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Caso Almasri, si complica la posizione del ministro Nordio

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Caso Almasri, Nordio sapeva quanto stava accadendo? Spunta il documento che complica la posizione del ministro

Si complica la posizione del ministro della Giustizia Carlo Nordio, in merito al caso Almasri. Stando a quanto riportato da Corriere della Sera e Repubblica, infatti, esisterebbe uno scambio di mail che proverebbe che la capa di gabinetto del Guardasigilli, Giusi Bartolozzi, era al corrente di ciò che stava avvenendo.

I FATTI

Dopo l’arresto avvenuto domenica 19 gennaio 2025 da parte della digos di Torino, il torturatore libico Almasri, nonostante il mandato di cattura della Corte Internazionale dell’Aja, è stato rimpatriato dall’Italia su un volo di Stato due giorni dopo, il 21gennaio, per ragioni di sicurezza poiché ritenuto “soggetto pericoloso” dal ministro Piantedosi. Stando a quanto riferito dal governo inoltre, il ministro Nordio non sarebbe stato avvisato della vicenda fino al 20 gennaio e questo avrebbe comportato la scarcerazione da parte della Corte d’Appello. È stato poi lo stesso Nordio, nella relazione del 5 febbraio, a sostenere di aver ricevuto sul caso una “comunicazione informale di poche righe, priva di dati identificativi” e che solo l’indomani, lunedì 20, il procuratore generale di Roma “trasmetteva il complesso carteggio”. Ma a quanto pare le cose sono andate diversamente.

I NUOVI DETTAGLI

Il Corriere della Sera infatti, in base alle carte allegate alla conclusione delle indagini da parte del Tribunale dei ministri della Capitale, scrive che in realtà “nel primo pomeriggio di quel giorno, quando Almasri era stato fermato da poche ore dalla Digos di Torino, l’allora capo del Dag, Luigi Birritteri (poi dimessosi e rientrato in ruolo), scrisse a Bartolozzi una mail per indicare la mancanza dell’autorizzazione all’arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo e procedere alla consegna di Almarsi. Meno di un’ora dopo, Bartolozzi rispose di essere già informata. Raccomandando prudenza: ‘Massimo riserbo e cautela’ nel passaggio delle informazioni, e utilizzo di Signal, un sistema che assicura maggiore riservatezza nelle comunicazioni, senza mail né carte protocollate. È un indizio preciso che già dalla domenica non solo il suo braccio operativo, ma presumibilmente anche il ministro, sapesse già tutto. E il governo, verosimilmente con la regia del sottosegretario Mantovano, stava già studiando una via d’uscita”.

Repubblica inoltre, sottolinea che “il dato è cruciale perché dimostra come l’Italia abbia avuto tutto il tempo di riparare all’errore procedurale segnalato dalla Corte di appello di Roma, sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia. E di non averlo voluto fare per una precisa scelta politica. Di più: smentisce il ministro Nordio che aveva detto che soltanto il lunedì 20 gennaio l’ufficio era stato avvisato dell’arresto del criminale libico”. Ora, la chiusura delle indagini da parte del Tribunale dei ministri della Capitale potrebbe portare a due soluzioni: archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio per uno o più membri del governo finiti sotto inchiesta, che sono la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi, inquisiti per favoreggiamento, peculato, e – il solo Guardasigilli – omissione d’atti d’ufficio.

I nuovi dettagli sul caso, hanno riacceso lo scontro al governo, con le opposizioni che tornano a chiedere le dimissioni del ministro Nordio.

AVS: NORDIO HA MENTITO SPUDORATAMENTE, SE NE VADA CON SCUSE

“Il ministro Nordio ha mentito al Parlamento sul caso Almasri. Era perfettamente a conoscenza del mandato di arresto già dalla domenica e avrebbe potuto organizzare l’intera procedura con trasparenza ed efficienza. Invece ha preferito accusarci di non aver letto o compreso le carte, quando è evidente che le ha volutamente manipolate. È inaccettabile che un ministro travisi i fatti e inganni il Parlamento: chi mente deve assumersene la responsabilità e lasciare l’incarico”. Lo dichiara Marco Grimaldi, vicepresidente del gruppo Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, che poi aggiunge: “Dopo le porte chiuse a Piantedosi, abbiamo tutto il diritto di sapere con chi, e a quali condizioni, è stato rinnovato il memorandum con la Libia. Siamo in mano ad un Governo di incapaci. Si fanno ricattare e non sono nemmeno capaci di pretendere rispetto”.

SERRACCHIANI (PD): NORDIO NON PUÒ RIMANERE UN SECONDO DI PIÙ

“Apprendiamo da fonti di stampa che il ministro Nordio avrebbe detto il falso nel corso dell’informativa urgente al Parlamento sul caso Almasri. Contrariamente a quanto dichiarato pubblicamente, il ministero avrebbe avuto notizia dell’arresto non il lunedì 20 gennaio, ma ben prima, già nel pomeriggio della domenica precedente e avrebbe avuto tutto il tempo di regolarizzare l’avvenuto arresto. Un ministro che, assumendo l’incarico ha giurato sulla Costituzione e che avrebbe mentito in una informativa al Parlamento, non può rimanere nel proprio ruolo un secondo di più. E neppure il suo staff su cui emergono evidenti responsabilità. E ciò a prescindere da qualsiasi ipotesi di reato. Va detto, inoltre, che la decisione di liberare il criminale violentatore di bambini e di riaccompagnarlo in Libia addirittura con un volo di Stato, è stata una scelta politica precisa di cui si deve assumere la responsabilità la Presidente del Consiglio”. Così in una nota Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del Pd.

M5S: NORDIO DEVE ANDARSENE, GOVERNO MELONI HA MENTITO

“Oggi tramite i quotidiani emergono ulteriori elementi che dimostrano ancora una volta che il governo italiano ha volutamente violato il diritto internazionale e lo Statuto della Cpi per riportare in Libia con tutti gli onori di Stato il trafficante di esseri umani Almasri, accusato di violenze efferate e anche stupri di bambini. Adesso si scopre che già la domenica 19 gennaio al ministero la capa di gabinetto del ministro della Giustizia affermava di conoscere tutto il dossier e raccomandava di tenere riservate e lontano dai protocolli le comunicazioni con cui veniva gestito il caso Almasri in quelle ore. È chiaro che Meloni, Mantovano e Nordio stavano trovando il modo per sottrarsi alla richiesta della Cpi e poi riportare Almasri in Libia, in nome di indicibili accordi dai quali, peraltro, il governo non ricava nulla visto che il suo ministro dell’Interno viene incredibilmente respinto dalla Libia orientale e gli sbarchi di migranti da quel paese sono in continuo aumento. Adesso basta, il ministro Nordio non ha più alcuna credibilità e autorevolezza per rimanere al suo posto, Giorgia Meloni spieghi agli italiani perché il suo governo ha mentito per tutelare e riportare a casa con volo di Stato un criminale ricercato dalla Corte Penale Internazionale. Adesso forse si spiega anche perchè dal ministero della Giustizia sono scappati vari capi dipartimento che non volevano più lavorare in uffici dove si agiva tra omissioni e menzogne”. Lo affermano le capogruppo M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Valentina D’Orso e Ada Lopreiato.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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