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Inchiesta urbanistica: Beppe Sala spiega perché ha scelto di non dimettersi

beppe sala

Beppe Sala spiega a Rtl la scelta di andare avanti e di non dimettersi. Non nega che ci possano essere stati errori, ma rivendica anche il fatto che Milano sia migliorata negli ultimi 20 anni

“Quelle di Meloni sono parole corrette, non possiamo essere legalitari a corrente alternata”. Così Giuseppe Sala, sindaco di Milano, interviene ai microfoni di Rtl 102.5 sull’inchiesta che lo vede indagato, ricordando che la premier, una decina di giorni fa, ha detto che un avviso di garanzia non implica l’automatismo delle dimissioni. Sala ribadisce: “Il giudice per le indagini preliminari ha negato che io abbia fatto induzione, cioè pressioni per far approvare qualcosa. Resta solo l’accusa di aver firmato la nomina della Commissione Paesaggio. Vi spiego come funziona: facciamo un bando pubblico, spesso riceviamo segnalazioni da associazioni di architetti e altri enti. Una commissione interna con dirigenti comunali valuta tecnicamente i candidati e il sindaco, alla fine, firma. Qualcuno davvero pensa che il sindaco faccia personalmente l’analisi dei componenti uno per uno? La giustizia farà il suo corso, ma stiamo parlando di questo: una mia firma su una proposta elaborata per mesi da una commissione tecnica”.

“LA CITTÀ È MIGLIORE, QUALCHE ERRORE CI PUÒ STARE”

“Non sto dicendo che le cose siano state fatte a mia insaputa, sarebbe deresponsabilizzante. A Milano possono esserci state operazioni non corrette, ma nella stragrande maggioranza le operazioni immobiliari che sono state fatte hanno un senso, anzi le rivendico“. Così Giuseppe Sala, sindaco di Milano, chiarisce ai microfoni di Rtl 102.5 la sua posizione sulle inchieste giudiziarie che hanno colpito l’urbanistica cittadina. “È inutile che mi nasconda dietro un dito, dicendo ‘No, non me ne sono accorto’. Milano oggi è meglio di anni fa, e qualche errore ci può stare“, aggiunge Sala.
“Se il tema è ‘per non sbagliare, stare fermi e lasciare le cose come sono’, non è questo il motivo per cui i milanesi mi hanno eletto. Però lungi da me dire ‘No, non è colpa mia’: se ci sono errori, la colpa è mia. Poi vedremo la forma della colpa”.

“PROVATO DALL’INCHIESTA. NON VA BENE CHE L’ABBIA SAPUTO DAL CORSERA”

“Sono un po’ provato, non è piacevole questa situazione, ma alla fine la passione e la voglia di lavorare prevalgono. Per cui, andiamo avanti con intensità. Io ho saputo di essere indagato alle 10 di sera con una telefonata del direttore del Corriere della Sera, in cui mi avvisava che domani avrebbero scritto la notizia. È evidente che qualcuno l’ha detto ai giornalisti. Questa, purtroppo, non è una situazione originale, capita sempre: è qualcosa che, a mio avviso, in un paese democratico non va assolutamente bene però vedo che lo si accetta. Al di là dell’amarezza, le cose stanno così”. Lo dice il sindaco di Milano, Beppe Sala, intervenuto su Rtl 102.5.

“C’è una definizione inglese, che i mezzi di comunicazione conoscono bene, che è ‘mainstream’, cioè la corrente principale convenzionale- prosegue Sala- Si passa dal magnificare il ‘modello Milano’, in cui è tutto perfetto, a renderlo il ‘sistema Milano’. Queste cose non servono e non corrispondono alla realtà, assolutamente. Chi fa per definizione sbaglia, però io continuo a dirlo: se noi prendessimo qualsiasi milanese e lo portassimo in giro per la città a vedere com’è oggi ogni singolo quartiere, con le fotografie in mano di vent’anni fa, alla domanda ‘Milano è migliorata?’, la risposta è ‘Sì, Milano è migliorata‘. Poi la giustizia farà il sui corso e ci mancherebbe altro, però non possiamo buttare tutto via. Alla fine, Milano ha fatto un percorso ed è l’unica città internazionale italiana ad essersi sviluppata così, anche attraverso possibili errori, ma buttare via tutto mi sembra una cosa profondamente sbagliata”.

Per il sindaco di Milano “ci sta tutto, ma alla fine prevale una cosa: il senso del dovere. Ho 67 anni, ho fatto tante cose nella vita, non è che continuo a coltivare l’ambizione. Guardo al futuro con disincanto, non ho bisogni da soddisfare, tranne il senso del dovere. Credo che Milano abbia ancora bisogno, poi torneremo dalle vacanze, per chi riesce a farle, a settembre, quando mancheranno 18 mesi. Vediamo di farli al meglio possibile. Io vi garantisco, l’ho fatto solo per senso del dovere, non sono un tipo che molla. Per chi si ricorda l’Expo, non è che è stata una passeggiata di primavera con 5 anni di preparazione. E poi tante volte i problemi finiscono in nulla, io so cosa ho sofferto, ma bisogna anche saper resistere in certi momenti”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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