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La mappa delle frane in Italia: ecco i Comuni più a rischio

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Ecco la mappa delle frane in Italia: in quasi 3.000 Comuni montani, la maggior parte lungi l’Appennino, si vive con il rischio

Esiste una mappa del rischio frane in Italia: classifica come “rischiosi” i Comuni nei quali almeno un abitante risulta residente in un’area considerata idrogeologicamente a rischio “elevato” o “medio” di frane. Comuni “molto rischiosi” sono quelli in cui almeno un abitante vive in un’area classificata ad elevato rischio frane. E’ una classificazione che, “sebbene possa apparire eccessivamente inclusiva, con l’effetto di determinare un sovradimensionamento del fenomeno”, per l’Uncem è “il criterio più appropriato” perchè consente “una definizione esaustiva ed oggettivamente valida”. In più, a dire che oggi le frane sono più ‘vicine’ che in passato, ci sono gli effetti dei cambiamenti climatici ed in particolare “la sensibile contrazione dei ghiacciai” che “sembrano mettere in discussione l’idea di Alpi solide a fronte di un Appennino fragile e richiedono l’attivazione di adeguati monitoraggi”. Premesso questo, nell’Appendice del Rapporto Montagne Italia 2025 che parla di dissesto idrogeologico e rischio sismico nelle Alpi e negli Appennini, l’Unione dei Comuni, Enti e Comunità montane traccia una mappa, appunto, in cui il rischio franoso caratterizza “pressoché tutto il territorio italiano”, ma non è uguale dappertutto.

Il 63,9% dei Comuni ha almeno una porzione del proprio territorio investita dal rischio frane (5.111 Comuni), e il 61,3% è a rischio elevato (4.905). Più si sale, poi, più sale il rischio. In montagna la percentuale di Comuni con un territorio interamente o parzialmente “a rischio” si attesta all’84,5% (2.934 Comuni), e “ad elevato rischio” sono l’81,4% (2.827); nei territori non montani le percentuali si attestano al 48,1% e al 45,9% (2.177 e 2.078 Comuni). Sono dati diffusi nei giorni in cui si contano le ennesime frane in Cadore, precedute dal crollo del ghiacciaio Birch nel Canton Vallese.

A RISCHIO ANCHE COMUNI IN SICILIA E SARDEGNA

Nello specifico, secondo l’Appendice del Rapporto Montagne Italia 2025, il rischio frane caratterizza soprattutto i Comuni dell’Appennino settentrionale e meridionale, dove la percentuale di territori a rischio si attesta rispettivamente al 99,2% e al 97% del totale (99,2% e 95% la quota di Comuni ad alto rischio); percentuali giudicate “significative” anche tra i Comuni montani della Sicilia e lungo l’arco alpino, con una percentuale rispettivamente al 90,2% e all’80,4% (79,4% e 76,1% i territori ad alto rischio). Va meglio nei territori montani della Sardegna, dove i Comuni “rischiosi” sono il 56,3% e i “molto rischiosi” il 51,6% (rispettivamente 121 e 111). L’analisi per macro-area geografica evidenzia come il dissesto idrogeologico caratterizzi in misura maggioritaria le regioni del Centro e del Meridione, dove la quota di Comuni al cui interno sono presenti territori a rischio frane rappresentano rispettivamente l’85,9% ed il 79,7% del totale (846 e 2.036 Comuni), a fronte di una percentuale significativamente inferiore al Nord dove -pur con un alto numero di Comuni a rischio in valori assoluti, 2.229- in termini relativi la quota si attesta ad “appena” il 50% del totale.
Ma appunto l’incidenza cresce più si ‘sale’: a nord i Comuni montani con almeno un residente in un’area a rischio frane “medio” o “alto” sono 1.543, ovvero l’83,6%, mentre tra quelli “non montani” la percentuale è il 26,3% (686); al Sud, la quota dei Comuni montani a rischio si attesta all’86,4% (1.015) e al 73,9% tra i non montani (1.021 Comuni). Nelle regioni dell’Italia Centrale la percentuale di Comuni a rischio frane è invece maggiore tra i territori non montani, dove raggiunge l’87,9% (470 Comuni), a fronte di un valore più esiguo ma comunque “molto significativo” nei Comuni montani (83,6% del totale, pari a 376).

