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Termovalorizzatore di Roma, ecco quando finiranno i lavori

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Termovalorizzatore di Roma, ecco quando finiranno i lavori: la tempistica emerge dalla lettura del contratto di concessione dello scorso 6 maggio tra Roma Capitale e RenewRome Srl

Ci vorranno tre anni e mezzo (mese più, mese meno) per vedere in funzione il termovalorizzatore di Roma e i suoi 4 impianti ancillari: quello che ogni anno tratterà 150mila tonnellate di ceneri pesanti e le trasformerà in materie prime secondarie, quello sperimentale che catturerà una parte dell’anidride carbonica emessa, quello di teleriscaldamento per alcune case a 3 km di distanza e il fotovoltaico.

E’ la tempistica che emerge dalla lettura sia del contratto di concessione dello scorso 6 maggio tra Roma Capitale e RenewRome Srl (partecipato per il 57% da Acea Ambiente, per il 30 da Suez Italy, per il 9,9% da Kanadevia Inova, per il 3% da Vianini Lavori e per lo 0,1% da RMB) per la progettazione, realizzazione e gestione per 33 anni e 7 mesi (di cui 30 di esercizio) del termovalorizzatore e degli impianti ancillari di cui sopra (per i quali Roma Capitale contribuirà con 40 mln) sia dei documenti allegati, tra cui il piano di Fattibilità Tecnico-Economica e il cronoprogramma.

Proprio a pagina 6 del cronoprogramma, visionato dall’agenzia Dire, si legge: ‘Nell’ambito delle attività preliminari di cui al precedente punto, vengono avviate anche le attività di costruzione delle cosiddette opere anticipate (avviate anticipatamente rispetto alla consegna dei lavori) consistenti in: splateamento dell’area; spostamento dell’opera idraulica Fosso della Cancelliera; realizzazione paratia di confine lato Sud. La durata di tali attività è di circa 7 mesi. L’avvio anticipato di tali attività permette di preparare l’area e risolvere le interferenze planimetriche con gli edifici del polo impiantistico, la cui costruzione può pertanto essere avviata alla data della consegna dei lavori, contestualmente alla prosecuzione delle suddette opere. Ciò consente la realizzazione del polo impiantistico in 32 mesi dalla consegna dei lavori’.

Quindi, 7 mesi di durata di opere anticipate e poi altri 32 per la realizzazione di tutti gli impianti. Totale 39 mesi, ai quali bisogna aggiungere il periodo di esercizio provvisorio (prima dell’emissione del certificato di collaudo) stimato dalla tabella in 4 mesi e mezzo. Nella colonna orizzontale della tabella di cronoprogramma sono segnati 44 mesi, in quella verticale invece le azioni da compiere. Per ora le due colonne si incrociano al secondo mese e alla seconda attività: stipula contratto concessione. La terza recita ‘procedimento autorizzativo impianto di termovalorizzazione ed impianti ancillari’ e su questo non si hanno notizie di inizio della procedura (i comuni limitrofi dei Castelli avevano chiesto di partecipare e non hanno ricevuto finora alcuna comunicazione).

Insomma, se si partisse oggi con i cantieri il termovalorizzatore (e impianti annessi) sarebbe pronto a bruciare 600mila tonnellate l’anno di rifiuto tal quale da febbraio 2029. Comunque sia, molto lontano dall’estate 2027 indicata dal sindaco Gualtieri lo scorso ottobre nella conferenza stampa di presentazione del progetto vincitore della gara, ideato dalla RTI con Acea Ambiente capofila, anche perché unico partecipante. Sempre in quella sede il sindaco disse che il costo per bruciare una tonnellata di rifiuto sarebbe stato di 178,50 euro. In realtà non sarà così.

Perché quel prezzo di partenza offerto dai vincitori ogni anno subisce una rivalutazione Istat, pari al 2% circa, e così se il termovalorizzatore dovesse effettivamente accendere i motori tra 3 anni e mezzo, Ama dovrà pagare a RenewRome 213,08 euro per ogni tonnellata che conferirà in impianto quell’anno, come si legge nel paragrafo ‘Ricavi da Gate Fee’ dell’Analisi di fattibilità finanziaria degli investimenti. Questo corrispettivo salirà a 218 euro nel 2030, toccherà i 250 euro nel 2037 e sfiorerà i 380 euro per tonnellata (precisamente 379,6 euro) nel 2058, ultimo anno di gestione previsto.

I RICAVI

L’attività di bruciare rifiuti (prevalentemente per trasformarli in energia elettrica e calore) darà la maggior parte degli oltre 7 miliardi di ricavi nei 30 anni di concessione (la tabella di Renew Roma parte dal 2027 e arriva al 2058): ‘I ricavi di progetto considerati nel PEF- si legge- risultano complessivamente pari a euro 7.033,8 mln circa e sono suddivisi nelle seguenti macro-voci: ‘Gate Fee’, sono relativi alla tariffa (‘Gate Fee’) applicata ad ogni tonnellata di RSU conferita al termovalorizzatore.

Tali ricavi risultano pari a complessivi Euro 5.172,6 mln circa; Cessione Energia, sono riferiti alla vendita di energia elettrica al mercato prodotta dal processo di termovalorizzazione e risultano pari a complessivi euro 1.850,7 mln circa (al netto della componente di autoconsumo); Ancillari, sono riferiti alla cessione dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico ed alla vendita del calore del Teleriscaldamento. I ricavi ancillari sono pari a complessivi euro 10,5 mln circa’.

