Tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione, aggiunta niraparib ad abiraterone acetato più prednisone e a terapia di deprivazione androgenica migliora la sopravvivenza
L’aggiunta di niraparib all’abiraterone acetato più prednisone e alla terapia di deprivazione androgenica può migliorare la sopravvivenza libera da progressione radiografica (rPFS) nei pazienti con carcinoma della prostata metastatico sensibile alla castrazione con mutazioni nei geni della riparazione omologa del DNA.
Queste le conclusioni del trial di fase 3 AMPLITUDE, presentato al convegno annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).
Lo studio è il «primo a dimostrare l’efficacia della combinazione di inibizione di PARP e della via del recettore degli androgeni nel carcinoma della prostata metastatico sensibile alla castrazione con alterazioni dei geni coinvolti nella riparazione omologa del DNA», ha dichiarato Gerhardt Attard, dell’University College London nel Regno Unito, durante la presentazione dello studio al congresso.
Lo studio AMPLITUDE (NCT04497844)
I ricercatori hanno valutato l’efficacia e la sicurezza della terapia di combinazione in 696 pazienti con carcinoma della prostata metastatico sensibile alla castrazione che presentavano almeno una mutazione nei geni della riparazione omologa del DNA.
I pazienti inclusi nel trial potevano essere stati sottoposti a trattamento pregresso fino a 6 mesi con terapia di deprivazione androgenica o docetaxel, fino a 45 giorni di trattamento pregresso con abiraterone acetato e radioterapia palliativa.
I pazienti sono stati randomizzati a trattamento con niraparib (n=348) o placebo (n=348), entrambi in combinazione con abiraterone acetato e terapia di deprivazione androgenica.
Le caratteristiche di base erano ben bilanciate tra i due gruppi in studio. L’età mediana era di 68 anni nel gruppo niraparib e di 67 anni nel gruppo placebo.
Il livello mediano di antigene prostatico specifico (PSA) alla diagnosi era pari, rispettivamente, a 112 ng/mL e a 102 ng/mL.
Più della metà dei pazienti presentava una alterazione BRCA (55% e 56%, rispettivamente).
Risultati principali
In corrispondenza con un follow-up mediano di 30,8 mesi, la rPFS mediana non è stata raggiunta nel gruppo niraparib, mentre ed era di 29,5 mesi nel gruppo placebo ( hazard ratio [HR] 0,63; IC al 95% 0,49-0,80; P = 0,0001).
Nei pazienti con mutazione BRCA, la rPFS mediana non è stata raggiunta nel gruppo niraparib, mentre era di 26 mesi nel gruppo placebo (HR 0,52; IC al 95% 0,37-0,72; P < 0,0001).
Considerando la coorte in toto, il tempo mediano alla progressione sintomatica non è stato raggiunto in nessuno dei due gruppi, ma si è osservato un miglioramento nel gruppo niraparib (HR 0,50; IC al 95% 0,36-0,69; P < 0,0001).
Tra i pazienti con mutazione BRCA, il tempo mediano alla progressione sintomatica non è stato raggiunto in entrambi i gruppi, ma anche qui si è osservato un miglioramento nel gruppo niraparib (HR 0,44; IC al 95%, 0,29-0,68; P = 0,0001).
I dati di sopravvivenza globale (OS) non erano maturi, mentre l’OS mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due gruppi, né nella coorte in toto, né nel sottogruppo con mutazione BRCA.
Tuttavia, si è osservata una tendenza verso un miglioramento dell’OS nel gruppo niraparib in generale (HR 0,79; IC al 95%, 0,59-1,04; P = 0,1) e tra i pazienti con mutazione BRCA (HR 0,75; IC al 95%, 0,51-1,11; P = 0,15).
Sicurezza e tollerabilità
Il tasso di eventi avversi emergenti a seguito del trattamento (TEAEs) è risultato superiore al 99% nel gruppo niraparib e al 98% nel gruppo placebo. I TEAEs di grado 3-4 sono stati rispettivamente del 75% e del 59%. Il tasso di TEAEs fatali è stato del 4% e del 2%.
Tra gli eventi avversi di particolare interesse (nei gruppi niraparib e placebo, rispettivamente) sono stati registrati anemia (52% e 24%), ipertensione (45% e 33%) e ipopotassiemia (27% e 20%).
I TEAEs di grado 3-4 di particolare interesse includevano anemia (29% e 5%), ipertensione (27% e 18%) e ipopotassiemia (12% e 11%).
Il commento allo studio
Il Dr. Attard ha affermato che questi risultati suffragano l’impiego del test genomico nei pazienti con carcinoma prostatico metastatico all’inizio del trattamento.
Per i pazienti con alterazioni a carico dei geni della riparazione omologa del DNA, ha aggiunto, i medici dovrebbero valutare il rischio di maggiore tossicità con niraparib rispetto al beneficio di un ritardo nella progressione.
Bibliografia
G. Attard, et al. Phase 3 AMPLITUDE trial: Niraparib (NIRA) and abiraterone acetate plus prednisone (AAP) for metastatic castration-sensitive prostate cancer (mCSPC) patients (pts) with alterations in homologous recombination repair (HRR) genes. J Clin Oncol 43, 2025 (suppl 17; abstr LBA5006); 10.1200/JCO.2025.43.17_suppl.LBA5006. leggi

