Tumore al polmone a piccole cellule in stadio esteso, con mantenimento con atezolizumab più lurbinectedina rischio di progressione o morte ridotto del 46%
Un trattamento di mantenimento in prima linea con lurbinectedina più atezolizumab migliora in modo statisticamente significativo e clinicamente rilevante la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale (OS) rispetto al solo atezolizumab nei pazienti con carcinoma polmonare a piccole cellule in stadio esteso (ES-SCLC). Lo dimostrano i risultati dell’analisi primaria dello studio di fase 3 IMforte, presentati al recente congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) e pubblicati in contemporanea sulla rivista The Lancet.
La mediana della PFS è risultata di 5,4 mesi (IC al 95% 4,2-5,8) nei 242 pazienti trattati con la combinazione contro 2,1 mesi (IC al 95% 1,6-2,7) nei 241 pazienti trattati con il solo atezolizumab, differenza che si traduce in una riduzione del 46% del rischio di progressione della malattia o di decesso (HR 0,54; IC al 95%, 0,43-0,67; 2-sided P < 0,0001) per il braccio sperimentale. Inoltre, i tassi di PFS a 6 mesi sono risultati rispettivamente del 41,2% contro 18,7% e quelli di PFS a 12 mesi rispettivamente del 20,5% contro 12%.
L’aggiunta di lurbinectedina ad atezolizumab si è tradotta in un beneficio significativo rispetto al solo atezolizumab anche in termini di OS, con una mediana rispettivamente di 13,2 mesi (IC al 95% 11,9-16,4) contro 10,6 mesi (IC al 95% 9,5-12,2) e una riduzione del 27% del rischio di morte per i pazienti trattati con la combinazione (HR 0,73; IC al 95% 0,57-0,95; 2-sided P = 0,0174). Il tasso di OS a 12 mesi è risultato del 56,3% con la doppietta contro 44,1% con la monoterapia.
I benefici di PFS e OS associati al trattamento di mantenimento con la combinazione sono risultati generalmente coerenti nella maggior parte dei sottogruppi analizzati e il profilo di sicurezza della combinazione non ha riservato particolari sorprese, risultando in linea con i profili di sicurezza già noti di atezolizumab e lurbinectedina.
Possibile nuovo standard di cura
«IMforte è il primo studio di fase 3 a dimostrare un miglioramento della PFS e della OS con il trattamento di mantenimento di prima linea per l’ES-SCLC, evidenziando il potenziale di lurbinectedina più atezolizumab per diventare un nuovo standard di cura per la terapia di mantenimento di prima linea nei pazienti con questa malattia aggressiva e difficile da trattare», ha dichiarato Luis Paz-Ares, dell’Ospedale Universitario 12 de Octubre, Unità di Terapia Polmonare H12O-CNIO, Universidad Complutense e Ciberonc, a Madrid, in Spagna, in una conferenza stampa tenutasi prima del meeting.
«Il carcinoma polmonare a piccole cellule è una malattia che, per le caratteristiche biologiche con cui si presenta, risulta essere particolarmente aggressiva. Al momento della diagnosi, infatti, la patologia si riscontra già allo stadio esteso nel 70% dei casi e solo un paziente su cinque sopravvive per più di 2 anni», ha dichiarato il coordinatore dello studio per l’Italia, Filippo de Marinis, Presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Toracica (AIOT) e Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano. «I risultati dello studio IMforte sono molto incoraggianti e potrebbero cambiare la pratica clinica, dal momento che offrono significativi benefici in termini di sopravvivenza a pazienti che fino a poco tempo fa avevano opzioni di cura limitate».

