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Sclerosi multipla, riduzione di recidive e progressione con cladribina

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Sclerosi multipla, secondo i risultati di un nuovo studio italiano riduzione di recidive e progressione con cladribina

Nella rivista “Neurology, Neuroimmunology, and Neuroinflammation” sono stati pubblicati i risultati di uno studio retrospettivo multicentrico condotto in Italia, basato sul Registro Italiano della Sclerosi Multipla (RISM), che ha documentato una netta riduzione dell’attività recidivante e della progressione indipendente da recidive (PIRA) in pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante (RMS) trattati con cladribina.

Lo studio è stato coordinato da Tommaso Guerra, Maria Trojano e Pietro Iaffaldano dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.

Sono stati inclusi nell’analisi pazienti con RMS che, a partire dal 2018, erano stati trattati con almeno un ciclo di cladribina e registrati nel RISM.

I soggetti precedentemente sottoposti ad altri trattamenti modificanti la malattia (DMT) sono stati stratificati in funzione dell’efficacia presunta delle terapie precedenti (moderata vs elevata).

L’effetto di cladribina è stato valutato sia sull’indice annualizzato di recidiva (ARR), sia sulla comparsa di eventi PIRA, con stratificazione per età all’inizio del trattamento (<50 vs ≥50 anni) e per DMT precedente. Il confronto degli ARR è stato effettuato mediante modelli negativi binomiali, mentre l’analisi degli eventi PIRA ha impiegato il modello di regressione Cox di tipo Ghosh-Lin per la media marginale.

La coorte complessiva comprendeva 2.329 pazienti con età mediana di 36,5 anni (IQR 29,2–45,2) al momento dell’inizio della terapia. Di questi, 1.488 (63,9%) avevano ricevuto due cicli di cladribina. L’ARR si era ridotto significativamente (p < 0,0001), passando da 0,96 (IC 95% 0,91–1,02) nei due anni antecedenti il trattamento a 0,09 (0,08–0,11) nei due anni successivi.

Nel complesso, durante il periodo libero da cladribina, erano stati documentati 133 eventi PIRA, contro 54 verificatisi sotto trattamento (HR 0,711, IC 95% 0,531–0,952, p = 0,0219), confermando un impatto favorevole della terapia anche in termini di progressione clinica indipendente dalle recidive.

Analisi stratificata per età e storia terapeutica
Le analisi stratificate per età e per tipo di DMT precedentemente somministrato hanno confermato la significatività statistica e clinica dei risultati ottenuti sull’intera coorte. Sia tra i pazienti più giovani che in quelli di età ≥50 anni, cladribina aveva determinato una marcata soppressione dell’attività recidivante e una riduzione del rischio di progressione prolungata indipendente dalle recidive.

In modo analogo, sia i soggetti naïve sia quelli già trattati con DMT moderatamente o altamente efficaci avevano beneficiato della terapia con cladribina, con evidenze sovrapponibili in termini di calo dell’ARR e degli eventi PIRA.

L’efficacia del trattamento risultava pertanto mantenuta indipendentemente dall’età o dalla storia terapeutica precedente, suggerendo un’ampia applicabilità clinica della cladribina nella popolazione RMS.

Prescrizioni successive
Alla conclusione del trattamento con cladribina, le opzioni terapeutiche successive si erano differenziate in base ai profili clinici individuali. Le terapie prescrittive prevalenti risultavano rappresentate da ocrelizumab, ofatumumab e natalizumab, in linea con strategie ad alta efficacia per la prevenzione della ripresa dell’attività di malattia. Otto pazienti erano stati sottoposti a un ciclo aggiuntivo di cladribina.

Bibliografia:
Guerra T, Copetti M, Zanetta C, et al. The Italian Multiple Sclerosis Register Experience With Cladribine: Impact on Relapses, PIRA, and Treatment Sequencing Strategies Evaluation. Neurol Neuroimmunol Neuroinflamm. 2025;12(4):e200415. doi: 10.1212/NXI.0000000000200415. leggi

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