Casi di botulino in Calabria, a Diamante due decessi e sette ricoverati. I pm di Paola aprono due filoni di indagine, alimentare e sanitario
Indagini incorso sui gravi episodi di intossicazione da botulino in Calabria, riconducibili al cibo somministrato da un furgoncino da food truck. La Procura di Paola fa il punto diramando una nota ufficiale: conferma che le vittime su cui si sta facendo luce sono salite a due, sette i casi di contagio accertati, di cui due ricoverati in terapia intensiva all’ospedale “Annunziata” di Cosenza. Ma soprattutto, i Pm annunciano che al momento sono indagate tre persone per i reati di omicidio colposo e commercio di sostanze alimentari nocive.
LE VITTIME
Le persone decedute, spiega la Procura, sono un uomo originario del Napoletano e una donna residente nel cosentino, a Praia a Mare, deceduta nella giornata del 7 agosto (non ricoverata all’ospedale di Cosenza, ndr). Si conferma come vittima da intossicazione da botulino non solo Luigi di Sarno, l’ambulante e artista di 52 anni di Cercola, nel Napoletano, morto dopo aver mangiato un panino con salsiccia e cime di rapa. Sarebbe stata stroncata dalla tossina mortale anche quella che fino a ieri era ritenuta una presunta vittima dell’intossicazione, Tamara D’Acunto, 45enne di Diamante, deceduta mercoledì 6 agosto 2025 e seppellita l’indomani nel cimitero di Cirella, frazione di Diamante. Anche lei si è sentita male dopo aver mangiato un panino allo stesso food truck in cui si è servita l’altra vittima.
L’AUTOPSIA
La salma della donna e quella di Luigi di Sarno saranno sottoposte ad autopsia, disposta dalla Procura per martedì prossimo, 12 agosto. Per il campano l’esame sarà effettuato presso l’ospedale San Giovanni di Lagonegro. Lo stesso giorno sarà effettuata la riesumazione della donna di Diamante. Per entrambi gli esami, la procura di Paola ha incaricato un organo collegiale composto da diversi medici dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.
“FURGONE SOTTO IL SOLE TUTTO IL GIORNO, FAVORITA LA PROLIFERAZIONE DI TOSSINE”
Sembrerebbero due i filoni di indagine seguiti dai Pm. Il primo riguarda il consumo dell’alimento che avrebbe causato i decessi. “Le indagini- spiegano infatti i Pm- hanno sinora consentito di accertare che le vittime e i soggetti contagiati avevano consumato un alimento potenzialmente contaminato, acquistato da un commerciante ambulante operante nel territorio di Diamante”.
Su disposizione del Sostituto Procuratore, D.ssa Maria Porcelli è stato quindi sequestrato il furgone della vendita ambulante. “I primi rilievi indicano che il mezzo stazionava per l’intera giornata sotto il sole- entrano in dettaglio i Pm- condizione che potrebbe aver favorito la proliferazione delle tossine botuliniche in prodotti deperibili, soprattutto se non adeguatamente conservati”.
CHI SONO GLI INDAGATI
Alla stato, risultano tre persone indagate a Vario titolo per i reati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive: il commerciante ambulante che avrebbe venduto il prodotto contaminato e i legali rappresentanti di due ditte che avrebbero fornito gli alimenti utilizzati per la preparazione dei prodotti venduti. Lo chiarisce la procura stessa, chiarendo poi che “le ipotesi accusatorie sono in fase embrionale e saranno sottoposte a ulteriori verifiche tecniche e scientifiche, anche con il supporto dei Nas e dell’Asp di competenza”.
FOCUS SU POSSIBILI RESPONSABILITÀ DEI SANITARI
Un secondo filone di indagine potrebbe riguardare l’accertamento di eventuali responsabilità da parte di sanitari e medici a cui le due vittime si erano rivolte prima del repentino peggioramento. “Va evidenziato che, in alcuni casi, il decorso clinico è stato aggravato dalla mancata tempestiva diagnosi- sottolinea la Procura- in quanto i sintomi non sono stati immediatamente riconosciuti come compatibili con intossicazione da botulino, ritardando pertanto l’avvio del trattamento specifico”.
All’insorgere dei sintomi sia Di Sarno che D’acunto si sarebbero infatti rivolti ad una clinica privata di Belvedere Marittimo: all’uomo gli è stato consigliato di recarsi in una struttura ‘più attrezzata’, ma lo stesso ha poi deciso di proseguire il suo viaggio per rientrare in Campania, quando poi per strada le condizioni si sono aggravate. Anche la donna si sarebbe recata nella stessa clinica, dove però non sarebbe stata sottoposta ad alcuna terapia.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

