioni significative per la componente “mortalità cardiovascolare” isolata né per l’ictus.
L’infarto miocardico ha mostrato una riduzione del rischio del 16%. Per quanto riguarda gli eventi avversi, si è rilevato un aumento del 35% del rischio di eventi gastrointestinali, ma nessuna differenza è stata osservata per polmonite, diagnosi neoplastiche nuove o mortalità non cardiovascolare.
Benefici limitati alla coronaropatia stabile
In un editoriale che ha accompagnato le due pubblicazioni, Stuart Pocock (London School of Hygiene & Tropical Medicine, Regno Unito) e Guiomar Mendieta (Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares Carlos III, Madrid, Spagna) hanno osservato che i benefici della colchicina sembrano limitati ai pazienti con malattia coronarica stabile.
Sulla base delle loro stime, il beneficio assoluto in termini di prevenzione dell’infarto miocardico è stato di 0,67%, con un numero necessario da trattare pari a 149 per prevenire un singolo infarto. Per la rivascolarizzazione coronarica, il beneficio assoluto è stato dell’1,0%, corrispondente a un numero necessario da trattare di 100.
Gli autori hanno concluso che «le riduzioni del rischio di infarto miocardico e rivascolarizzazione coronarica sono statisticamente significative, ma rappresentano benefici assoluti modesti e non supportati da evidenze corrispondenti in termini di mortalità e ictus».
Indicazioni in evoluzione
La colchicina a basso dosaggio (0,5 mg) ha ottenuto l’approvazione regolatoria da parte della Food and Drug Administration (così come dall’EMA e dell’AIFA) per la riduzione del rischio cardiovascolare in soggetti con malattia aterosclerotica stabile o a rischio di svilupparla.
Le linee guida dell’American College of Cardiology (ACC) e dell’American Heart Association (AHA) per la gestione della cardiopatia coronarica cronica attribuiscono alla colchicina una raccomandazione di classe 2b (livello di evidenza B), mentre le linee guida europee prevedono una raccomandazione di classe IIa.
I dati principali su cui si è basata l’approvazione derivavano dal trial LoDoCo2, condotto in pazienti con coronaropatia cronica stabile. Tuttavia, altre evidenze, tra cui lo studio COLCOT, hanno mostrato risultati favorevoli, mentre il trial CLEAR SYNERGY, condotto in pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo dopo infarto miocardico acuto, non ha evidenziato efficacia.
A fronte di queste discrepanze, le due meta-analisi hanno cercato di chiarire il ruolo della colchicina nel trattamento della patologia cardiovascolare, pur giungendo a conclusioni differenti.
Bibliografia:
Samuel M, Berry C, Dubé MP, et al. Long-term trials of colchicine for secondary prevention of vascular events: a meta-analysis. Eur Heart J. 2025;46(26):2552-2563. doi: 10.1093/eurheartj/ehaf174. leggi
d’Entremont MA, Poorthuis MHF, Fiolet ATL, et al. Colchicine for secondary prevention of vascular events: a meta-analysis of trials. Eur Heart J. 2025;46(26):2564-2575. doi: 10.1093/eurheartj/ehaf210. leggi

