Eptinezumab ed educazione del paziente: nuova strategia per l’emicrania cronica complicata da uso eccessivo di farmaci
L’emicrania cronica, spesso aggravata dall’uso eccessivo di farmaci sintomatici, rappresenta una delle sfide più complesse nella gestione delle cefalee primarie. Questa condizione, definita dalla presenza di almeno 15 giorni di cefalea al mese per più di tre mesi, di cui almeno otto con caratteristiche emicraniche, si complica frequentemente con la cosiddetta medication-overuse headache (MOH), cioè la cefalea da abuso di farmaci.
In questo scenario, i pazienti si ritrovano intrappolati in un circolo vizioso: l’aumentato ricorso ai farmaci sintomatici riduce progressivamente l’efficacia degli stessi, peggiorando il carico della malattia e rendendo più difficile il controllo degli attacchi. Secondo le stime più recenti, l’emicrania è la seconda causa di anni vissuti con disabilità (YLD) a livello globale e la principale nella fascia di età 15-49 anni, con un impatto sociale ed economico enorme, soprattutto in Europa, dove si stimano costi diretti e indiretti superiori ai 18 miliardi di euro all’anno.
La gestione tradizionale di questi pazienti prevede l’educazione all’uso corretto dei farmaci sintomatici e l’introduzione tardiva di terapie preventive, tra cui gli anticorpi monoclonali anti-CGRP, come eptinezumab. Tuttavia, la complessità della condizione, la resistenza alle terapie convenzionali e l’alto rischio di recidiva rendono spesso insoddisfacenti i risultati ottenuti con le strategie standard.
Il meccanismo d’azione di eptinezumab e il razionale dell’intervento precoce
Eptinezumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che agisce bloccando selettivamente il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), una molecola chiave nella patogenesi dell’emicrania. Il CGRP svolge un ruolo centrale nella trasmissione del dolore e nella vasodilatazione delle meningi durante l’attacco emicranico. Inibendo il legame del CGRP al suo recettore, eptinezumab previene l’attivazione delle vie del dolore trigeminale e riduce la frequenza e l’intensità degli attacchi emicranici. Questo meccanismo d’azione, confermato da numerosi studi preclinici e clinici, si traduce in una prevenzione efficace delle crisi emicraniche, anche nei pazienti con forme particolarmente resistenti e con MOH.
L’innovazione introdotta dal trial RESOLUTION consiste nell’associare fin dall’inizio della terapia preventiva con eptinezumab una strategia strutturata di educazione del paziente sull’abuso di farmaci sintomatici. Tale approccio mira a interrompere precocemente il circolo vizioso che alimenta la cronicizzazione della cefalea, favorendo una rapida riduzione della frequenza e della gravità degli attacchi.
I risultati del trial RESOLUTION: efficacia e impatto sulla qualità di vita
Il trial RESOLUTION, studio di fase IV, randomizzato, controllato con placebo e condotto in doppio cieco, ha coinvolto 608 pazienti con diagnosi di emicrania cronica e MOH, reclutati principalmente in Europa. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha ricevuto eptinezumab (100 mg per via endovenosa ogni 12 settimane) associato a una breve educazione individuale sull’uso dei farmaci sintomatici, mentre l’altro ha ricevuto placebo più la stessa educazione. L’intervento educativo consisteva in una sessione di screening seguita da un feedback personalizzato sulle modalità e le ragioni per cui ridurre l’uso dei farmaci sintomatici, metodologia già validata per la gestione della MOH.
I risultati presentati al Congresso dell’European Academy of Neurology 2025 hanno mostrato che eptinezumab ha raggiunto sia l’endpoint primario sia quelli secondari dello studio. In particolare, la riduzione media dei giorni mensili di emicrania (MMDs) nelle prime quattro settimane è stata di -6,9 giorni rispetto al basale nel gruppo eptinezumab, contro -3,7 giorni nel gruppo placebo, con una differenza statisticamente significativa (p<0,0001). L’efficacia si è manifestata rapidamente: già dalla seconda settimana, i pazienti trattati con eptinezumab hanno riportato una riduzione significativa dell’intensità del dolore giornaliero (-0,6 rispetto al basale contro -0,3 nel gruppo placebo).
Un altro dato rilevante riguarda la diminuzione dell’uso di farmaci sintomatici: nel periodo di 12 settimane, i pazienti trattati con eptinezumab hanno ridotto in media di 11,2 giorni al mese il ricorso a farmaci acuti, rispetto a una riduzione di 7,8 giorni nel gruppo placebo (entrambi i gruppi partivano da una media di 20,1 giorni di uso mensile di farmaci acuti). Questi risultati sono stati accompagnati da un miglioramento significativo degli esiti riferiti dai pazienti, tra cui la riduzione del carico legato alla cefalea, della disabilità correlata all’emicrania, della perdita di produttività lavorativa e dell’impairment nelle attività quotidiane.
Dal punto di vista della sicurezza, eptinezumab si è confermato ben tollerato: la percentuale di eventi avversi emergenti dal trattamento è risultata simile nei due gruppi (41,9% con eptinezumab contro 36,9% con placebo), senza segnalazioni di nuovi rischi rispetto a quanto già noto dal profilo di sicurezza del farmaco.
Prospettive future e impatto clinico
L’esperienza del trial RESOLUTION suggerisce che l’introduzione precoce di una terapia preventiva con eptinezumab, associata a un percorso strutturato di educazione del paziente, possa rappresentare una strategia efficace per interrompere il ciclo vizioso dell’emicrania cronica complicata da MOH. Questo approccio integrato consente non solo di ridurre rapidamente la frequenza e la gravità degli attacchi, ma anche di migliorare la qualità di vita, la produttività lavorativa e il benessere generale dei pazienti, offrendo nuove speranze a una popolazione spesso difficile da trattare con le strategie convenzionali.
La disponibilità di dati solidi e di alto livello, come quelli forniti dal trial RESOLUTION, apre la strada a una revisione delle linee guida e a un ampliamento delle opzioni terapeutiche per l’emicrania cronica complicata, con potenziali ricadute positive anche in termini di sostenibilità economica e sociale.
Bibliografia
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