Giubileo dei Giovani, la diretta streaming: Papa Leone XIV, in italiano, ha dato il via all’ultima Messa: “Buona celebrazione a tutti”
Le strade della gioventù cattolica hanno portato a Roma, a Tor Vergata, dove un milione di ragazze e ragazzi provenienti da 146 Paesi si sono radunati per celebrare il Giubileo dei Giovani insieme a papa Leone XIV.
Il Papa è atterrato a Tor Vergata alle 7.33 di oggi in elicottero. “Buongiorno a tutti, buona domenica, goodmorning, buenos dias, bom dia, bonjour”, ha detto Leone XIV dal palco, dopo un giro di 40 minuti in papamobile tra la folla: “Spero che abbiate riposate tutti un po’. Tra poco cominceremo la più grande celebrazione che Cristo ci ha lasciato, la sua stessa presenza nell’eucaristia. Che Dio vi benedica tutti. Possa questo essere un momento davvero memorabile per ognuno e tutti noi. Siamo insieme come Chiesa di Cristo, lo seguiamo, viviamo con Gesù Cristo”,
Poi Prevost, in italiano, ha dato il via all’ultima messa del Giubileo dei Giovani: “Buona celebrazione a tutti”.
“La fragilità è parte della meraviglia che siamo” e non è “un tabù da evitare”. Così Leone XIV ha aperto l’omelia della messa a Tor Vergata, momento conclusivo del Giubileo dei giovani, partendo dall’episodio dei discepoli di Emmaus. “Pensiamo al simbolo dell’erba. Non è benissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sottoterra e si prepara ad esplodere a primavera in mille colori”, ha detto il Santo Padre.
“Noi pure, cari amici, siamo fatti così, siamo fatti per questo, non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nel amore, e così aspiriamo continuamente a un di più che nessuna realtà creata ci può dare”, ha aggiunto. “Siamo fatti per questo, non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nel amore, e così aspiriamo continuamente a un di più che nessuna realtà creata ci può dare”.
“Sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci”, esorta il Pontefice, che prosegue: “Ascoltiamola piuttosto, facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini e punta di piedi alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a lui, che ci aspetta, anziché bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con lui verso spazi eterni dell’infinito”.
UNA FOLLA PLANETARIA
Sono arrivati giovani da ogni angolo del mondo, inclusi quelli provenienti da zone segnate dalla guerra: Ucraina, Siria, Iraq, Myanmar, Sud Sudan, Libano. Per accoglierli, Roma ha mobilitato 270 parrocchie, 400 scuole, 40 strutture extra-scolastiche, oltre a case della Protezione Civile e palazzetti dello sport.
“INTERNET PUÒ FARCI DIVENTARE SOGGETTI ADDORMENTATI E DIPENDENTI“
“L’amicizia puo’ veramente cambiare il mondo, l’amicizia è una strada per la pace”, ha detto ieri il Santo Padre.
“Tra le molte connessioni culturali che caratterizzano la nostra vita, internet e i media sono diventati una straordinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all’informazione e alla conoscenza”.
“Questi strumenti risultano però ambigui quando sono dominati da logiche commerciali e da interessi che spezzano le nostre relazioni in mille intermittenze”, il monito di Leone XIV, sulla scorta di Papa Francesco, che ricordava che talvolta i “meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo o dagli algoritmi”.
“Allora le nostre relazioni diventano confuse, sospese o instabili”, il grido d’allarme di Papa Leone, secondo il quale, “quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta”.
“Le relazioni con altre persone sono indispensabili per ciascuno di noi, a cominciare dal fatto che tutti gli uomini e le donne del mondo nascono figli di qualcuno”, ha esordito il Pontefice: “La nostra vita inizia grazie a un legame ed è attraverso legami che noi cresciamo. In questo processo, la cultura svolge un ruolo fondamentale: è il codice col quale interpretiamo noi stessi e il mondo. Come un vocabolario, ogni cultura contiene sia parole nobili sia parole volgari, sia valori sia errori, che bisogna imparare a riconoscere”. “Cercando con passione la verità, noi non solo riceviamo una cultura, ma la trasformiamo attraverso scelte di vita”, l’itinerario suggerito alle nuove generazioni: “La verità, infatti, è un legame che unisce le parole alle cose, i nomi ai volti. La menzogna, invece, stacca questi aspetti, generando confusione ed equivoco”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

