Narcolessia e ipersonnia: per oxibato iposodico, confermate efficacia e sicurezza sul versante cardiovascolare
L’oxibato iposodico, indicato per il trattamento della narcolessia e dell’ipersonnia idiopatica, si conferma efficace e ben tollerato. I dati presentati in una sessione late-breaking al congresso SLEEP (Seattle) mostrano che la formulazione a basso contenuto di sodio riduce la pressione arteriosa rispetto alla versione ad alto contenuto, diminuisce i risvegli notturni e si mantiene sicura anche oltre i 9 grammi di dosaggio.
Valutazione pressoria al centro dello studio XYLO
La valutazione pressoria è stata al centro dello studio XYLO, presentato da Virend Somers della Mayo Clinic di Rochester. Mediante misurazione ambulatoriale nelle 24 ore, considerata lo standard di riferimento, l’oxibato iposodico ha mostrato una riduzione media della pressione sistolica di 4,1 mmHg rispetto all’oxibato standard (132,3 vs 128,2 mmHg; P=0,0019, analisi a una coda).
Una riduzione ancora più marcata (–9,2 mmHg) è stata osservata nella misurazione in ambulatorio (P<0,0001). Secondo Somers, si tratta di un effetto paragonabile all’inizio di una terapia antipertensiva a basso dosaggio, ottenuto però esclusivamente eliminando una considerevole quantità di sodio.
L’oxibato convenzionale copre dal 48% al 71% dell’apporto giornaliero raccomandato di sodio in base al dosaggio, ed è stato associato a un aumento del rischio di insorgenza di ipertensione nei pazienti narcolettici. Tali pazienti presentano già un rischio aumentato di eventi cardiovascolari e una maggiore prevalenza di comorbidità cardiache rispetto alla popolazione generale.
La formulazione iposodica contiene la stessa molecola attiva, ma con una riduzione del 92% del contenuto di sodio, contribuendo a un massimo del 6% della quota giornaliera consigliata.
Per verificare gli effetti emodinamici del passaggio alla formulazione iposodica, lo studio XYLO ha seguito 43 pazienti con narcolessia (circa metà con narcolessia di tipo 1, caratterizzata da cataplessia e bassi livelli di orexina, e metà con tipo 2, priva di cataplessia e con livelli normali di orexina) di età compresa tra 18 e 70 anni, in trattamento stabile con 6–9 grammi di oxibato tradizionale per almeno sei settimane.
Dopo la fase di screening e la raccolta delle urine nelle 24 ore, i pazienti sono stati passati alla formulazione iposodica due volte per notte; trascorse sei settimane, sono stati effettuati nuovi rilievi della pressione arteriosa e della natriuria nelle 24 ore.
Lo studio ha escluso i soggetti con ipertensione resistente e con malattie cardiovascolari o renali significative. La diminuzione del sodio urinario è risultata proporzionale alla riduzione del contenuto salino del farmaco dopo il passaggio.
Secondo Somers, il passaggio alla formulazione iposodica è da considerare nei pazienti con pressione elevata. Nei soggetti giovani con valori pressori nella norma, l’uso continuativo dell’oxibato tradizionale richiede un attento monitoraggio, in quanto con l’età aumenta la sensibilità al sodio e il carico salino potrebbe determinare effetti emodinamici rilevanti nel tempo.
Dosi superiori a 9 grammi, analisi intermedia dello studio DUET
Jerald Simmons, del Comprehensive Sleep Medicine Associates di Houston, ha presentato dati sull’impiego dell’oxibato iposodico a dosaggi superiori a quelli abitualmente raccomandati (6–9 grammi per notte).
In particolare, l’analisi intermedia dello studio DUET, multicentrico, open-label e a braccio singolo, ha incluso 24 dei 43 pazienti arruolati che assumevano 9 grammi per notte all’inizio o che erano stati titolati fino a tale dose e per i quali l’investigatore aveva ritenuto indicato un ulteriore incremento.
L’aumento della dose ha portato a una riduzione del punteggio medio all’Epworth Sleepiness Scale da 12,1 a 9,8 (P=0,001), rientrando nell’intervallo di normalità (≤10). I pazienti con narcolessia di tipo 2 mostravano punteggi assoluti inferiori rispetto a quelli con tipo 1, ma la riduzione relativa è stata simile tra i gruppi.
Per quanto riguarda la sicurezza respiratoria, l’indice di apnea-ipopnea si è ridotto mediamente di 0,8 eventi/ora (IC 95% –1,3 / –0,3), la saturimetria è rimasta invariata e gli episodi di apnea centrale sono diminuiti da 6,5 a 4,4 per ora.
Simmons ha commentato che il risultato è «piuttosto sorprendente», considerando le preoccupazioni iniziali per possibili effetti avversi respiratori a dosaggi elevati.
Secondo i dati della Nexus Narcolepsy Registry, circa il 4,1% dei pazienti trattati con oxibato in condizioni di pratica clinica reale assumeva più di 9 grammi per notte, un dosaggio non precedentemente indagato e generalmente sconsigliato.
Nella coorte a dose elevata, il dosaggio medio è stato di 11,2 grammi per notte, con il 60,9% dei pazienti (14 su 23 pazienti a dose stabile) che ha raggiunto i 12 grammi. Gli eventi avversi più comuni (>10%) sono stati nausea, vomito, cefalea, enuresi e ipotensione, tutti di gravità lieve o moderata. Non sono stati segnalati eventi gravi né ideazione o comportamenti suicidari.
Arousal notturni e qualità del sonno
L’analisi dei dati dello studio DUET ha mostrato una significativa riduzione dell’indice di risveglio sia nei pazienti con narcolessia sia in quelli con ipersonnia idiopatica trattati con oxibato iposodico.
L’indice è sceso da 13,8 a 10,4 risvegli per ora nei primi (P=0,0004) e da 14,3 a 10,5 nei secondi (P=0,0003). La riduzione maggiore è stata osservata nei risvegli spontanei, con un decremento medio di 16,8 eventi per notte nella narcolessia (P=0,0133) e di 37,9 nell’ipersonnia idiopatica (P<0,0001).
Secondo Chad Ruoff della Mayo Clinic di Phoenix, i dati suggeriscono che l’aumento degli arousal spontanei – brevi attivazioni cerebrali che interrompono transitoriamente il sonno senza causa esterna apparente – possa contribuire alla percezione soggettiva di sonno non ristoratore nei pazienti con ipersonnia idiopatica.
Ha inoltre aggiunto che le metriche respiratorie non hanno mostrato variazioni statisticamente o clinicamente rilevanti nell’indice di apnea-ipopnea o nella saturimetria.
L’analisi ha incluso 34 pazienti con narcolessia (tipo 1 o 2) e 40 con ipersonnia idiopatica che avevano completato sia il periodo a dosaggio stabile sia la polisonnografia finale. L’unico evento avverso grave segnalato è stato un caso di ipossia in un paziente con ipersonnia idiopatica e influenza concomitante, giudicato di gravità moderata e non correlato al trattamento dallo sperimentatore.
Fonti:
Somers VK “Impact of switching from high- to low-sodium oxybate on ambulatory blood pressure in patients with narcolepsy” SLEEP 2025, Seattle (USA); Abstract 1647.
Simmons JH “Effectiveness and safety of low-sodium oxybate dosages greater than 9 grams in study participants with narcolepsy” SLEEP 2025, Seattle (USA); Abstract 1648.
Ruoff CM “Nocturnal spontaneous arousals in people with narcolepsy and idiopathic hypersomnia treated with low-sodium oxybate” SLEEP 2025, Seattle (USA); Abstract 1645.