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I dati regionali, relativi ai soli Comuni montani, dicono che la percentuale di Comuni con almeno una porzione di territorio a rischio frane è “ovunque maggioritaria”: in otto regioni è al 95% o anche di più; al al 100% in Basilicata, Puglia ed Emilia Romagna: qui tutti i Comuni montani sono a rischio frane; percentuali di poco inferiori in Campania (99%), Liguria (98,8%), Valle d’Aosta (98,6%), Marche (96,9%) e Calabria (95%); il valore più basso è in Sardegna: 56,3%. La mappa delle frane poi si concentra sulla sola popolazione residente nelle aree comunali considerate a rischio. Inoltre, è censita anche la popolazione residente in aree a rischio moderato (2,1 milioni di abitanti). Mappe alla mano circa l’8,1% della popolazione italiana, cioè quasi cinque milioni di persone, risiede in aree comunali considerate a rischio frane; percentuale che tocca il 21,7% tra i Comuni montani (1,9 milioni di abitanti su un totale di 8,8 milioni).

Nello specifico la quota più significativa di cittadini “a rischio” in termini percentuali si registra tra i Comuni dell’Appennino settentrionale, qui il 41,3% della popolazione risiede in aree considerate a rischio di frane (370.000 abitanti); a seguire, percentuali significative si registrano tra i Comuni della Sardegna (28,2%, 230.000 abitanti), nell’Appennino meridionale (26,1%, 430.000 residenti) e lungo l’arco alpino (20,8%, 740.000 abitanti), mentre i territori dell’Appennino centrale e i Comuni montani della Sicilia si rivelano i più insicuri, registrandosi la quota più esigua di residenti in aree a rischio, pari rispettivamente all’8,1% e al 6,3% del totale (126.000 e 24.000).

Relativamente all’entità del rischio, tuttavia, soltanto il 2% della popolazione italiana risiede in aree a rischio “elevato” e “molto elevato” (si tratta di circa 1,2 milioni di individui), percentuale che sale al 6,4% tra i Comuni montani -raggiungendo il valore massimo, 15%%, lungo la catena appenninica e il livello minimo, 2,2%, tra i territori montani della Sardegna- riducendosi ad “appena” l’1,3% tra i Comuni non montani. Le aree esposte al rischio frane all’interno dei Comuni considerati dallo studio interessano una superficie di quasi 51.000 chilometri quadrati, ovvero il 22,5% dell’estensione del territorio italiano: “Si tratta di una quota particolarmente significativa, che tuttavia raggiunge valori significativamente più elevati all’interno dei soli comuni montani (26,6%, pari a 34.000 chilometri quadrati)”, recita il rapporto. Nelle aree montane, se in termini assoluti l’estensione delle zone a rischio frana è maggiore tra i territori dell’arco alpino (12.797 chilometri quadrati), in valori percentuali la quota più significativa si registra nell’Appennino settentrionale, dove raggiunge il 41,1% dell’estensione territoriale; a seguire, risultati superiori alla media nazionale per le Alpi (32,2%) e i Comuni montani sardi (27,7%); quote più esigue nell’Appennino meridionale (21,1%), lungo l’Appennino centrale (17,3%) e soprattutto tra i Comuni montani della Sicilia (8,6%).

Limitando l’osservazione alle sole aree ad elevato rischio frane, queste investono una superficie inferiore “ma non marginale”, interessando l’11,1% del territorio italiano: quasi 25.000 chilometri quadrati; anche in questo caso l’incidenza è più significativa nei Comuni montani (sale al 14,2%, 18.2000 chilometri quadrati), con il valore più alto nell’Appennino settentrionale e lungo l’arco alpino, con percentuali rispettivamente al 23,4% e al 16,6%.

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