“Giorni persi”, in uscita per Panico Dischi, è il singolo che segna il ritorno dei Dadamatto, progetto formato da Marco Imparato, Andrea Vescovi e Michele Grossi
Una canzone lunare dove le stelle, testimoni mute e silenziose, vegliano sulle notti insonni. La catarsi emerge dalle ceneri del pentimento, rivelando la bellezza effimera della vita, dove solo nell’accettazione della contraddizione è possibile trovare una parvenza di libertà.
Il brano anticipa il nuovo album della band, “Gli innamorati”, in uscita in autunno.
Ecco cosa hanno raccontato a proposito di questo lavoro e della loro “reunion” a distanza di 8 anni dall’ultimo disco:
«Suoniamo insieme da circa 20 anni e l’abbiamo sempre fatto prima per noi stessi, fuori da qualunque logica arrivista, distanti dal modo “giusto” di fare le cose, preferendo quello autentico. Questo sentiero dorato conteneva però in sé un’insidia, un rischio: quello di assomigliare troppo a se stessi. E di trovarsi, quindi, prima o poi, fuori da tutto, realizzando di aver “perso tempo”.
Ma invece forse no, forse non deve essere per forza così. Forse tutto sta nel riconoscersi, nel trovare qualcuno di simile a sé, come in amore. Da qui il titolo del nostro nuovo album, “Gli innamorati”. L’amore non è un sentimento che ruota attorno all’utilità, all’efficienza, alla produttività: piuttosto ha a che fare con l’improduttività, con l’accrescimento e con la dispersione di energie in un cammino che accomuna, che appaga, ma allo stesso tempo separa dal resto del mondo. Per questo sentimento abbiamo preferito non arrivare per forza a tutti, ma a chi si riconoscesse in noi.
Ci siamo chiusi in una casa in campagna per quattro mesi a scrivere. Come compagno solo un asino di nome Natalino. Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con persone che credono in quello che facciamo, mettendo in gioco anche il cuore. Questo ci ha permesso di continuare, di ritrovarci, di scoprirci innamorati di ciò che siamo. Di riconoscerci, appunto, di tornare a percorrere una strada insieme: una strada senza una meta certa, ma comune».

