A 5 anni dall’esplosione del porto di Beirut che provocò 236 morti e oltre 7mila feriti: “Responsabili ancora non individuati”
Due cortei sono partiti dalla piazza dei Martiri e dalla caserma dei pompieri, a Beirut, per commemorare il quinto anniversario dall’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, in cui persero la vita 236 persone.
Alle 18.08 di quel giorno, in un magazzino in cui erano mal conservate quasi 3mila tonnellate di nitrato di ammonio saltarono in aria provocando più di 7mila feriti e devastando il porto insieme a vari quartieri della capitale, segnando una delle più grandi esplosioni non nucleari della storia.
Oltre alla tragedia umana, l’incidente inferse un altro durissimo colpo all’economia libanese che già versava in pessime condizioni, peggiorate nel corso del 2020 dall’impatto della pandemia di Covid. Una tragedia di cui tuttavia non sono ancora stati individuati i responsabili, come hanno denunciato le Nazioni Unite, che hanno esortato a “progressi indispensabili nell’inchiesta giudiziaria”.
Human Rights Watch in una nota avverte che ad oggi “le autorità libanesi devono ancora garantire verità e giustizia alle vittime e alle loro famiglie”. L’organizzazione, citando anche Amnesty International, riferisce che “la ripresa dell’indagine interna nel 2025, dopo una sospensione di due anni, non ha ancora prodotto risultati conclusivi. L’indagine è stata viziata da persistenti ostruzionismi e interferenze da parte di leader politici e funzionari statali determinati a eludere la giustizia.
Per le famiglie delle vittime, questa prolungata negazione di responsabilità è un peso insopportabile”.
Stamani, il presidente della Repubblica Joseph Aoun ha assicurato “impegno per garantire la verità, qualunque siano gli ostacoli e indipendentemente dal rango delle persone coinvolte”.
Nel corso di una cerimonia commemorativa presso la caserma dei pompieri di Beirut, il ministro dell’Interno Ahmed Al-Hajjar ha chiesto che giustizia sia fatta “il più rapidamente possibile”.
Si sono tenute celebrazioni nelle moschee e anche una messa alla chiesa di Saint-Joseph con le famiglie delle vittime, a cui hanno preso parte i ministri dell’Economia Amer Bsat, del’Industria Joe Issa el-Khoury, degli Affari sociali Hanine Sayyed, dell’Informazione Paul Morcos, dell’Energia e dell’Acqua Joe Saddi, e del Turismo Laura el-Khazen Lahoud.
Ma i messaggi di dolore e delusione si moltiplicano in queste ore sui social network, da parte dei libanesi e soprattutto dei familiari delle vittime. Quel 4 agosto del 2020 nell’esplosione al porto perse la vita anche Alexandra Naggear, una bambina di tre anni.
I genitori Tracy e Paul Naggear sui loro profili social hanno denunciato: “Avevamo sperato che questo sarebbe stato un giorno diverso (…) e invece cinque anni dopo rieccoci di nuovo qui. Con il cuore spezzato, arrabbiati e ancora disperatamente in lotta per il tuo diritto, per il nostro diritto, per il diritto di tutti, alla giustizia”.
Da qui la promessa: “Ma quel giorno sta arrivando, Lexou… Non ci fermeremo mai finché giustizia non sarà fatta”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

