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A Monte Sole Zuppi legge i nomi dei 12mila bambini uccisi a Gaza e in Israele

ZUPPI

Zuppi legge i 12mila nomi dei bambini uccisi a Gaza e in Israele: “Ogni bimbo è innocente”. La preghiera dell’arcivescovo di Bologna a Monte Sole

La morte di circa 12.000 bambini uccisi nella Striscia di Gaza e in Israele “susciti scelte finalmente lungimiranti di pace e non tragicamente opportunistiche”. Perché “non perdano la vita altri innocenti”. E’ la preghiera del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente Cei, che ha guidato a Monte Sole un momento di raccoglimento in memoria delle piccole vittime in Terra Santa. I loro nomi, sia quelli uccisi il 7 ottobre sia quelli di Gaza, sono stati letti tra le rovine della chiesa di Casaglia, nei luoghi dell’eccidio nazifascista del 1944. Zuppi esorta ricorda che “ogni bambino è innocente” e citando i testi ebraici aggiunge: “Ogni persona è un nome. Li ricordiamo perché nessuno può essere mai un numero, una statistica”.

Per questo, spiega il presidente Cei, “pronunceremo uno ad uno i loro nomi, a iniziare dagli uccisi il 7 ottobre dalla follia omicida di Hamas, dalla quale bisogna prendere le distanze, come da qualsiasi ideologia o calcolo che riduce l’altro a un oggetto, a qualcosa di residuale, a un nemico”. I bambini uccisi “chiedono di impegnarci tutti a trovare o perseguire con più intelligenza e passione la via della pace, iniziando dal cessate il fuoco e da offrire le condizioni per farlo, dalla liberazione degli ostaggi al non prendere in ostaggio un intero popolo”. Secondo Zuppi, “la domanda che ci deve inquietare è: Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per la pace?”. Zuppi spera che il pianto dei bambini e dei loro cari “possa risvegliarci tutti, susciti l’intelligenza creativa e abile per costruire la pace, rafforzi la diplomazia e chi cerca il dialogo, difenda il rispetto indiscusso dei diritti perché il loro sacrificio sia seme di pace e inizio di una fraternità ritrovata. Il nome di Dio è nome di pace. Sia così”.

Monte Sole, prosegue il cardinale, è il luogo in cui “il tempio di Dio che è ogni persona venne profanato dalla violenza e il sangue di Abele sparso”. E proprio da qui “oggi sentiamo la voce del sangue di nostro fratello che grida da tanti suoli della terra- afferma Zuppi- quel grido che Dio fa suo e che gli uomini ignorano, non considerano. Questo è un luogo di tenebre e di luce, di morte e di vita, di strage degli innocenti e di speranza sul mondo, di tante Rachele che piangono i propri figli che non sono più, e di luce della vita che non finisce”. A Monte Sole, insiste l’arcivescovo di Bologna, “sentiamo chiaro il giudizio di Dio sulla nostra vita, giudizio di cui abbiamo bisogno perché non ci crediamo tranquilli nelle nostre sicurezze, senza vergogna per quello che accade, banalmente prigionieri del miope e colpevole egocentrismo”.

Il giudizio, spiega poi Zuppi, è legato in particolare a “due domande con le quali dobbiamo fare i conti. E sta a noi trovare la risposta che ci fa capire, cambiare, lasciarci amare”. Sono le due domande che, nella Bibbia, vengono rivolte a Caino: “Dov’è tuo fratello? Che hai fatto?”. Per questo oggi, “con tanto disorientamento nel cuore, siamo qui- afferma il cardinale- per scendere nell’abisso di questa disperazione, per comprenderne le responsabilità, per trasformare i segni dei tempi in segni di speranza, per chiedere che non perdano la vita altri innocenti”. A Monte Sole, insiste il cardinale, “tutti i giorni si prega per tutte le vittime del fratello che alza le mani su suo fratello. Qui non si è di parte, ma si cerca, si trova e si sceglie l’unica parte che è quella di Dio ed è quella di ricostruire la fraternità, che può salvare l’uomo dal distruggere se stesso”.

Questo è dunque “un momento di preghiera- spiega Zuppi- la preghiera non ci porta fuori dal mondo ma dentro. La sofferenza diventa intercessione, perché la creazione e le creature chiedono vita, futuro, speranza. Non chiedono guerra, ma pace”. Ogni nome di bambino ucciso, afferma il cardinale, “è una richiesta a Dio, ma anche agli uomini, perché li ascoltiamo, ci lasciamo toccare dall’ingiustizia che ha travolto la loro fragilità. La loro morte, di tutti loro e di ognuno, susciti le lacrime di commozione e le scelte finalmente lungimiranti di pace e non tragicamente opportunistiche”. Zuppi ci tiene a mettere in chiaro anche un altro aspetto. “Non c’è classifica nel dolore- afferma- siamo qui per chiedere che nella Terra Santa ogni persona, a cominciare dai più piccoli, non perda la sua vita per colpa di suo fratello”.

Il presidente Cei invita, in un altro passaggio, a sentire “fratelli tutti questi piccoli. Il giudizio di Dio non si addomestica, non asseconda nessuna delle nostre giustificazioni o convinzioni, i calcoli cinici, le ossessioni blasfeme, ci aiuta a rientrare in noi stessi, interrogandoci sul nostro fratello per capire chi siamo, per ritrovarlo”. Per Zuppi è anche necessario “liberarci dai chiacchiericci pieni di vanità e di insolente superficialità, dalle polarizzazioni ignoranti, interessate e presuntuose, dalle pavidità colpevoli, dagli odi e dalle parole che coltivano rancore e vendetta, da letture politiche interessate e meschine che offendono e deformano la verità, dalle enfasi nazionalistiche che tradiscono l’esigenza di fratellanza, di fratellanza universale e di rispetto sacro per ogni persona”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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