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Agonisti GLP-1 per obesità: ecco quali pazienti rispondono meglio alla terapia

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Obesità: trattamento prolungato, assenza di diabete e utilizzo di semaglutide cruciali per una perdita di peso efficace nei pazienti trattati con agonisti del recettore del GLP-1

Trattamento prolungato, assenza di diabete e utilizzo di semaglutide sembrano rappresentare fattori cruciali per una perdita di peso efficace nei pazienti trattati con agonisti del recettore del GLP-1 (GLP-1 RA). È quanto emerge da uno studio retrospettivo pubblicato nel luglio 2025 su Diabetes, Obesity and Metabolism, che ha analizzato i pattern di variazione ponderale e i relativi predittori in pazienti sovrappeso o obesi sottoposti a trattamento con GLP-1 RA, in particolare semaglutide e liraglutide.

Lo studio: popolazione, farmaci e metodologia
La ricerca, coordinata da Jingxuan Wang, MD e Chu Lin, MD del Peking University People’s Hospital, ha incluso 679 pazienti che avevano avviato la terapia tra novembre 2022 e ottobre 2024. La coorte era costituita prevalentemente da donne (69%), con un’età media di 37 anni e un BMI medio pari a 33,4; il 21% era affetto da diabete di tipo 2. I pazienti erano stati trattati con diverse molecole della classe dei GLP-1 RA: liraglutide, dulaglutide, exenatide, lixisenatide, beinaglutide, PEG-loxenatide e semaglutide. Tuttavia, nei soggetti non diabetici, solo semaglutide e liraglutide erano prescritti in modalità off-label, previo consenso informato.

Meccanismo d’azione e andamento del peso corporeo
Gli agonisti del recettore del GLP-1 mimano l’azione dell’omonimo ormone incretinico, stimolando la secrezione insulinica in maniera glucosio-dipendente, rallentando lo svuotamento gastrico e riducendo l’appetito. Questi effetti sinergici favoriscono la riduzione del peso corporeo, anche in assenza di diabete. Nel presente studio, i pazienti sono stati monitorati a 3, 6 e 12 mesi, e l’andamento ponderale è stato classificato in tre fenotipi: perdita di peso significativa, peso stabile e recupero ponderale. È emerso che una durata maggiore della terapia era associata a risultati più favorevoli nel tempo.

Risultati e variabili predittive
Per identificare i fattori predittivi di efficacia, sono state condotte analisi di regressione logistica univariata e multivariata. I risultati hanno evidenziato un’associazione positiva tra perdita di peso e durata del trattamento (OR = 1,014; IC 95%, 1,008–1,019), utilizzo di semaglutide (OR = 2,138; IC 95%, 1,162–3,935), assenza di diabete (OR = 2,176; IC 95%, 1,242–3,812) e percentuale elevata di massa grassa corporea. Quest’ultima si è rivelata un predittore favorevole sia negli uomini (OR = 3,990; IC 95%, 1,118–14,246) che nelle donne (OR = 2,266; IC 95%, 1,179–4,354). Anche la funzione beta-cellulare, misurata con l’indice HOMA-β, ha mostrato una correlazione significativa con l’efficacia della terapia (OR = 4,912; IC 95%, 1,480–16,034).

Un elemento inatteso è emerso nei soggetti con prediabete: coloro con un tasso di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) più elevato al basale mostravano una maggiore tendenza a riguadagnare peso nel tempo (p = 0,009). Secondo Ji, questo fenomeno potrebbe essere legato a uno stato di iperfiltrazione renale tipico dell’obesità, che tende a normalizzarsi con la perdita di peso. Tuttavia, ulteriori studi saranno necessari per confermare questa ipotesi. Anche i livelli di creatinina sierica e altre variabili come il tasso metabolico basale, la massa muscolare scheletrica e quella addominale e degli arti hanno mostrato un’associazione non lineare con l’andamento del peso, suggerendo un ruolo dei parametri metabolici nella modulazione della risposta clinica.

Approcci personalizzati e implicazioni cliniche
L’insieme di questi risultati conferma l’importanza di un approccio terapeutico personalizzato nella gestione dell’obesità con GLP-1 RA. La stratificazione dei pazienti in base alla durata della terapia, al tipo di farmaco utilizzato, alla presenza o meno di diabete e alla composizione corporea iniziale potrebbe permettere di migliorare gli esiti terapeutici e ridurre il rischio di insuccesso o di recupero ponderale. Secondo gli autori dello studio, queste osservazioni forniscono indicazioni utili per selezionare con maggiore precisione i pazienti più idonei alla terapia e per comprendere meglio i meccanismi alla base della variabilità di risposta.

Randy Seeley, direttore del Michigan Nutrition Obesity Research Center, ha commentato che i dati dello studio cinese sono coerenti con quanto già osservato in letteratura. “Anche se si tratta di uno studio di dimensioni contenute, conferma evidenze emerse in studi più ampi,” ha dichiarato. Il ruolo di semaglutide come opzione preferenziale per la perdita di peso nei pazienti non diabetici appare sempre più consolidato.

Prospettive future
La crescente diffusione dell’impiego di GLP-1 RA anche al di fuori dell’ambito diabetologico, in particolare nella gestione dell’obesità e del sovrappeso in pazienti non diabetici, rende ancora più urgente la definizione di criteri predittivi di efficacia. Migliorare la selezione dei candidati alla terapia potrebbe contribuire non solo a potenziarne l’efficacia, ma anche ad aumentare l’aderenza terapeutica e a contenere i costi nel lungo periodo. Sebbene i risultati dello studio siano promettenti, trattandosi di un’analisi retrospettiva, sarà necessario confermare queste osservazioni attraverso studi prospettici più ampi e controllati.

Bibliografia
Wang J, Lin C, et al. Glucagon-like peptide-1 receptor agonist treatment associated weight fluctuation and influencing factors in patients with overweight or obesity. Diabetes Obes Metab. 2025;e16552. doi:10.1111/dom.16552. leggi

Wilding JPH, Batterham RL, Calanna S, et al. Once-Weekly Semaglutide in Adults with Overweight or Obesity. N Engl J Med. 2021;384(11):989-1002. leggi

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