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Fibromialgia: neurostimolazione vagale auricolare può migliorare il sonno

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Neurostimolazione vagale auricolare possibile nuova frontiera per migliorare sonno e sintomi nella fibromialgia

Uno studio pilota italiano pubblicato su Clinical and Experimental Rheumatology ha mostrato che il trattamento con neuromodulazione vagale auricolare può ridurre la gravità della fibromialgia e migliorare la qualità del sonno, con effetti meno marcati sul dolore percepito.

La fibromialgia (FM) è una condizione cronica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, disturbi del sonno, astenia, cefalea, rigidità muscolare, deficit cognitivi, depressione e ansia. Colpisce circa il 3,4% della popolazione, con una prevalenza femminile tre volte superiore a quella maschile. Le cause della FM non sono ancora del tutto chiare, ma si ipotizza il coinvolgimento di fattori genetici, immunologici, infiammatori, endocrini e psicosociali. La mancanza di marcatori biologici specifici rende difficile la diagnosi.

Il trattamento della FM deve essere personalizzato, focalizzandosi sui sintomi più invalidanti. L’approccio più efficace è quello multidisciplinare, che combina terapie farmacologiche e non, ma anche questo approccio ha risultati spesso limitati. Recentemente, si è posta attenzione al ruolo del sistema nervoso autonomo (SNA), responsabile della regolazione delle risposte allo stress. Una sua disfunzione, con iperattivazione del sistema simpatico e alterazione del parasimpatico, può contribuire a sintomi come fatica, rigidità e disturbi del sonno, tipici della FM.
La disfunzione del sistema nervoso autonomo potrebbe giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo del dolore cronico e alterare i livelli sierici di mediatori neuroinfiammatori come il Brain Derived Neurotrophic Factor (BDNF).

Come funziona la neurostimolazione
La stimolazione transcutanea del nervo vago (tVNS) è una tecnica bioelettronica non invasiva che aumenta l’attività del sistema nervoso parasimpatico e vi sono crescenti evidenze che possa modulare la nocicezione e migliorare l’umore e la qualità del sonno.

Il nervo vago, principale componente del parasimpatico, può essere stimolato elettricamente tramite la vagus nerve stimulation (VNS), che può influenzare umore, soglia del dolore e attività del SNA. Tra le tecniche non invasive, l’auricular vagal neuromodulation therapy (AVNT) stimola il ramo auricolare del nervo vago tramite elettrodi posizionati sull’orecchio esterno.
Studi su modelli animali suggeriscono che la VNS possa aumentare i livelli di BDNF, un fattore neurotrofico implicato nella modulazione del dolore, dell’umore e della memoria, i cui livelli sono ridotti nei pazienti con FM.

Efficacia nella fibromialgia
Per questo, l’obiettivo principale di questo studio pilota è stato valutare l’efficacia dell’AVNT nella riduzione della gravità della FM. Obiettivi secondari includevano il miglioramento della qualità del sonno, l’effetto del trattamento dopo 2 o 4 settimane e la variazione dei livelli sierici di BDNF, oltre alla persistenza dei benefici a 4 settimane dalla fine della terapia.
Questo studio pilota longitudinale, condotto presso l’ambulatorio di Fibromialgia del Policlinico Umberto I di Roma, ha valutato l’efficacia dell’auricular vagal neuromodulation therapy nei pazienti con fibromialgia (FM), diagnosticati secondo i criteri ACR 2016. I partecipanti avevano un’età compresa tra 18 e 65 anni e una terapia stabile da almeno 3 mesi. Sono stati esclusi pazienti con patologie gravi o instabili, disturbi psichiatrici, malattie autoimmuni o in gravidanza.

Il trattamento è stato somministrato con il dispositivo che stimola il ramo auricolare del nervo vago tramite un elettrodo applicato al trago dell’orecchio sinistro. La stimolazione è stata eseguita 5 volte a settimana per 4 settimane, 30 minuti al giorno. Frequenza, ampiezza degli impulsi e intensità della corrente erano regolabili in base alla soglia del dolore del paziente.
La severità della malattia è stata valutata attraverso scale clinimetriche (VAS, rFIQ, WPI, SSS), mentre la qualità del sonno è stata misurata con il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), nei tempi T0 (inizio), T2 (2 settimane) e T4 (fine trattamento). È stato anche effettuato un follow-up a 4 settimane dalla fine del trattamento.
Sono stati raccolti campioni di sangue a T0, T2 e T4 per la misurazione dei livelli sierici di BDNF tramite test ELISA.

Tra marzo e maggio 2023, sono stati arruolati 18 pazienti con fibromialgia; 17 hanno completato le quattro settimane di trattamento con AVNT, uno si è ritirato per motivi non legati allo studio.
Dopo due settimane, il punteggio WPI è sceso significativamente (da 12,6 a 8,83; p=0,03), con ulteriore miglioramento alla quarta settimana (7,83; p=0,004). Nessun cambiamento significativo è stato osservato nei punteggi VAS, SSS, rFIQ e PSQI dopo due settimane, ma alla quarta settimana si è riscontrata una riduzione significativa dei punteggi rFIQ totali e sintomatici, e del PSQI.
Tuttavia, dopo quattro settimane dalla fine del trattamento, i punteggi sono tornati ai livelli basali, tranne il componente “impatto complessivo” del rFIQ, rimasto migliorato (p=0,04). Non sono state rilevate variazioni nei livelli sierici di BDNF. Non si sono verificati eventi avversi gravi; gli effetti collaterali lievi sono stati comuni ma ben tollerati.

Il 94% dei pazienti ripeterebbe il trattamento e il 78% lo consiglierebbe ad altri. La terapia è stata valutata con un punteggio medio di soddisfazione di 7,8/10.
Gli autori evidenziano che il trattamento della fibromialgia richiede un approccio multidisciplinare, con interventi non farmacologici (educazione, esercizio fisico, terapia cognitivo-comportamentale) come prima linea. Tuttavia, l’aderenza è spesso scarsa per effetti collaterali o scarsa efficacia. AVNT può rappresentare un’opzione interessante grazie alla facilità d’uso, tollerabilità e potenziale efficacia su più sintomi.

Lo studio pilota ha mostrato un miglioramento della gravità della malattia e del sonno, anche se temporaneo. L’AVNT potrebbe essere utile soprattutto nei disturbi del sonno, dove le terapie attuali sono spesso deludenti. Non sono emersi cambiamenti significativi nel dolore percepito o nei livelli di BDNF. Gli effetti collaterali sono stati lievi e transitori.
Gli autori però precisano che servono ulteriori ricerche per confermare l’efficacia e definire i protocolli ottimali.

Giulio Dolcini et al., Vagal nerve stimulation and fibromyalgia: an additional therapeutic option. Clin Exp Rheumatol. 2025 Jun;43(6):1095-1104.
doi: 10.55563/clinexprheumatol/johqvo. Epub 2025 Jun 27.

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