QUALI RIFIUTI VERRANNO SMALTITI

Nel termovalorizzatore potranno andare solo i rifiuti prodotti da Roma? Il contratto di concessione sembra dire di no: ‘Il concessionario- si legge- avrà diritto in ogni momento di sfruttare la capacità del termovalorizzatore, impegnata come impianto ‘minimo’ o comunque nel perimetro della regolazione dell’Arera e tuttavia inutilizzata, per conferimento di rifiuti soggetti al corrispettivo di conferimento di mercato’.

Affinché l’impianto funzioni sempre al massimo delle sue capacità di bruciare rifiuti, c’è un punto del contratto che tira in ballo direttamente Roma Capitale: ‘Il concedente si impegna in particolare a fare quanto in proprio potere, per quanto di propria competenza, al fine di assicurare la bancabilità dell’iniziativa e al mantenimento dell’Equilibrio Economico Finanziario per assicurare che a partire dalla messa in esercizio provvisorio: i rifiuti disponibili nel territorio di Roma Capitale ed eventualmente in altre zone di influenza del concedente siano destinati al termovalorizzatore per la saturazione della relativa capacità in coerenza con i quantitativi assunti nel piano economico finanzario’.

Se al momento non è facile ipotizzare quali possano essere le ‘altre zone di influenza’ di Roma Capitale da cui portare rifiuti al termovalorizzatore, è invece certo che nel progetto di fattibilità non viene affatto esclusa un’altra delle preoccupazioni dei cittadini che si oppongono alla costruzione dell’impianto: la captazione di acqua dai pozzi.

Anzi, questa possibilità è presente anche se in ultima istanza: ‘Dal punto di vista ambientale, la risposta al fabbisogno idrico, già minimizzato attraverso diverse ottimizzazioni ed efficientamenti del processo (ad esempio mediante la condensazione del vapore acqueo dai fumi di combustione), viene attuata, in ordine gerarchico, mediante: il recupero dell’acqua meteorica, il ricorso a fonte esterna (riutilizzo dell’acqua in uscita dal depuratore di Santa Maria in Fornarola gestito dalla società Acea Ato2 SpA) e, solo in ultimo, mediante l’eventuale emungimento dai pozzi da realizzare in situ. Il bilancio idrico comprende i fabbisogni del termovalorizzatore e degli impianti ancillari’.

Quando l’impianto funzionerà a regime ‘la richiesta di acqua da fonti esterne, nell’ipotesi più conservativa di nessun recupero di acque piovane, è pari a circa 10 m3/h’.

COME ARRIVERRANO I RIFIUTI

Un altro tema che ha fatto molto discutere (soprattutto tra Regione e Roma Capitale) è quello relativo al modo in cui arriveranno i rifiuti al termovalorizzatore. Gualtieri ha garantito l’arrivo con i treni, il governatore Rocca si è schierato fortemente contro l’utilizzo di camion per non ingolfare l’Ardeatina, ma la documentazione progettuale parla solo di trasporto su gomma: ‘Data la taglia di impianto, pari a 600.000 tonnellate/anno di rifiuto indifferenziato, e la possibilità di conferimento h24 gg 7/7, si è stimato un quantitativo giornaliero di rifiuti in ingresso di circa 2.000 tonnellate- si legge ancora- Si è ipotizzato che le stesse arrivino in impianto con trasporto su gomma con mezzi di varia natura e differente capacità. Nel progetto, si è stimata una media di conferimento di 100 mezzi giornalieri (circa 20 tonnellate per mezzo) che potranno avere accesso al sito in maniera continuativa’.

Ai mezzi che porteranno rifiuti andranno aggiunti i ‘veicoli per il trasporto di: chimici per la linea di trattamento fumi e l’impianto di cattura della CO2; reagenti per la linea di trattamento delle acque di caldaia; reagenti per gli impianti di trattamento scorie; ceneri leggere da avviare a trattamento di inertizzazione presso impianti esterni al sito; metalli e residui recuperati dall’impianto di trattamento delle scorie; rifiuti liquidi e solidi prodotti dal polo impiantistico. I mezzi per il trasporto dei chemicals, dei rifiuti prodotti, delle scorie trattate e della CO2 prodotta saranno invece distribuiti dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 06-18. Si stima un flusso di circa 40 mezzi pesanti/giorno distribuiti su circa 12 ore’.

Dove entreranno e da dove usciranno questi mezzi? ‘Sono previsti quattro varchi distinti, uno di ingresso e uno di uscita per i mezzi pesanti (su Via Cancelliera), uno di emergenza (su Via Ardeatina), ed uno di ingresso/uscita per i mezzi leggeri (su Via Cancelliera).

Il layout del polo impiantistico è stato studiato per evitare l’insorgenza di criticità legate all’esercizio dell’impianto sulla viabilità esterna, garantendo un’area di stazionamento interna in grado di assorbire eventuali punte di traffico dei mezzi pesanti (trasporto rifiuti, chemicals, ecc.) destinati al polo’.

La principale innovazione di questo polo ‘capeggiato’ dal termovalorizzatore è l’impianto sperimentale per la cattura dalla Co2 prodotta dalla combustione dei rifiuti. Ma nella documentazione prodotta a Roma Capitale il raggruppamento temporaneo di imprese che ha redatto il progetto non ha saputo dire quanta ne verrà ‘presa’ prima che finisca in atmosfera, a danno della lotta contro i cambiamenti climatici: ‘L’impiantistica per la cattura della CO2 sarà di tipo sperimentale e prevede la cattura e la liquefazione, mediante un impianto ad ammine, fino a 50 kg/h di CO2.

In funzione delle ore annue di esercizio e del regime di funzionamento operabile, data la natura sperimentale dell’impianto, verrà determinato l’effettivo quantitativo annuo di CO2 catturata’. I comitati sono già mobilitati, temono la partenza dei primi cantieri in questi giorni, in concomitanza con le vacanze estive che dovrebbero aiutare ad attenuare eventuali problemi di ordine pubblico.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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